È una pittura tradizionalista e insieme moderna e sempre attuale quella di Clara De Santis, che riscopre e valorizza gli stilemi di una tradizione pittorica intramontabile di genere classico figurativo e di radice realista, accorpandoli suggestivamente ai tratti e agli aspetti distintivi di una moderna visione lirica del mondo, delle cose e della realtà circostante. Ella applica ai soggetti protagonisti delle costruzioni narrative la misura del ritratto, cioè introduce e inserisce nella dinamica compositiva delle immagini proposte lo sguardo contemplativo e al contempo indagatore tipico del ritrattista, mentre scruta e studia con cura un volto, una postura, una gestualità, un’espressione peculiare, per catturare e interpretare l’intima essenza, con un approfondito scandaglio interiore e psicologico, andando sempre oltre la semplice rappresentazione fotografica e descrittiva. Questo parametro, a fondamento del fare arte, costituisce una misura interiore caratterizzante della sua concezione di arte e del suo modo di impostare e concepire l’atto del dipingere, che rimanda a una vera e propria filosofia della pittura. Si delinea una poetica del rappresentare capace di contestare ogni abituale e usuale punto di vista di “genere” trasformando la raffigurazione in un coinvolgente scenario teatrale, in un sorprendente palcoscenico dove si alza virtualmente il sipario sulla scena e tutto come per incanto sembra fermarsi e cristallizzarsi intorno alle figure immortalate e ai soggetti protagonisti, che sembrano restare come in pausa di sospensione, in un’atmosfera d’attesa palpitante, pronti in posa dinanzi all’artista per farsi ritrarre. L’impostazione elaborativa della De Santis applica una misura d’impronta interiore, che sfocia in una pittura rievocativa, lineare, ricercata, raffinata, sobria, composta, ordinata, nitida, compiuta, che non si disperde mai in inutili e complicati artifici strutturali e in partiture cromatiche esasperate ed esagerate, ma si muove e avanza sul terreno fertile dell’intensificazione dell’afflato lirico della riproduzione, verso un avvertito e consapevole sentimento di poesia accorato, basato su pulsioni emotive e suggestioni emozionali, spingendosi al di là di quanto è immediatamente visibile.
Il linguaggio espressivo è integrato e arricchito da metafore e messaggi di alto spessore, che rafforzano il contenuto sostanziale della narrazione e consentono allo spettatore di guardare e riflettere al contempo, superando la pura percezione estetica e sviluppando proiezioni percettive e sensoriali di ampia portata. La pittrice sembra volersi addentrare all’interno della visione reale, individuando un sottile incipit d’inventiva, che ne alimenta la sfera immaginaria, offrendo alla realtà oggettiva, alla realtà ottica e retinica, degli effetti inediti, frutto di un riflesso elaborativo personale e soggettivo, scaturito dal cuore, dal moto dell’anima e da una luce mentale, come in un simbolico “gioco di specchi” che diventa illusorio, nel senso della metafora sottesa e della dimensione poetica di contorno, che funge da cornice all’ambientazione figurativa. La De Santis non è e non vuole essere un’illusionista dell’arte e non le interessa creare “giochi di prestigio pittorici” per stupire e sorprendere il fruitore. La sua è autentica poesia di sentimenti, non è certamente retorica sentimentale. Le rappresentazioni, nel loro significato contenutistico, vogliono innanzitutto trasmettere e infondere vibrazioni vitali e sono pervase da energia e tensione di slancio creativo. La componente per così dire fantastica e il suo “illusionismo” consistono nel ri-costruire un ordine conoscibile e fruibile, all’interno del complesso, tortuoso e indistinto meccanismo del senso del vedere, che ci circonda, e nel recuperare e ritrovare il senso e il baricentro di un’intima dimensione esistenziale, dinanzi all’impassibile e inconoscibile vastità delle cose.
La De Santis vuole edificare delle poesie figurali, delle poesie in forma di immagine, tanto suggestive quanto misteriosamente enigmatiche, che sollecitano e stimolano a fornire chiavi di lettura diverse da quelle immediatamente derivanti dal visibile. Ella sceglie la strada della pittura e l’approccio al “mestiere” di pittrice con coerente e consapevole distacco dalle forzature, mantenendosi al di fuori degli schemi obbligati e costrittivi, ma scegliendo la più spontanea libertà espressiva. La sua sperimentazione configura una fisionomia stilistica, intesa come dimensione di ricerca, che è insieme esistenziale e espressiva. La pittura è per lei combinare e congiungere in armonia figure, forme, elementi e componenti cromatici, lasciandoli emergere e affiorare in superficie come frammenti di immagini mentali e sensazioni, che scaturiscono dalle memorie. Dagli accordi cromatici equilibrati e dai rapporti tonali bilanciati si snoda il succedersi delle rievocazioni, in un fluire sempre ben scorrevole. Avulsa da ogni concezione rigidamente intellettualistica e dalla definizione in termini strettamente razionalistici della pittura, la De Santis si prefigge di dipingere le sue visioni a partire da un dato reale, che si dilata e si espande nello spazio del quadro, seguendo una linea d’orizzonte che la conduce alla continua esplorazione delle mutevoli, multiformi e sconfinate facoltà dell’immagine pittorica.
di Elena Gollini