Dal Borgo ha costruito il biposto Corvo Bianco in tredici anni di lavoro.
di Ezio Franceschini
BELLUNO. Dagli aereoplani di carta lanciati dai banchi delle elementari, ai deltaplani dei primi pionieri fino alla costruzione di Corvo Bianco, un magnifico biposto che sorvola i cieli bellunesi, tenuto nell’hangar sotto casa e col quale va anche a fare la spesa al supermercato. Gianangelo Dal Borgo, classe 1948, racconta la sua passione per il volo e la cantieristica aereonautica, o piuttosto una mania, come l’ha definita egli stesso nell’incontro svoltosi domenica a Torch in Alpago nell’ambito del Mese del Libro.
«Ho iniziato presto ad interessarmi di aerei e di volo. Dopo aver riempito di aerei di carta i prati sotto casa mi sono iscritto alla scuola professionale a Puos dove ha costruito un motore a scoppio finanziandomi il progetto raccogliendo e vendendo funghi ad amici e parenti, poi sono passato all’aeromodellismo grazie anche allo zio Lino di Varese che mi ha regalato il primo kit di montaggio. Devo dire che c’è voluto più di qualche esperimento fallimentare prima di mettere bene a punto la cosa. Dopo il primo volo turistico, anche questo regalatomi da zio Lino, nel 1975-76 sono passato al deltaplano con “l’uomo aquila” e altri due amici. Diciamo che a quei tempi era ancora un tipo di volo sperimentale che si compiva non in completa sicurezza. Così dopo essermi rotto un malleolo finendo contro una parete di neve, nel 1981 ho preso il primo brevetto di volo e l’anno successivo il secondo, quello con cui avrei potuto portare con me anche dei passeggeri. A quel punto mi sentivo pronto per costruire un aereo con cui andare e venire da casa».
Quanto c’è voluto per costruirlo?
«Ci sono voluti 13 anni e l’ho fatto insieme al mio aiuto costruttore e co-pilota Enzo Pollini, che si è occupato anche della marea di scartoffie necessarie. Il giorno che è stato finalmente iscritto all’anagrafe di volo, a marzo del 2000, abbiamo fatto una grande festa».
È un aereo che è stato già premiato due volte. Perché?
«Nel 2001 ha vinto il Premio Cap per il migliore aereo autocostruito da progetto e il premio Aereo Club d’Italia come unico aereo autocostruito e immatricolato al registro aeronautico. Nel 2004 Corvo Bianco si è quindi classificato terzo al prestigioso trofeo Rotondi per l’innovazione»
La pista di atterraggio e decollo sotto casa e a Torch, di fronte al lago di S. Croce, e misura solo poche decine di metri. Sono sufficienti?
«È un aereo fatto apposta per questo tipo di manovra, a me piace moltissimo alzarmi e atterrare in poco spazio, come mi piace volare di notte o atterrare all’aeroporto di Belluno, da dove poi a volte faccio un salto in supermercato a fare la spesa. Qui a Pieve ci sono altri appassionati di volo, non ultimi i parapendisti del Delta Club Monte Dolada. Si vede che questo bell’altopiano arioso e soleggiato invita a provare questa esperienza».
Cinquemila e cinquecento ore di lavoro, diecimila rivetti da sparare nella lamiera ed un progetto non in scala tradotto in pratica, e anche in italiano, da una rivista americana di aeronautica. È iniziata così l’avventura? ”
«Sì, ma noi continuiamo a cercare di migliorare ancora. Adoro le modifiche. Si potrebbe pensare a una nuova elica a passo variabile, con un nuovo motore da 150HP tipo Zoche, a diesel, due tempi oppure un MW a benzina da 150HP con raffreddamento a liquido, dopo aver reso gli ipersostentatori alari flottanti, aver aggiunto un’ulteriore estensione agli alettoni/flaperoni, almeno fino a metà ala. Dotarlo quindi di ammortizzatori e grandi gomme a elevato assorbimento d’urto. Così potrebbe decollare e atterrare anche su piste non preparate o greti di fiumi in non più di 10 metri con una velocità rispetto al suolo non superiore a 20 km orari. Quasi come un elicottero».
Il sogno e l’avventura dunque continuano per Gianangelo ed Enzo. Buon lavoro e buon volo.
Fonte: corrierealpi.gelocal.it/