Referendum Costituzionale: Il nostro NO è differente
Tema che impegna il dibattito politico nell’ultimo periodo è, senz’altro, il referendum sulla riforma costituzionale, che si terrà nel prossimo autunno.
Si tratta di un referendum confermativo della legge Boschi sulla riforma di parte della Costituzione italiana.
La legge approvata secondo l’iter previsto abbisogna, per essere introdotta, di un referendum confermativo, così come prescrive la legge.
Com’è giusto che sia i fronti sono contrapposti tra chi sostiene la linea dettata dal Governo che vorrebbe l’introduzione delle modifiche e chi, invece, ritiene che tali modifiche non debbano essere applicate alla Carta costituzionale.
Questo secondo fronte è molto composito perché, seppur con le stesse finalità, la non introduzione delle modifiche, muove da diverse correnti di pensiero.
Ci sono, tra gli oppositori alla riforma, quanti ritengono la Costituzione italiana la più bella del mondo e perciò non necessaria di modifiche alcune. Vedono, questi, la carta costituzionale come un qualcosa d’ingessato, ferma nella sua “perfezione”, inamovibile ed eterna. Per loro la Costituzione nata dalla Resistenza non può essere nemmeno sfiorata dall’idea di modificarla. Si riconoscono idealmente e progettualmente nella Carta nata nel 1946. I settant’anni passati dalla sua promulgazione, le cambiate condizioni sociopolitiche della Nazione, l’avvento della Seconda repubblica non sono sufficienti, per loro, a determinare l’esigenza di una modifica della Carta costituzionale. Per questo al Referendum voteranno NO.
Al fronte del No si è iscritto anche il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Ma non per le motivazioni che spingono gli altri aderenti al Fronte, ma per motivazioni opposte, semmai.
Noi Missini da sempre avversiamo questa costituzione non riconoscendole gli elementi di obiettività e democrazia, pregna com’è di fervore resistenziale.
Nata, infatti, nell’immediato dopoguerra, la Costituzione italiana, fu ideata per essere uno strumento che portasse alla formazione di una partigiana, che perpetuasse nel tempo gli odii e le contrapposizioni tra le diverse anime della Nazione.
Si volle che non fosse la Costituzione della Pace, del superamento delle contrapposizioni che tanto dolore avevano prodotto tra gli italiani.
L’inserimento poi di un articolo, seppur transitorio, una transitorietà che dura da settant’anni, sul divieto della ricostituzione del Partito fascista, relegando al ruolo di fuorilegge milioni di cittadini, è quanto di più abominevole mente umana potesse pensare.
Quando si mise mano alla Carta costituzionale, si ebbe principalmente un obiettivo, abolire l’ordinamento fascista, e garantire gli alleati vincitori della guerra sulla ritrovata volontà di collaborazione con l’introduzione del metodo “democratico”. Per tale motivo si previde un bicameralismo “perfetto” con una doppia rappresentanza politica che doveva servire, nelle intenzioni dei Padri costituenti, la garanzia massima per l’applicazione della democrazia. Visto come sono andate poi le cose in Italia è facile dire che, da questo punto di vista si è ottenuto un totale fallimento.
Le doppie Camere sono servite solo ad accrescere le contrattazioni tra partiti, i ricatti, le intimidazioni. Noi le riteniamo inutili, dannose e anacronistiche. Tutto lontano mille miglia dalle reali esigenze di una nazione che avrebbe bisogno di ben altro livello di confronto e di strumento legislativo.
La riforma proposta dal governo prevede la modificazione del senato, solo che le modifiche sono, come abbiamo più volte scritto, peggiori della situazione attuale. Il tutto, infatti, si riduce alla mera riduzione del numero dei Senatori, si ritiene di contenere i costi, cosa assolutamente falsa, è vero semmai il contrario, e alla trasformazione del Senato nella Camera delle Regioni. Dal punto di vista politico non è assolutamente una riforma, il senato resterebbe, infatti, un organo a indirizzo politico e la conseguente riduzione dei Senatori produrrebbe solo l’effetto di ridurre la rappresentanza e quindi, nei fatti, la partecipazione politica, mentre i privilegi acquisiti per gli eletti resterebbero identici.
La nostra proposta di modifica del Bicameralismo prevede la trasformazione del Senato in una Camera delle Corporazioni, delle rappresentanze, cioè, delle categorie della produzione. Quest’organismo deve affiancare la Camera dei Deputati e in sinergia con essa legiferare. L’idea è di avere due Camere diverse negli indirizzi e nelle competenze ma trovino poi la complementarietà al momento del varo delle leggi.
Come si evince dalla nostra proposta la diversificazione tra le due Camere sarebbe reale nelle competenze e non meramente nominale.
Se questo viene realizzato, si concretizza la cosiddetta Democrazia Corporativa, il più alto esempio di partecipazione al processo legislativo, moderno, democratico, realmente connesso alle più genuine espressioni della società italiana.
Questi sono i motivi che ci portano a essere per il No al referendum autunnale. Motivazioni forti, in linea con il progetto politico portato dal MSFT. La nostra volontà di modificare la Costituzione va nel senso di un ammodernamento dello Stato, per il raggiungimento dei più alti ideali di giustizia sociale, mediante l’elevazione del ruolo del Lavoro, inserito nel contesto della Socializzazione. Diciamo No nel referendum ottobrino per dire sì, prossimamente, a una vera riforma della carta costituzionale.
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Mario Settineri
Segreteria Nazionale MSFT