Mombello Di Torino (Piemonte) 20 aprile 2016

Danilo Catalani al Salone Internazionale del Libro di Torino

Danilo Catalani con il suo libro “Il Rugby è un’altra cosa” è al Salone Internazionale del Libro di Torino con la Aster Academy International.

Danilo Catalani, classe 1970, studente di quelli “è in gamba ma non si applica” riesce comunque a diplomarsi con buoni risultati. Nel 1987, “traviato” dai fratelli maggiori, si avvicina al Rugby, sport che diventerà la passione della sua vita, e che gli darà la forma mentis per diventare uno di quegli studenti che oltre a essere in gamba si applicano pure. Così nel 1996 consegue la laurea in scienze politiche. Grazie all’università conosce Donatella, destinata a diventare sua moglie, non prima di essere assunto, per il ciclo non si vive di solo pane ma certo aiuta, nella Polizia Municipale di Civitavecchia, dove continua a lavorare col… giusto entusiasmo. Nel 2010 riesce a dare alla luce le sue due opere principali: il libro “Il Rugby è un’altra cosa” e Lorenzo Ludovico, bambino stupendo che diventerà protagonista, nel 2014 del secondo libro, “Riflessioni semiserie di un padre ritroso”.

Attualmente è in lavorazione il suo primo romanzo, dal titolo provvisorio “La banda del congiuntivo”, in uscita in primavera. Sarà al Salone Internazionale del Libro di Torino con la Aster Academy.

“Il Rugby è un’altra cosa” Che cos’è? Si, lo so, è un libro, e fin lì… È un manuale. Un manuale di rugby per chi di rugby non capisce un’acca (e quindi non avrà capito la battuta…) e che vuole approfittare per acquisire quelle nozioni base sufficienti quantomeno per vedersi una partita in tv capendoci qualcosa. È un libro di filosofia, in cui si trattano le idee e i modi d’intendere lo sport e la vita che accomuna chi ha scelto di praticare questa “arte marziale di gruppo”. È un libro di storia, in cui si narra di come generazioni di rugbisti hanno visto la propria città distrutta dai bombardamenti rimettersi in piedi e attraversare boom economici, anni di piombo, crolli di ideologie fino a diventare, nel bene e nel male, quello che è oggi. È un libro umoristico, che racconta le avventure e le disavventure di una serie di personaggi che sembrano usciti dalla penna di Cervantes, con l’unico particolare che sono reali e che li puoi incontrare a passeggio per la città. Ma soprattutto è una lettura gradevole, per rugbisti, per appassionati non praticanti, e per tutti gli altri; 240 pagine a colori in cui si ride e ci si commuove, in cui si ricorda il nostro passato e si imparano lezioni da chi ci ha preceduto. Il tutto con la presentazione di Martin Leandro Castrogiovanni, pilone della nazionale italiana di Rugby. E scusate se è poco…

Intervista:

D: Come nasce la tua passione per la scrittura?
R: Secondo me la passione per la scrittura non esiste. Arriva un momento in cui senti il bisogno di dire qualcosa, di lasciare un messaggio agli altri, a chi verrà dopo, e cominci a scrivere. Poi accade come con le ciliegie, quando ti sorprendi a mentire a te stesso con frasi del tipo “ancora una e basta”, e l’esigenza di raccontare cose diventa sempre più urgente. Addirittura ti trovi a scrivere di emozioni che, se non avessi cominciato a scrivere, probabilmente non avresti neppure notato d’avere dentro.

D: Com’è nata l’idea di scrivere un libro sul rugby?
R: Il libro sul Rugby nasce dall’esigenza di fissare nella memoria i racconti di diverse generazioni di miei compagni di squadra, altrimenti destinati a restare legati alla trasmissione orale. Tramite questi aneddoti ho tentato di spiegare a chi non ha avuto la fortuna di praticare questo sport, le emozioni, le sensazioni che questo regala.

D: Il titolo “Il rugby è un’altra cosa” parla dei molti aspetti del vivere uno sport come il Rugby, vuoi parlarcene?
R: Per come la vedo io il Rugby, più che uno sport, è una vera e propria “arte marziale di gruppo”. Attraverso la rappresentazione incruenta e regolamentata di una vera e propria guerra, insegna come prima cosa “l’arte del rialzarsi”, di lottare fino alla fine per il conseguimento di un obiettivo. Si fonda sulla solidarietà, sul reciproco aiutarsi per il raggiungimento di un fine comune. Per le sue stesse regole, per come è concepito, l’individualità è nulla, persino dannosa, se non messa al servizio del collettivo. In nessun altro sport questi concetti sono così estremizzati come nel rugby.

D: Qual è il ricorso storico di questo sport che ti emoziona di più?
R: Il periodo storico che più mi ha affascinato è stato quello in cui il rugby è sbarcato a Civitavecchia, nell’immediato dopoguerra. Mi ha portato a conoscere e parlare coi rugbisti che erano ventenni nel 1949, ovvero quando la mia città era un cumulo di macerie a causa dei pesanti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e sono rimasto incantato dall’entusiasmo, dalla “sete di vita” che avevano quei ragazzi, a cui anche le cose più semplici destavano meraviglia.

D: Hai in “cantiere” qualche nuova pubblicazione, vuoi parlarcene?
R: Più che in cantiere ormai sono già realtà!
Saranno con me a Torino altri due titoli. Il primo è un saggio apparentemente umoristico sulla paternità, che si intitola Riflessioni semiserie di un padre ritroso, pubblicato in autoproduzione nel 2014 e ora ristampato dalla casa editrice Alter Ego, che l’ha notato e ha deciso includerlo nella sua collana di libri tascabili.
Il secondo è il mio primo romanzo e si intitola La banda del congiuntivo, un noir tra il serio e il grottesco, che prende di mira lo “sgretolamento culturale” verso cui la nostra società sta precipitando, tra uno smartphone e un social network.

D: I tuoi autori e generi letterari preferiti?
R: Amo molto i romanzi storici, alla Valerio Massimo Manfredi, per intenderci. Un altro dei miei autori preferiti è lo spagnolo Arturo Perez-Reverte, mentre per quanto riguarda gli autori più classici mi piacciono Hemingway e Orwell.

D: A maggio il tuo libro “Il rugby è un’altra cosa” sarà al Salone Internazionale del Libro di Torino con la Aster Academy, cos’è per te questa importante manifestazione editoriale?
R: Il fatto che i miei tre libri siano alla Fiera di Torino è una splendida avventura.
Il limite dell’autoproduzione in fondo è quello di non avere nessuno che ti dica “Bravo, hai fatto un buon lavoro, creato un buon prodotto”, per cui finché non tocchi con mano le reazioni del lettore rimani col dubbio.
Ecco, da bravo rugbista per me questa esperienza rappresenterà una sfida a me stesso, per vedere se e quanto sono stato bravo.

Danilo Catalani è con gli altri autori della
Aster Academy International al
Salone Internazionale del Libro di Torino:
Padiglione 1 Stand D64

www.asteracademy.blogspot.it