Cosenza (Calabria) 11 dicembre 2015

Cariati: Il Teatro del Forestiero chiude l’anno col botto

Servizio di Ignazio Russo

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E’ stato un grosso successo, lo spettacolo “Solo una rosa, ovvero Antigone nei secoli”, della “Compagnia del Teatro del Forestiero” di Cariati, tenuto stamattina, nel teatro comunale cittadino. Non poteva essere diversamente, considerato che l’ideatore, il regista e l’adattatore di questo grosso e originale lavoro è Rocco Taliano Grasso, il quale non finisce mai di stupirci con le sue impegnative proposte teatrali. In questo lavoro, Rocco è riuscito, e non era facile, a far rivivere e connettere nella vicenda, lontana 2500 anni fa, una storia parallela, nata alla fine del secolo scorso. Infatti, alla vicenda antica, raccontata da Sofocle nella tragedia “Antigone”, si alterna la storia di qualche decennio fa vissuta da Rita Atria, l’adolescente siciliana, appartenente a una famiglia mafiosa di Partanna. Uno spettacolo in chiave antimafia, per l’educazione alla legalità e alla sensibilizzazione delle coscienze, verso temi etici universali, particolarmente adatto ai giovani, accorsi numerosissimi, provenienti dalle scuole cittadine, a questo spettacolo. Naturalmente, una parte di questo successo va pure ai bravissimi interpreti: Francesca Chiovaro – Rita Adria; Giuliana Greco – Sandra, giornalista e voce narrante; Vanessa Boccia – Antigone; Lorena Abruscia – Ismene; Gesualdo Grillo – Creonte; Gabriele Russo – Corifeo; Antonio Crescente – Emone; Amedeo Lappanese – 1^ Guardia; Davide Santoro – 2^ Guardia; Angela Trento – Tiresia, l’indovina; Alessio Baratta – Nunzio; Caterina Gioconda Di Dio – Euridice; Cataldo Gentile e Francesco Mariano – 2 Cortigiani; Leonardo Cosentino – Accompagnatore di Tiresia; Rita Scigliano – Ancella. Gli aspetti tecnici sono stati curati da Antonio Trento, Fortunato Russo, Cristofaro Russo, Leonardo Russo, Sergio Lobello e Pasquale Flotta. Bravissima è stata anche la presentatrice dello spettacolo Mena Caruso. La trama dell’opera tratta di una giovane ragazza, Antigone che, nata dal matrimonio incestuoso di Edipo e Giocasta, dopo la morte dei genitori, vive a Tebe, governata da Creonte, fratello della madre. Quando la giovane greca decide di violare il divieto del re, di dare sepoltura al corpo del fratello Polinice, morto dando l’assalto alla città e difesa dall’altro fratello Eteocle, viene scoperta ed affronta lo zio re, sostenendo che esiste una legge superiore “non scritta”, quella degli Dei, custodita tuttavia nel cuore e nella coscienza degli uomini, per la quale è disposta anche ad affrontare la morte. Il punto di forza del ragionamento di Antigone si fonda, appunto, nel sostenere che un decreto umano non può non rispettare una legge divina. Al contrario, il divieto del monarca è l’espressione di una volontà tirannica, basata sul principio della legge sovrana; egli, infatti, osa porre tali leggi al di sopra dell’umano e del divino. Creonte, però, da una parte è sconvolto dal fatto che la colpevole sia sua nipote, promessa sposa di suo figlio Emone, dall’altra che lei affermi di essere fedele a un sistema di leggi diverse da quelle dettate dal potere. La rappresentazione della vicenda antica di Antigone s’intreccia, sulla scena, con quella moderna di Rita Adria, ribelle alla mafia, la quale, dopo che la mafia uccide il padre e il fratello, decide di denunciare il potere mafioso e i politici compromessi, rischiando la propria vita, come Antigone. Diventa collaboratrice di giustizia del giudice Paolo Borsellino che, temendo per la sua vita, la sottopone a un programma di protezione mandandola lontano dalla Sicilia. Ma la mafia uccide prima il giudice Falcone, poi Borsellino e le loro scorte e Rita si sente sola, abbandonata, rinnegata anche dalla madre, dai suoi cari, tranne che dalla cognata Piera, anche lei collaboratrice di giustizia. Rita scrive un diario, in cui racconta la sua storia, rabbia, sogni, paure e speranze: “Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Forse, se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”. Assunta Trento, la cittadina delegata, dal Comune di Cariati, alla cultura e allo spettacolo, a fine mattinata, ci ha dichiarato: “E’ un piacere, ma soprattutto un onore, ospitare nel teatro comunale rappresentazioni ricche di contenuti e di originalità, nella ideazione come quella messa in scena oggi. Complimenti al l’ideatore regista Rocco Taliano Grasso, che continua ad essere un’icona del nostro patrimonio artistico culturale e lo dimostra anche attraverso la promozione dell’arte teatrale tra i giovani e a tutta la compagnia, per l’ottima interpretazione artistica mostrata, anche per l’importanza del messaggio trasmesso, oggi attualissimo, a noi ed alle giovani generazioni, cioè quello di trovare il coraggio di lottare per la verità giusta ed il bene comune, anche tra mille ostacoli e stringenti difficoltà “.