Reperti trovati in Mexico
Per oltre cinque secoli, la vasta cultura precolombiana è stata annientata, distrutta e negata al mondo .Oggi, grazie alla tecnologia satellitare, sono emerse numerose piramidi e reperti in Mexico, Peru, Mongolia, Egitto, Bolivia, Cina. Una serie incredibile di oggetti archeologici rinvenuti in Messico è una prova evidente dell’esistenza di una remota cultura pre-maya, mantenuta nascosta nel tempo e dimenticata dall’umanità. Dischi, statuette, coltelli, piatti, anelli e ciondoli di giada, metallo ed altre pietre, descrivono chiaramente come questi dèi antichi o popolo ancestrale con un alto grado di intelligenza ed uno stato di coscienza spirituale profondo in connessione con l’universo, viaggiarono in astronavi fino ad arrivare al nostro pianeta. Esseri con un consistente sviluppo tecnologico, consapevoli non solo del nostro sistema solare, ma del viaggio tra la Terra e il loro luogo di origine. Essi provenivano da altri sistemi solari o galassie. Forse i reperti trovati riguardano gli antichi dèi con teschi allungati, presenti nei miti indigeni di Centro e Sudamerica. Diverse famiglie di un piccolo paese messicano, nella provincia di Jalisco, hanno raccolto per circa cinquanta anni oltre 500 manufatti straordinari. H. Antoni Carvajal, responsabile del progetto “The real power of intangible” per Sangredeamerica.org – una organizzazione no profit che promuove una memoria storica e un attivismo ideologico, culturale, ecologico e spirituale dei popoli originari – per oltre vent’anni ha incontrato, in diversi luoghi reconditi del mondo, sciamani, precettori spirituali e diverse persone dedite allo studio e alla ricerca dei profondi significati mistici, cosmogonici e scientifici di questi reperti.
Carvajal sostiene: “il signore Riberto Gonzalez è un agricoltore, oriundo di Ojuelos per venti anni ha potuto perlustrare il territorio nelle sue lunghe camminate. Nel corso del tempo ha trovato, in posti di difficile accesso, alcune caverne e passaggi segreti fra le alle rocciose vicine a Ojuelos de Jalisco. Queste Secondo Rigoberto Gonzalez rare testimonianze in pietra ci mostrano una realtà completamente differente, incompatibile nello stile artistico con le culture precolombiane dei siti archeologici conosciuti nel territorio”. Rigoberto, venendo a contatto con questi oggetti, ha mantenuto in maniera spontanea il desiderio di comprendere e condividere con studiosi di diversa provenienza questi ritrovamenti. Dal punto di vista spirituale egli considera che tali reperti contengano un messaggio per l’intera umanità. Queste sculture ci aprono la mente in relazione alla vastità del cosmo, ricordandoci la necessità di preservare la nostra specie e di farci evolvere energeticamente in sintonia con il nostro mondo. Si conferma l’interrelazione esistente tra esseri, natura, materia tangibile e dimensione invisibile.
Le diverse immagini contenute nei numerosi reperti, rappresentano un monito o una induzione a trascendere in tempo verso un ciclo evolutivo superiore. I recenti ritrovamenti, forme monumentali e complesse figure, non solo confermano la realtà di quello che si considerava mitologico, ma continuano a raccontarci una storia inaspettata ed autentica che mette in imbarazzo archeologi, antropologi e comunità scientifica, per la precisione con cui sono stati realizzati e le informazioni contenute in esse. Questi oggetti sono legati ad una cultura cosmica, vissuta in tempi remoti, denominata da alcuni studiosi il regno di Aztlan (frase che sintetizza le parole nahuatl aztatl, che significano airone o uccello dalle piume bianche), e tlan(tli), che significa “posto del Aztlán” che vorrebbe quindi dire “posto degli aironi”. Secondo un’altra teoria, deriverebbe dal nome del dio Atl e significa “vicino all’acqua”. Volti, figure, simboli, statue realizzate con diversi tipi di pietra e forme tridimensionali.
I disegni di Ojuelos mostrano una splendida lavorazione della pietra, mettono in risalto un panorama eterogeneo e mitografico che raduna personaggi, eventi storici e corpi celesti in una sequenza con validità conoscitiva. La minuziosa descrizione dei dettagli si coniuga con semplicità alla raffinatezza artistica in una resa stupefacente. In alcune “pietre” si possono osservare un’intera famiglia di dèi: padre, madre e bambini, che si preparano per essere prelevati da macchine volanti a forma di disco. Questi oggetti mostrano il modo in cui gli astronauti del cielo gestiscono altre navi; figure umane che insieme alle divinità evocano, in maniera rituale, il sole per fare offerte ai visitanti del cosmo. I reperti sono pieni di dettagli della vita di antenati arrivati da lontane distanze; una storia rimasta finora sconosciuta ma che riscontra analogie in pezzi di altre culture sparse in tutto il mondo. Una cultura inedita, protagonisti della nostra storia remota. Forse è giunto il momento che tutto emerga alla luce. Non è più fantascienza! Guardando le sculture possiamo spontaneamente cambiare il modo in cui percepiamo il nostro pianeta. Forse è il passaggio ad una nuova realtà, la scoperta del nostro vero passato.
Alessandro Costantini