REGGIO CALABRIA – ARTICOLO SCRITTO DAL REPORTER ED INVIATO ANTONIO LE FOSSE – Tanta partecipazione alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne nella città di Reggio Calabria. Un evento, voluto fortemente dalla Regione Calabria e dal Presidente Mario Oliverio, dedicato alla giovane 13enne di Melito Porto Salvo (RC) che è stata vittima di abusi per oltre due anni. In riva allo stretto sono arrivati migliaia di studenti provenienti da tutti i comuni calabresi, oltre a tantissimi sindaci, ma anche diverse autorità di spicco quali: il Presidente della Camera, Laura Boldrini, il Ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi, ed il Presidente della Commissione Antimafia: Rosy Bindi. Al termine del corteo, dopo aver percorso il lungomare Falcomatà, ci sono stati gli interventi di rito. La Boldrini, nel suo intervento, ha dichiarato: “L’episodio di Melito Porto Salvo è qualcosa di inaccettabile ai danni di una bambina. La violenza sulle donne non è un fatto privato, ma una violazione dei diritti umani. E lo Stato – ha sottolineato – ci deve essere. Il territorio – ha detto ancora Laura Boldrini – si sta ribellando e noi non possiamo lasciarlo solo. Sarà ancora più importante – ha aggiunto – investire a livello regionale sui centri antiviolenza e sulle case rifugio in modo che le donne abbiano un’alternativa”. Anche il Ministro Maria Elena Boschi, nel momento in cui ha preso la parola, ha evidenziato: “Non esiste donna a cui piaccia essere umiliata. Troppo spesso si sente dire a chi ha subito una violenza che se l’è andata a cercare. Non esiste una donna a cui piaccia subire violenza, essere umiliata e ferita nel corpo e nell’anima. Insieme vogliamo condividere la responsabilità di dire basta alla violenza sulle donne e ad ogni forma di violenza”. La Bindi, invece, ha detto: “Siamo qui per stringerci attorno alla bambina violentata a pochi chilometri da qui, ma anche per dirle che il nostro impegno che venga fatta giustizia. Quello che ha subito la rende simile,vicina, a quei due milioni e 300 mila donne che ogni anno in Italia, pur avendo meno di 16 anni, subiscono violenza. Ma siamo qui anche – ha ribadito sempre la Bindi – a dire che non possiamo ignorare, nascondere, derubricare quello che è accaduto a un caso di violenza sulle donne senza ignorare il contesto nel quale questo è avvenuto. Non ce lo nascondiamo. Non se lo nasconda la Calabria, non se lo nasconda l’Italia. Sarebbe assurdo – ha detto – affermare che la violenza sulle donne è una violenza mafiosa, ma non possiamo ignorare che la violenza che è stata perpetrata su questa bambina è stata possibile – ha concluso – anche perché è maturata in un contesto di forte condizionamento mafioso, di forte condizionamento da parte della ‘ndrangheta”. Le conclusioni degli interventi, dopo le testimonianze di alcuni studenti ed associazioni contro la violenza sulle donne, sono state affidate al governatore della Regione Calabria, Mario Oliverio, il quale ha dichiarato: “Innanzitutto permettetemi di ringraziare la Presidente della Camera, Laura Boldrini, la Ministra Maria Elena Boschi e la Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi che, accogliendo il nostro invito a partecipare a questa manifestazione, con le loro presenze testimoniano quanto questa iniziativa fosse necessaria. Era necessaria perché, quello che è accaduto a Melito Porto Salvo, quello che accade ogni giorno nelle nostre città, è un dato sul quale bisogna misurarsi e rispetto al quale non ci può essere indifferenza. Il giorno stesso in cui si seppe di quella grave vicenda, io annunciai questa iniziativa e, devo dirvi, non senza sollevare qualche critica e qualche osservazione. L’ho fatto perché proprio da questa terra, dalla Calabria, che è affetta da tanti problemi sul piano economico, sociale, dei servizi, da questa terra partisse un messaggio forte: mai più indifferenza, mai più voltare la testa dall’altra parte, mai più omertà. Questa terra, quella che qui oggi è rappresentata nella sua stragrande maggioranza, è una terra che esprime grandi valori come il rispetto della persona, dell’accoglienza, dell’amicizia. La Calabria non si piega, non si rassegna alla violenza e vuole costruire il suo futuro. I giovani, che sono arrivati da tutta la regione rispondendo al nostro appello, sono la vera, grande energia sulla quale vogliamo investire e per la quale vogliamo essere aiutati e sostenuti dallo Stato a costruire un futuro diverso, perché questa terra ha diritto a costruire un futuro diverso. Mai più violenza, quindi. Da questa manifestazione partirà, naturalmente, un progetto che coinvolgerà soprattutto le scuole. Ringrazio, a tal proposito, il Dirigente scolastico regionale, i docenti, i professori e i tanti dirigenti scolastici calabresi che in questi giorni hanno sensibilizzato i giovani informandoli sull’importanza di questo appuntamento ed ottenendo i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Da qui dovrà partire un progetto che coinvolgerà le scuole, poiché il più grande investimento per contrastare e combattere la violenza è quello culturale. Fare crescere la cultura del rispetto delle persone, della tolleranza, come fattore fondamentale di civiltà: questo è il nostro obiettivo. Questa è la nostra battaglia, che è battaglia di civiltà non una battaglia angusta e territoriale. Ecco perché riteniamo che proprio in Calabria, in questa terra afflitta da tanti problemi, una iniziativa come quella di oggi, un progetto come questo, ben si coniugano con il riscatto della nostra regione. Una manifestazione contro la violenza alle donne, il cui primo obiettivo è quello di evitare che si ripeta ciò che è avvenuto a Melito, è un lievito per far crescere la nuova Calabria, la Calabria che vuole riscattarsi, che vuole valorizzare le sue risorse, le sue bellezze, il suo mare, i suoi monti, la sua identità. Dobbiamo essere orgogliosi di essere calabresi, di appartenere ad una terra che ha grandi tradizioni, che ha una storia nobile e grande, che è fatta di riscatto, sacrifici e fatica. Ecco perché vi ringrazio di essere qui oggi e di aver accolto il nostro invito. Un ringraziamento particolare voglio rivolgere a monsignor Morosini e alla Chiesa calabrese che, in questi giorni, in queste ore, ha lanciato un messaggio profondo di fiducia. Ringrazio il Procuratore De Raho e tutta la Procura di Reggio Calabria, gli uomini delle forze dell’ordine che, attraverso il loro lavoro e il loro impegno quotidiano, hanno scoperchiato anche la drammatica situazione venutasi a creare a Melito. Qui, oggi, ci sono le Istituzioni in un afflato con i cittadini, ci sono coloro i quali sono quotidianamente in trincea, ci sono le donne impegnate nei centri antiviolenza che ringrazio e con le quali vogliamo stringere un rapporto sempre più forte nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Vi ringrazio tutti. Carissimi sindaci, che siete giunti in tanti da tutta la Calabria, con le fasce tricolori e con i gonfaloni, ritornate a casa, ritornate nei vostri comuni e nei territori di questa Calabria per seminare i valori della non violenza e del rispetto della persona. Accendete i fari in ogni angolo, alimentate la cultura della sensibilità perché la più grande sentinella, la più grande vigilanza contro la violenza è data dalla cultura diffusa su tutti i territori ed in ogni uomo, in ogni donna, in ogni giovane, in ogni ragazza. Il 21 ottobre del 2016 è una data importante che deve segnare un nuovo inizio per un nuovo cammino ed un futuro diverso per la nostra terra. Ringrazio tutti. Sono certo che, attraverso il vostro impegno, si possano realizzare risultati e traguardi importanti nella costruzione di una Calabria migliore e diversa”. Intervento, quello del governatore della Calabria, Oliverio, condiviso, con lunghi applausi, sia dai rappresentanti dello Stato e sia da quanti hanno preso parte all’importante manifestazione per dire NO alla violenza sulle donne. Una giornata storica che ha visto il coinvolgimento di: autorità, associazioni, sindaci, sindacati, studenti e semplici cittadini. In corteo, oltre all’Arcivescovo di Reggio Calabria: S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, c’era anche Antonio Marziale (Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza). D’ora in poi, dunque, bisogna lavorare in tutte le direzioni in modo tale che episodi del genere, come quello che è accaduto a Melito Porto Salvo (RC), non si verificano né nel presente né in futuro.
ANTONIO LE FOSSE