Brembio (Lombardia) 08 agosto 2015

Aspetti e criticità nelle risposte all’emergenza migranti

Nei giorni scorsi erano stati soprattutto giornali veneti, come Il Mattino di Padova o Il Gazzettino ad evidenziare un’emergenza nell’emergenza profughi: il ritardo nei pagamenti, fermi da quattro mesi, da parte delle prefetture a chi attua l’accoglienza, cooperative, albergatori, imprenditori. Oggi, 7 agosto, sulla stampa sono rimbalzate le difficoltà che si trovano a vivere gli albergatori di Brescia, che hanno anticipato spese per circa quattro milioni di euro, per l’accoglienza di circa 800 del migliaio destinato dal Ministero dell’Interno al Bresciano: cooperative che hanno crediti per 50 mila euro e alberghi che raggiungono anche i 200 mila euro di credito. La conseguenza è che sono stati tagliati, a scapito dei migranti, i servizi accessori previsti dalle convenzioni con la prefettura, proprio quelli che dovrebbero servire a favorire l’integrazione con il territorio: insegnamento dell’italiano ed educazione civica, assistenza legale e psicologica, fino alla temporanea sospensione del pocket money giornaliero e della ricarica telefonica. A Bresso, si legge su Libero, sono fermi 270 immigrati destinati alla provincia di Brescia, che dovranno essere spostati comunque: la prefettura ipotizza la costituzione almeno cinque tendopoli, capaci di dare accoglienza almeno ad un minimo di 60, 80 migranti gestite dalla Protezione Civile o dalla Croce Rossa.
Un comune in Brianza dove è stato aperto un sito di accoglienza, il terzo nel territorio della provincia di Monza, costituito da una casa cantoniera e una tendopoli, oggi sulle cronache è Agrate Brianza. Previsto per 40 presenze a rotazione, attualmente accoglie oltre 120 migranti provenienti da Gambia, Bangladesh e Senegal. L’emergenza, con le associazioni impegnate 24 ore su 24, ha fatto scattare immediatamente la rete della solidarietà, con l’impegno pieno della parrocchia e della popolazione a dare una risposta al problema. Solo il sindaco di centrosinistra, da quanto si legge, si è tirato fuori da questo rimboccarsi le maniche, preferendo contribuire col lanciare appelli al ministro dell’Interno: “Siamo per l’accoglienza, ma nell’emergenza lo Stato ci deve essere. Il Governo deve intervenire e dare maggiori poteri ai prefetti che si incarichino di decidere che deve fare cosa e respingano chi non rientra nello status di richiedente asilo o profugo. Inoltre è fondamentale una pervicace comunicazione ai cittadini, che ancora oggi non conoscono la differenza tra rifugiato e clandestino”. Il governo per il sindaco deve intervenire collaborando coll’ente locale, altrimenti “si lasciano i territori a gestire soli l’emergenza che non può essere affrontata basandosi sul buon cuore”.
In provincia di Cremona “l’effetto Chieve” ha avuto risvolti di psicosi allarmistica a Credera Rubbiano, dove l’amministrazione ha messo le mani avanti circa un ipotetico accoglimento di richiedenti asilo nell’ex centro di formazione della Snam, oggi in disuso, dopo che s’era diffusa la notizia che la prefettura aveva contattato appunto la Snam per verificare la possibilità di usare la struttura per rispondere all’emergenza, contatti confermati dall’azienda. Si tratta di locali attualmente inagibili, tuttavia a quanto affermato dal sindaco Matteo Guerini Rocco nel consiglio comunale aperto di giovedì sera, 6 agosto, la proprietà starebbe valutando la richiesta in quanto sembrerebbe non esclusa la possibilità di ottenere finanziamenti per la ristrutturazione. Il sindaco ha proposto al consiglio di approvare una mozione che legittimi il Comune addirittura a procedere contro privati che stipulino accordi con la prefettura per l’accoglienza senza aver consultato gli uffici comunali, atto che si commenta da sé. La mozione poi sarebbe stata consegnata il giorno dopo dallo stesso sindaco, accompagnato da cittadini che condividono questa linea di condotta, nelle mani del prefetto. Nel corso del consiglio il sindaco ha ripetuto il leitmotiv che ormai sta caratterizzando un po’ dappertutto l’incapacità dei primi cittadini di rispondere adeguatamente all’emergenza: “Non stiamo dicendo di no all’accoglienza in sé, l’aspetto morale non è in discussione. Stiamo contestando il metodo: i Comuni sono scavalcati e, a ospitare, privati non esperti del settore”. Tacendo, però, come altrove, che le prefetture si sono rivolte ai privati solo dopo aver constatato l’inerzia delle amministrazioni, sollecitate più volte, a rispondere all’emergenza nei fatti, il sindaco aggiunto: “I migranti sono persone, dovranno essere garantiti loro diritti e dignità, quello di cui hanno bisogno, dovranno essere integrati nel paese e coinvolti. Se il privato non si assumerà queste responsabilità, saremo noi a doverlo fare. Ma come? Senza strutture e risorse, oltre a essere stati scavalcati dallo Stato?”. Parole con qualche sfumatura diversa già sentite altrove. Per la cronaca, contrario alla mozione il solo capogruppo di minoranza Fulvio Facchi, che ha invitato ad accogliere, ma è stato contestato dal pubblico presente. Un esempio che quando il PD è all’opposizione riesce ad esprimere posizioni che non vanno contro il buon senso.
Si potrebbe continuare, prendendo spunto dalle notizie riportate dai giornali, a raccontare di situazioni simili in altri comuni. L’atteggiamento degli amministratori è per lo più quello descritto, sia che facciano riferimento al centrodestra o al centrosinistra: ciò che conta è l’occhio sull’umore dell’elettorato, guai a scontentarlo anche se assume atteggiamenti di rifiuto in molti casi immotivati, sotto la spinta dei media soprattutto televisivi, che per l’audience sarebbero pronti a sostenere la tesi che la terra è un cubo se ciò giovasse.
Il problema nei piccoli comuni è che gli amministratori rappresentano interessi ristretti di piccoli gruppi e non sono capaci di una visione più ampia né hanno grandi capacità di analisi di una emergenza che esuli prepotentemente dall’ordinaria amministrazione. Così come a Brembio o a Credera Rubbiano, si cerca l’appoggio della cittadinanza che a causa della disinformazione sul problema, si trova a classificare come un pericolo ciò che invece è da tempo ovunque normale quotidianità: la presenza di numerosi stranieri tra i residenti, ai quali si affida la pulizia della propria casa, la cura di un proprio caro che ha disabilità o problemi dovuti all’età, o si dà lavoro nel proprio esercizio commerciale, nella propria azienda agricola, nella propria piccola industria. Per contestare il prefetto che ha scavalcato i perditempo e rifarsi una credibilità davanti alla propria popolazione e soprattutto davanti al proprio elettorato. Creando, così facendo, però la possibilità di minare la convivenza civile e sociale del proprio paese.
A Brembio, il sindaco Rando ha minacciato al prefetto le dimissioni se in paese, ospiti di un complesso residenziale privato, fossero stati accolti più di due, tre migranti. Il risultato, adesso che il numero è superiore, è che tutto il paese si aspetta le sue dimissioni. Chiede coerenza, nonostante la constatazione che l’inserimento, alla prova dei fatti, si sia dimostrato tutto altro che il pericolo paventato: una normale accoglienza in una struttura adeguata, seguita con una presenza continua della onlus e del proprietario dell’immobile, attivi tutta la giornata per venire incontro alle necessità dei richiedenti asilo ospitati.
Nella foto, un particolare del pubblico presente all’assemblea di Brembio convocata dall’amministrazione.