Facciamo seguito alla richiesta dello scorso 22 gennaio avente per oggetto “Intervento di ripristino dell’erosione costiera località BOCALE I, Via Bosco nel Comune di Reggio Calabria. Considerazione sullo stato dell’avanzamento lavori”, per segnalare che la fornitura del materiale per i lavori in questione avviene via terra con camion ovviamente di grossa portata. Ciò dal ponte Fiumarella lungo il primo litorale i camion si immettono sulla stretta e tortuosa stradina via Bosco per raggiungere il sito dell’intervento, che come detto nella precedente nota ha creato sbarramento alle correnti da nord e arrecato durante i recenti eventi climatici danni alle abitazioni sul mare.
L’oggetto di questa segnalazione riguarda l’avvenuto danneggiamento di tutta la via Bosco ove è saltata la rete idrica e creato sprofondamenti su tutta la rete stradale rendendo impossibile il transito veicolare e pedonale.
L’inizio dei lavori era stato ritardato a causa dell’avvenuto spostamento dell’area di cantiere di deposito dei massi da Pellaro a Lazzaro, successivamente trasportati via mare con mezzo natante. Come spesso avviene si cambia in corso d’opera e il risultato si vede. I cittadini sono sempre quelli a pagare.
A nostro avviso onde evitare ancora danni alle strutture pubbliche e private è necessario, secondo noi, ripristinare il trasporto dei massi via mare come da progetto iniziale e così dare la possibilità a chi di competenza di ripristinare la stradina eliminando le perdite e i danni arrecati agli allacci privati nonché riasfaltare i tratti stradali danneggiati. Il peso dei camion ha determinato avvallamenti di smisurata proporzione rendendo impossibile il transito per le copiose perdite idriche che hanno dato origine a dei laghetti.
Pertanto è necessario ed urgente ripristinare la viabilità e poi se del caso continuare via terra, ma secondo noi la soluzione era ed è quella via mare. Aver ripiegato su questa soluzione (via terra) è stata una scelta infelice. Il mancato utilizzo del natante andrebbe a danno dei cittadini e delle loro proprietà che sicuramente nulla possono fare per difendersi dal mare, se non, una volta accortisi dei danni subiti, chiedere il risarcimento ricorrendo ai Tribunali.
Vincenzo CREA
Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”
e Referente unico dell’ANCADIC