Reportage di Ignazio Russo
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La Sezione UCIIM (Unione Cattolica Insegnati, Dirigenti, Educatori e Formatori), Sezione di Mirto – Rossano, nell’ambito della programmazione annuale deliberata dal Consiglio di Sezione, ha compiuto, domenica scorsa, un’interessante visita guidata a Bari e Polignano a Mare. Durante l’escursione artistico-culturale la comitiva ucimina, con a capo la Presidente Sezionale Mirella Pacifico, ha potuto ammirare, con l’ausilio della guida Rossella Adda di Bari, le bellezze architettoniche del capoluogo pugliese. Il percorso è iniziato con la visita al Castello normanno-svevo. Questa fortificazione medioevale probabilmente risale al 1132. L’edificio, voluto dal re normanno Ruggero II, fu distrutto nel 1156 dagli stessi Baresi, che avevano indotto il re Guglielmo I di Sicilia detto il Malo a radere al suolo l’intera città. Fu, poi, ricostruito già nel 1233, da Guido il Vasto, per volontà di Federico II di Svevia. Questo maniero consta di due parti distinte: la prima comprendente il mastio, di origine bizantino-normanna e trasformato da Federico II tra il 1233 e il 1240, a pianta trapezoidale con due torri delle quattro originarie; la seconda che ingloba i baluardi a scarpata con torrioni angolari a lancia sul fossato che furono addizionati nel XVI secolo sui tre lati dalla parte terrestre. Il lato Nord, quello marittimo, conserva il portale ogivale murato della costruzione duecentesca e le graziose bifore (finestre divise verticalmente in due aperture da una colonnina su cui poggiano due archi). Al castello si accede dal lato sud, varcando il ponte sul fossato ed entrando nel cortile tra i baluardi cinquecenteschi e il mastio svevo, sulle cui torri e cortine costruite in bozze di pietra scura, si notano diverse monofore (tipi di finestre sormontata da un arco con una sola apertura stretta). Sul lato ovest un portale gotico scolpito immette in un atrio su colonne con volte a crociera, dal quale si passa nel cortile interno, quadrilatero, di impianto rinascimentale, assai rimaneggiato. In questo interno, sulla sinistra in un salone terreno è presente la gipsoteca all’interno della quale sono accolti numerosi calchi che ritraggono le più interessanti sculture architettoniche e decorative dei monumenti romanici di Puglia. La comitiva calabrese, poi, si è mossa alla volta della Cattedrale di San Sabino, l’antica chiesa episcopale databile perlomeno al VI secolo. Sotto la navata centrale si trovano i resti di un’antica chiesa, risalente a un periodo precedente al primo millennio. Questa è strutturata in un ambiente a tre navate, con pilastri quadrati, volte a crociera costruite con blocchi di pietra posti a spina di pesce. Inoltre sono state trovate fondazioni che indicano la presenza di un edificio absidato il cui asse doveva essere disposto leggermente obliquo rispetto a quello dell’attuale cattedrale. Su uno dei mosaici pavimentali un’iscrizione in cui compare il nome del vescovo Andrea (758-761) fa pensare che si trattasse della prima cattedrale distrutta nell’IX-X secolo. Al posto di questa chiesa sorge la cripta della cattedrale attuale, l’episcopio di Santa Maria, che probabilmente è l’edificio in questione. Nella prima metà dell’XI secolo l’arcivescovo Bisanzio (1025-1035) fece costruire una nuova chiesa terminata poi dai successori Nicola I (1035-1061) e Andrea II (1061-1068), suoi successori. Anche questa chiesa fu distrutta da Guglielmo il Malo, durante la distruzione dell’intera città. Sotto il transetto si estende la cripta, trasformata nel Settecento. Vi si conserva la tavola bizantineggiante della Vergine Odegitria, patrona principale della città insieme a San Nicola. Oltre ad accogliere le spoglie di San Sabino, titolare della Cattedrale, la chiesa dà ospitalità alle reliquie di Santa Colomba, completamente restaurate nel 2005. L’itinerario storico-artistico è proseguito verso la chiesa di San Giacomo annessa all’omonimo monastero delle monache Basiliane del X secolo, posta a destra della Cattedrale di San Sabino. In questa chiesa si posso ammirare gli interni: copertura a botte, pavimento in maiolica invetriata del settecento, altare maggiore in marmi policromi del XVIII secolo. La visita, dulcis in fundo, si è conclusa nella Basilica di San Nicola. Questo tempio venne edificato durante la dominazione normanna a partire dal 1087 per ospitare le reliquie di San Nicola, che alcuni marinai baresi avevano traslato da Myra, in Licia. Fu visitata da papa Urbano II nel 1089, per collocare le reliquie nicolaiane e, nel 1098, per il II Concilio di Bari. La costruzione della basilica, frutto di almeno tre fasi successive, si concluse nel 1103. La lapide di consacrazione del 1197, che alcuni interpretano come fine dei lavori, era un atto devozionale dell’imperatore Enrico VI che, a ricordo del padre Federico Barbarossa, partiva per la Crociata chiedendo la benedizione di San Nicola. Alla maestosa facciata a capanna, tripartita e affiancata da due torri campanarie, mozze, di diversa fattura, corrisponde un luminoso interno diviso in tre navate con uno sviluppo planimetrico a croce latina commissa, (un particolare tipo di croce, mancante del braccio superiore, la cui forma richiama la lettera T), nel quale spiccano il ciborio, la sedia episcopale dell’abate Elia e il monumento alla regina di Polonia Bona Sforza. La basilica, considerata uno dei prototipi delle chiese romanico-pugliesi, sorge isolata a poca distanza dal mare. Oggi è un importante centro ecumenico, meta di pellegrinaggi di cristiani ortodossi provenienti specialmente dalla Russia. Dopo avere partecipata alla Santa messa, in questa basilica, il gruppo si è trasferito a Polignano a Mare e, dopo la pausa pranzo, ha percorso le antiche viuzze e gli affacci a mare, di questo borgo marinaro che ha dato i natali a Domenico Modugno. Di notevole interesse naturalistico sono le sue grotte marine e storicamente importanti sono il centro storico e i resti della dominazione romana. Tra questi ultimi il ponte della Via Traiana, tuttora percorribile, che attraversa Lama Monachile, la profonda insenatura immediatamente a nord del centro storico. La chiesa Matrice intitolata a Santa Maria Assunta e affacciata sulla piccola piazza Vittorio Emanuele, cuore del centro storico, fu cattedrale fino al 1818, quando la piccola diocesi di Polignano fu aggregata a quella di Monopoli. All’interno sono custodite alcune opere attribuite allo scultore Stefano da Putignano, attivo tra il XVI e il XVII secolo, e l’importante polittico della Madonna con Bambino e Santi, del XV secolo su tavola dorata di Bartolomeo Vivarini.