Arzano – L’Antenna “minaccia il quartiere”, manifesto per chiedere alla Commissione straordinaria di “smantellare” il ripetitore. Il “Comitato Civico a difesa dei diritti dei cittadini dice ancora “no” alla presenza del potente ripetitore telefonico sorto tra le case e rilasciato con la formula del silenzio-assenso e incalza il settore Ambiente. I rappresentanti della associazione Francesco Napolitano, Salvatore Borreale e Michele Silvestro, dopo aver presentato un esposto in Procura, a mezzo manifesto denunciano alla città cosa sta accadendo e lanciano l’appello alla Commissione straordinaria. “Antenna Selvaggia, continua la beffa !” E’ questo il titolo che racchiude lo sconforto e la disperazione di centinaia di firmatari e di famiglie preoccupate per la salute e per il futuro, in un territorio racchiuso nel cosiddetto “Triangolo della morte” per l’alto tasso di patologie tumorali. “ Il Comune si è dotato, di recente, di un piano per contrastare gli effetti dell’elettrosmog delle antenne di telefonia site sul territorio di Arzano che vieta di istallare ripetitori vicino a scuole, chiese, strutture sanitarie o parchi giochi. Qualcosa non deve aver funzionato, visto che le antenne hanno continuato a spuntare a pochi metri da scuole, asili, chiese e oasi per bambini”, dichiarano. “E’ il caso del ripetitore sorto in via Tavernola non lontano dalla scuola elementare di via Volpicelli o dal liceo Giordano Bruno o dalla chiesa di via Colombo dove oltre 2000 studenti e fedeli sono esposti alla onde elettromagnetiche. Il lassismo di qualche dirigente comunale e della vecchia commissione prefettizia hanno favorito la compagnia di telefonia e il modo con cui è stata tirata su l’antenna hanno fatto infuriare i residenti, nonostante la raccolta di oltre 200 firme che accompagnano una petizione indirizzata a tutte le autorità per la sospensione dei lavori ed un esposto in procura in cui si chiede l’annullamento dei provvedimenti ritenuti illegittimi. In un Comune come quello di Arzano -precisano nel manifesto-, già attenzionato da elevati tassi di mortalità per cancro, il governo cittadino si sta assumendo ulteriori responsabilità. Pertanto, fortemente preoccupati per la salute dei cittadini e delle future generazioni, si chiede al Prefetto Umberto Cimmino di emettere un provvedimento urgente per lo smantellamento dell’antenna”. Un problema che è di fondamentale importanza per le continue richieste dei gestori telefonici che cercano di avere nuovi ponti (anche in mezzo al paese) per facilitare la diffusione del segnale anche nelle zone più interne. Sembrerebbe, dunque, capire che i membri dell’Associazione hanno sposato le tesi più pessimistiche sulle ipotesi relative alla dannosità delle antenne, un tema ancora aperto e pieno di dubbi e tesi contrapposte a tutti i livelli. “ Bisogna che il Comune ci dia risposte concrete”, afferma Michele Silvestro. “ La città si deve risvegliare dal timore reverenziale nei confronti della burocrazia e riappropriarsi del proprio ruolo di controllori e denunciare le cose che non vanno. Siamo pronti ad andare fino in fondo a questa strana Vicenda”. Dopo una serie di segnalazioni, è partito anche l’esposto. Attraverso il legale di fiducia Antonio Camarca (esperto conoscitore della macchina comunale), hanno depositato all’attenzione del Prefetto di Napoli Gerarda Pantalone, della Commissione Straordinaria del Comune, del Dirigente degli Affari Generali e Legali e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Napoli Nord: anche un dettagliato esposto nella quale si chiede l’annullamento dell’autorizzazione. Un giallo nel giallo che avrebbe consentito di appurare, che in alcuni casi le pratiche sarebbero state integrate con allegato le cartografie del Piano Regolatore Generale bocciato nel 2010. Ma ciò che emergerebbe dalle carte acquisite attraverso l’avvocato Camarca in Comune, ci sarebbe non solo l’assenza di un regolare contratto di fitto tra privato e gestore, antecedente alla richiesta di rilascio di concessione, ma la vicinanza del potente ripetitore a scuole e luoghi di culto. Accertando anche che il passaggio di mezzi e materiali sarebbe addirittura avvenuto sulle condutture dell’acquedotto Regionale, senza alcuna autorizzazione.
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