SAN GIMIGNANO – Continua la dura querelle che, in chiusura di campagna elettorale, diventa un ultimo assalto all’arma bianca tra il Movimento 5 Stelle di San Gimignano e il sindaco Giacomo Bassi, ricandidato a sindaco, sul caso di un esproprio per “mafia”, che tale non sarebbe.
Come si legge in tutte le dichiarazioni reciproche, pubblicate integralmente da SangiPRESS, il M5S ha accusato il sindaco di una comunicazione non trasparente, mentre lui replica duramente, sconfessando i primi; questi incalzano nuovamente, insistendo sul fatto, a loro dire, che il link citato dal Bassi è arretrato nell’aggiornamento da molto tempo.
Per dovere di cronaca e massima completezza dell’informazione, cliccando il link in oggetto che è http://www.benisequestraticonfiscati.it/ selezionando, successivamente, la pagina toscana/siena/sangimignano si dovrebbero avere tutte le informazioni necessarie, come scrive Bassi, ma, secondo il Movimento 5 Stelle, al contrario, il link non sarebbe accessibile.
“Quando si parla di cose delicate come la rispettabilità di un individuo – scrivono i grillini – bisognerebbe prestare la massima attenzione, soprattutto quando si vestono i panni di primo cittadino. Perlomeno documentarsi come abbiamo fatto noi.
Non era nostra intenzione entrare nei dettagli, infatti la questione su cui intendevamo fare luce era la trasparenza del comune nella comunicazione, ma visto il comunicato del sindaco ci vediamo costretti a ripristinare la verità.
In sintesi, ma tutto assolutamente documentabile: ne i proprietari, presenti e passati, delle quote della azienda agricola in questione sono stati mai processati per mafia ne tantomeno i terreni di pertinenza sono mai stati confiscati per il medesimo reato. Solo un vecchio proprietario di una piccola percentuale di quote (5%) poi vendute fu condannato per peculato, falsità ideologica ecc. e non per mafia ma solo in seguito alla vendita delle sue quote, avvenuta nel 1987. Fatto da cui è sorto un grossolano errore amministrativo (del Conservatore di Siena) per cui è rimasta aperta agli atti per incuria una procedura di confisca sulle quote, pur sempre non originata da reati di mafia. Quando il titolare per caso venne a conoscenza della confisca, dovette affrontare un contenzioso giudiziario per dimostrare l’estraneità della sua proprietà al provvedimento di confisca, contenzioso che terminò nell’aprile del 2013.
Infine la beffa, quando scoprì la dichiarazione pubblica del sindaco riguardante i suoi terreni (gli unici adiacenti al carcere e quindi facilmente riconducibili a lui). L’equazione Sicilia=Mafia, probabilmente, ha fatto il resto. La confisca è stata poi definitivamente cancellata dai registri immobiliari nell’ottobre 2013.
Fonte: pubblici registri immobiliari, Corte d’appello di Palermo.
Gli atti sono accessibili a tutti, ma essendone in possesso, noi siamo disponibili a fornirli.
Attraverso l’indirizzo web dell’agenzia che segnala Bassi si accede ad una sezione con due immobili a San Gimignano, una Società e dei terreni appunto, ma purtroppo i link sono inaccessibili. Ci chiediamo da dove abbia attinto le informazioni di cui parla, visto che il sito internet pubblica, per esempio, un elenco di aziende in produzione confiscate il cui ultimo aggiornamento risale a due anni fa. Egli ha ignorato, ancora una volta, l’attendibilità delle fonti, senza la ponderatezza che la sua figura istituzionale imporrebbe”.