Brembio (Lombardia) 02 ottobre 2015

E così si scoprì che la colpa dei disagi è tutta del biogas

“Abbiamo sempre creduto e sostenuto il progetto anche per valorizzare il contesto agricolo alla ricerca di nuove formule per il futuro”, la dichiarazione, contenuta in un articolo pubblicato dal quotidiano “Il Cittadino” di Lodi il 30 dicembre del 2008, dopo che era arrivato il via libera definitivo per la costruzione dell’impianto di biogas di Brembio Energie, è del vicesindaco di Brembio Giuseppe Sozzi, allora sindaco. Come evidenziava l’articolo, per funzionare e produrre il megawatt previsto di energia la centrale ha bisogno di 14 mila tonnellate di trinciato vegetale l’anno e i reflui di circa 6 o 7 mila suini e 300 bovini da latte. Sempre che, naturalmente, non sia attuato quanto Antonio Andena, uno dei soci, intervistato da Gavina Ruju per “Lombardia Verde” (Anno XXVII, Luglio-Agosto 2011, Numero 7-8), afferma possibile, cioè che “l’impianto potrebbe anche, opportunamente ritarato, raddoppiare la quantità di effluenti e biomasse trattate”.
Su “La Gazzetta di Brembio”, periodico dell’amministrazione comunale di Brembio (Edizione speciale, settembre 2015), distribuito porta a porta in questi giorni, l’ex sindaco, attuale vicesindaco, sotto la spinta delle proteste per le violazioni ai divieti imposti al passaggio dei mezzi agricoli pesanti per le vie del paese, sembra prendere le distanze dalle proprie dichiarazioni di sette anni fa e dalle stesse linee programmatiche del suo ultimo mandato 2009-2014, che prevedevano l’impegno di “favorire la costruzione di impianti fotovoltaici ed impianti di Biogas per il risparmio energetico”. Nel suo intervento, di cui già abbiamo detto nell’articolo pubblicato su Youreporter il 25 settembre, “La Gazzetta e il transito di mezzi agricoli per il paese”, Sozzi addossa l’acuirsi d’un problema, che almeno per quattro mesi all’anno ha aspetti drammatici in termini non solo di sicurezza stradale, ma anche sanitari, alla presenza dell’impianto di biogas di Brembio Energie: “Vero è, -scrive, – che sino a qualche anno fa questo problema era di dimensioni notevolmente inferiori e limitato a poche settimane estive, da qualche anno con la nascita del Biogas e con l’acquisizione di aziende brembiesi da parte di Imprenditori Agricoli di altri Comuni il problema si è acuito”. E poi precisa smentendo la sua visione futuristica di allora: “Abbiamo parlato di attività agricole in senso stretto, perché il Biogas è attività indirettamente legata al mondo agricolo e pertanto riconducibile se non giuridicamente diciamo sostanzialmente al mondo delle Imprese industriali che producono energia che per questo devono avere un’attenzione ancora maggiore per i ‘disagi’ che la loro attività comporta per la Comunità dove sono insediate”. (Interessante quel “disagi” tra virgolette, quasi ad indicare che sul danno materiale recato alla salute della popolazione, alla sicurezza di pedoni e ciclisti, alla qualità di vita di chi abita case prospicienti le vie interessate dall’intenso traffico di mezzi agricoli di dimensioni enormi, soprattutto d’estate, in violazione oltretutto di un’ordinanza, sia materia di dubbio).
Certo, all’inizio la centrale a biogas era stata pensata come soluzione al grosso problema dei nitrati di quattro agricoltori soci di Brembio Energie, con aziende agricole collocate nei pressi dell’impianto. Successivamente, anche per il fallimento del partner Bioelettra che ha costruito la struttura ed anche per l’ammortamento del consistente investimento effettuato per la realizzazione, l’impianto ha mostrato, per così dire, il suo vero volto, cioè d’essere una centrale di produzione di energia elettrica.
Spostare il problema del passaggio dei mezzi agricoli che trasportano, ad ogni carico, tonnellate di trinciato ben maggiori delle 6,5 che costituiscono il limite di peso complessivo del mezzo conferente, superato il quale sussiste la violazione del divieto di transito, all’attività “industriale” della centrale a biogas di Brembio Energie, significa semplicemente allontanare da sé le pesanti responsabilità dei danni alla popolazione dovuti alla propria insipienza amministrativa. Nelle linee programmatiche di mandato 2009-2014, quando il vicesindaco era sindaco, ci si proponeva (nella scheda n. 8, Politica urbanistica) di “monitorare la situazione viabilistica” e nell’introduzione si affermava: “L’equilibrio tra ambiente e sviluppo urbano e produttivo è uno dei capisaldi fondamentali del nostro agire”. Evidentemente erano favole che si usa scrivere per conciliare il sonno ai cittadini. Solo oggi, infatti, di fronte a “noiose”, forse anche “irritanti”, proteste di cittadini arrivate in maniera decisa sulla carta stampata, sentite definire secondo una nuova parola d’ordine “chiacchiere da bar”, ci si accorge che il problema negli anni ha raggiunto una dimensione intollerabile, da punto di rottura. Rottura nel senso che si sente parlare sempre più frequentemente di un esposto per danni alla salute pubblica contro chi non fa osservare limiti e divieti. Se vi fosse stato il “monitoraggio” non si sarebbe arrivati alla situazione attuale. Si sarebbe provveduto per tempo a riattivare percorsi di campagna andati in disuso nel corso del tempo, dal Garibaldino e da Livraga al biogas e attraverso il Monasterolo per quanto riguarda il transito cittadino, in particolare, di carri agricoli di una azienda. Riguardo a quest’ultimo aspetto del problema, ci si è accontentati nel tempo di tacitare l’opinione pubblica promettendo prima la mitica “tangenzialina” (che avrebbe dovuto essere realizzata da privati, evidentemente economicamente “masochisti” stante le inesistenti prospettive di sviluppo del paese) e poi un onirico ponte sul Brembiolo. In una cosa, forse, amaramente lo si annota, si è riusciti nelle citate linee programmatiche, là dove (Scheda n. 4, Politica di sviluppo delle attività produttive) si esprime la volontà dell’allora amministrazione di “sostenere i momenti tradizionali come la Benedizione dei trattori”. Forse già allora sperando, vista la propria inerzia, in un intervento ultraterreno per la soluzione del problema.