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PALERMO-IL CASO MATTIOLO
01.11.2016
a cura di F. Gangemi
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CAINO NON UCCIDERA’ ABELE
Per gli ignoranti è bene che racconti la storia di Caino e Abele. Caino, figlio primogenito di Abramo ed Eva, coltivò la terra. Geloso che Iddio preferisse alle sue offerte quelle di Abele suo fratello, lo uccise e fu condannato a errare maledetto per tutta la terra. Passato nel paese di Nod, eresse una città cui assegnò il nome di suo figlio Enoch. Non è dato sapere quando morì. Perché ho tratto dalla Bibbia questa espressiva storia che calza con il caso del signor Mattiolo? Perché non consentiremo che Caino questa volta riesca a uccidere Abele, ovverosia il signor Gioacchino Mattiolo. Nella città palermitana dei tanti misteri fioriscono giornalmente i Caino per coltivare l’odio verso persone pulite e moralmente irreprensibili qual è appunto il signor Mattiolo. Mi rivolgo a un magistrato di buona volontà presso la Procura di Palermo, affinché badi a erogare almeno bricioli di giustizia a un padre di famiglia perseguitato dai potenti Basile corrotti, corruttori e vicini alle cosche mafiose. Qual è il torto del signor Mattiolo? Aver denunciato quelle guardie giurate ladri, mafiosi, rapinatori e finanche gli incontri tra la potente famiglia e boss di un certo calibro al largo delle coste palermitane. Un Giudice sicuramente non chiamato dal mugnaio a Berlino, dispose gli arresti domiciliari dell’avvocato Rosario Basile per le ragioni che la nostra Testata ha reso evidente nell’inchiesta pertinente lo ingravidamento di una sua dipendente alla quale inviò i suoi sgherri a minacciarla, a bastonarla per farla traumaticamente abortire. Ecco perché urliamo a gran voce affinché un magistrato di buona volontà non permetta che Caino possa uccidere il signor Mattiolo. Non solo fisicamente ma per consentirgli di sopravvivere dignitosamente. Da mesi il signor Mattiolo ha chiesto alla Prefettura di Palermo di trasmettere a quella messinese le informazioni sull’idoneità psicofisica in modo che un Istituto di vigilanza potesse assumerlo. Orbene, sono trascorsi tre mesi e chi abusando del proprio ufficio, a oggi non ha ancora rimediato a compiere il proprio dovere evidentemente per non fare assumere il signor Mattiolo con la qualifica di Guardia Giurata. Tale comportamento è vergognoso oltre che persecutorio. Ora, siamo stanchi e non vorremmo creare un caso nazionale. Lei, PM dr Tartaglia, è d’accordo?
La cosa certa è che non faremo, ricorrendo a tutti i mezzi che la costituzione e le leggi ci consentano, che il caino di turno uccida il signor Mattiolo. Metterò in gioco la mia onorabilità di giornalista libero, non dipendete da padrini o padroni. A presto.
Francesco Gangemi