Palermo (Sicilia) 22 settembre 2015

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Per il coraggioso magistrato scrittore senza paura, tale situazione le abbia procurato un serio contraccolpo. Almeno, immagino.

Tale sistema, ove accertato, stritola il cittadino Gioacchino MATTIOLO, licenziato dal capo dei capi della vigilanza, sol perché ha denunciato il sistema mafioso della società presieduta dalla potente e sorprendentemente intoccabile famiglia BASILE. Certo, la corruzione funziona a tutti i livelli istituzionali e da qui le schifose coperture. Il signor MATTIOLO, esposto a serie ritorsioni, dovrebbe essere considerato da chi di dovere, un “collaboratore di giustizia” e in tale veste la procura di Palermo avrebbe l’obbligo, sia morale e sia giuridico non solo di proteggerlo, soprattutto d’incardinare un procedimento penale nei confronti della famiglia Basile. Nulla invece s’è mosso. Anzi. Tutti a dare addosso al signor MATTIOLO avanzando, fra l’altro, anche da parte di qualche P- M., la ridicola contestazione che il cittadino in cerca di giustizia faccia parte dei servizi segreti. Un comodo paravento per non fare nulla. Insomma, perché sarebbero state archiviate tutte le denunce fatte dal signor Mattiolo, o peggio ancora, perché è stato trattato a pesci in faccia dai commissariati di Polizia palermitani? E’ legittimo chiederselo, signor Procuratore Generale? Fatto sta che la perseguitata ex Guardia Giurata, ora s’è dovuta rivolgere ad altra Procura e al CSM. Prima di pubblicare altre prove che inchiodano la famiglia Basile, leggiamo le denunce.

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