Esperti e rappresentanti delle istituzioni dell’area euro-asiatica si sono confrontati, domenica 10 luglio e lunedì 11, presso la Fondazione Giorgio Cini nell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, nell’ambito della Conferenza internazionale “Along the Silk Roads”. La conferenza, che si è tenuta a porte chiuse, era organizzata dalla Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli di Romano Prodi, l’Autorità portuale di Venezia, il Centro per gli Studi sulla Via della Seta (Center for the Silk Road Studies) della Nankai University, con il supporto di Binhai New Area (Special Economic Zone in Tianjin) ed in cooperazione con TWAI (Torino World Affairs Institute), Center for Mediterranean Area Studies e l’Università Ca’ Foscari. Tra i protagonisti dell’incontro il presidente dell’Autorità portuale veneziana, Paolo Costa, e quello del porto di Tianjin, Lu Wei, i ministri italiani delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e degli Esteri, Paolo Gentiloni, il ministro austriaco dei Trasporti, Jörg Leichtfried, ed il ministro russo per l’Integrazione euroasiatica, Tatiana Valovaya: Cina, Italia, Austria, Russia dunque, ma anche Iran e Pakistan.
Alla base dell’incontro un mega progetto per il trasporto delle merci verso il Centro Europa, di cui si è cominciato a parlare con interesse sulla stampa già nello scorso febbraio, che dovrebbe coinvolgere i cinque porti dell’Alto Adriatico: Venezia, Trieste, Ravenna, Koper (Capodistria) e Rijeka (Fiume). Il progetto prevede un rafforzamento delle loro attività portuali in grado di assorbire una quota importante delle merci che la Cina intende esportare in Europa. L’idea alla base del progetto è stata elaborata dalla North Adriatic Port Association e prevederebbe la creazione di un sistema portuale offshore/onshore con la realizzazione di una piattaforma plurimodale al largo del porto veneziano di Malamocco, ad una distanza di 8 miglia dalla costa, dove la presenza di fondali di almeno 20 metri permetterebbe l’attracco delle grandi navi portacontainer provenienti dalla Cina (400 metri di lunghezza e una stazza di qualche centinaia di migliaia di tonnellate), e la realizzazione di terminal sulla terraferma a Marghera, Ravenna, Trieste, Koper e Rijeka, che sarebbero collegati con un sistema innovativo di navi a basso pescaggio ”Mama Vessel”.
Rispetto al collegamento marittimo tra Shanghai Amburgo e gli altri scali del Mare del Nord, il collegamento tra il porto cinese e l’Alto Adriatico ridurrebbe di circa 8 giorni la navigazione con conseguenti minori costi di trasporto delle merci, oltre ad altri benefici, come ad esempio minori emissioni di inquinanti che incidono sui mutamenti climatici. Risulterebbe, insomma, la rotta più breve per le merci via mare per raggiungere l’area europea dove vi è la maggiore concentrazione di aziende manifatturiere: Nord Italia, Germania, Austria, Croazia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Un percorso marittimo reso ancor più interessante dal raddoppio del Canale di Suez.
Secondo quanto è trapelato sulla stampa, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che ha annunciato un incontro in autunno riguardante i porti del Nordest, avrebbe espresso sul terminal offshore nella laguna di Venezia una posizione dubitativa anche se non negativa e la propria opposizione ad un eventuale competizione tra Venezia e Trieste. Del resto, il presidente dell’Autorità portuale veneziana, Paolo Costa, ha dichiarato la propria convinzione della possibilità di una unità dei porti dell’Alto Adriatico con una suddivisione del traffico: da una parte Trieste, Koper e Rijeka dedicati ai traffici verso est, dall’altra Ravenna e Venezia invece per quelli verso Nord e verso Ovest.
Come riporta il Der Standard, nel suo intervento il ministro degli Esteri austriaco Jörg Leichtfried ha dichiarato l’intenzione dell’Austria di proseguire il progetto considerato da tempo (un primo memorandum d’intesa era stato firmato nel 2008 tra Austria, Russia, Slovacchia e Ucraina e successivamente commissionato uno studio di fattibilità) di estendere la ferrovia a scartamento largo russo fino a Vienna. Secondo il ministro, Vienna dovrebbe diventare il fulcro del sistema di distribuzione di merci in tutta Europa. Un aspetto questo, che il ministro austriaco ritiene rilevante per tutti e tre i percorsi attualmente proposti per le merci cinesi: il progetto via mare di cui si è detto, attraverso il Mar Cinese Meridionale, l’Oceano Indiano e il Mar Rosso con destinazione i porti mediterranei dell’Europa; i progetti via terra, quello settentrionale attraverso l’Asia centrale via Mosca e quello meridionale attraverso l’Iran e la Turchia. Il percorso via terra attraverso la Russia risulterebbe più corto, rispetto quello via mare, di 10 giorni. Secondo stime riportate dal quotidiano austriaco, nel solo 2015 attraverso la Russia verso l’Europa orientale sono stati trasportati circa 100.000 container provenienti dalla Cina. Nel 2015, l’Austria assieme a Slovacchia, Ucraina e Russia ha commissionato un ulteriore studio di fattibilità riguardante il prolungamento della ferrovia a scartamento largo russo da Košice, nella Slovacchia orientale, a Vienna, che dovrebbe essere completato nel 2017. A Vienna inoltre sarebbe progettata la realizzazione di un terminal merci, costo 800 milioni di euro circa. Il ministro austriaco ha ribadito nelle sue dichiarazioni che obiettivo del suo Ministero è quello di portare quanto più traffico possibile dalla strada alla ferrovia, che è il motivo principale della costruzione della rete ferroviaria austriaca, ed ha sottolineato quanto siano anche importanti collegamenti ferroviari efficienti in Europa e non solo. A margine della conferenza, Leichtfried ha incontrato il suo omologo italiano Delrio con il quale ha avuto dei colloqui. Tema principale di discussione secondo la stampa austriaca il rafforzamento del trasporto ferroviario di merci tra Austria e Italia, attraverso una migliore connessione della rete ferroviaria con i porti, investimenti in infrastrutture moderne nei terminal merci e un nuovo orientamento delle sovvenzioni.
L’Alto Adriatico e la “Via della Seta” in chiave moderna
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