La prima delle scatole nere è stata recuperata, a 17 metri di profondità e a 1.600 chilometri dalla costa di Sochi.
di Antonella Scott
È «in condizioni soddisfacenti»: spetterà a lei dare risposta al mistero della tragedia del Tupolev-154, precipitato nel mar Nero la mattina di Natale con 92 persone a bordo.
L’analisi preliminare è stata completata in tempi rapidissimi presso il ministero della Difesa a Mosca: stando alle informazioni contenute nel registratore di volo «un errore del pilota appare come la causa più probabile del disastro», ha dichiarato una fonte all’agenzia russa Interfax, che non ha potuto ottenere immediatamente la conferma di queste informazioni da fonti ufficiali.
Altri media, tuttavia, riportano le grida che si sentirebbero nella registrazione, dalla cabina di pilotaggio: «I flap, p**! Comandante, stiamo precipitando!». Facendo pensare piuttosto a un problema di funzionamento delle ali.
Si trattava di un volo militare, che ospitava giornalisti e 64 componenti del Coro dell’Armata Rossa, diretti in Siria per trascorrere le feste del Nuovo Anno con i militari impegnati nell’intervento russo a fianco del presidente Bashar Assad.
La destinazione ufficiale era la base di Hmeymim, a Latakia. Nel vortice di notizie e indiscrezioni che circondano l’accaduto, anche l’ipotesi che l’ensemble, in realtà, avrebbe cantato ad Aleppo.
Un’altra affermazione che non trova conferma ufficiale, riportata dall’agenzia Ria Novosti, riferisce che in attesa di certezze sulla causa del disastro tutti i Tu-154- utilizzati ormai soltanto dal ministero della Difesa, sostituiti da Airbus o Boeing sui voli commerciali – sono stati bloccati a terra.
E mentre prosegue il recupero dei corpi dei passeggeri e dei resti dell’aereo – sono state trovate parti di motore, della fusoliera e del dispositivo per l’atterraggio – i media russi riportano la testimonianza di un membro delle guardie di frontiera dell’Fsb, i servizi di sicurezza, che avrebbe assistito al disastro, la mattina presto di domenica.
Dopo il decollo, racconta il testimone, invece di guadagnare velocità l’aereo avrebbe perso quota, abbassandosi rapidamente verso la superficie del mare come se volesse tentare un atterraggio. Fin da subito la sua posizione era apparsa strana, come se si stesse impennando per una manovra sbagliata.
Toccando l’acqua con la coda, il Tupolev si sarebbe spaccato, affondando rapidamente. Secondo un’altra fonte citata dall’agenzia Tass, l’impatto con il mare sarebbe avvenuto alla velocità di 510 km/h. Testimonianze che, secondo le fonti, confermerebbero la pista che gli inquirenti sembrano voler privilegiare, ipotizzando addirittura una combinazione di errori dell’equipaggio e di malfunzionamento di uno dei motori.
L’ipotesi di un attentato resta solo sullo sfondo, nei sospetti di esperti di aviazione che, valutando la possibilità di un’esplosione, sottolineano il raggio troppo ampio entro il quale sono stati rinvenuti i resti dell’aereo e la registrazione degli ultimi scambi tra la torre di controllo di Adler/Sochi e i piloti, che non hanno lanciato alcun allarme. Scomparendo all’improvviso.
Fonte:www.ilsole24ore.com/