Roma (Lazio) 19 aprile 2018

Camilla Ancilotto, “l’Artista dell’Infinito”

In una società come quella odierna, dove qualunque giovanotto o fanciulla senza arte né parte si arrogano il diritto di definirsi “artisti”, magari perché miracolati da qualche orrido reality show, è meraviglioso imbattersi in un’artista “vera” e sublime.
Chi scrive ha avuto questa incommensurabile fortuna facendo la conoscenza della pittrice romana Camilla Ancilotto, per la quale la definizione “poliedrica” non è assolutamente da considerarsi una metafora.
Camilla, infatti, crea le sue opere dipingendo su poliedri veri e propri, solitamente piramidali a sezione quadrata, che poi impernia su stecche d’acciaio a formare quello che, alla prima impressione, può sembrare un grosso puzzle e, con un’occhiata più attenta, l’evoluzione artistica del “Cubo di Rubik”.
Ma sono tutte definizioni riduttive che non rendono la dovuta giustizia all’opera dell’Ancilotto. Da profano, cercherò di spiegare agli altri tre o quattro profani che mi stanno leggendo, come si compongono esattamente queste opere.
Immaginatevi tre quadri. Camilla Ancilotto li dipinge ciascuno su una delle facce del poliedro che, quando sono tutte nello stesso verso, restituiscono a chi le guarda – ad esempio – un ritratto, una natura morta, un gruppo di animali, divisi in quadrati. Un po’ come i colori sulle facce del già citato cubo. Ma, a differenza del rompicapo di Rubik, i quadrati che compongono l’immagine possono ruotare su loro stessi. Girandoli tutti insieme, si passa dal ritratto alla natura morta, eccetera. Ma la vera particolarità dei dipinti di Camilla è che possono essere scomposti a piacere. Una matematica ha calcolato che possono essere riassemblati fino a due trilioni di combinazioni. Ed ecco che il ritratto si fonde con la natura morta e con gli animali, dando – magari – una bocca di pesce ad una fanciulla e donandole un’acconciatura di mele e uva, quasi fosse un Arcimboldo. Ma anche quello è riduttivo, perché dall’opera di Camilla Ancilotto può uscire anche – del tutto casualmente – un richiamo a Dalì o a Picasso. Un’infinità di possibilità che permettono, ad un’opera assolutamente originale, una serie interminabile di variazioni, citazioni ed emozioni che fanno meritare senz’altro a questa meravigliosa pittrice l’appellativo di “Artista dell’Infinito”. Perché in ogni suo quadro, in realtà, contiene al suo interno un intero universo in continua evoluzione.