Mi aveva contattata solo qualche giorno fà Sabine Hoenig, la mamma di Alexander Nikolaidis, (in arte Alex Dolce) per chiedermi di parlarmi: “basta non ce la faccio più, sono passati 500 terribili giorni dalla morte di mio figlio e nonostante ho prodotto tante prove e carte alle Procure di Brescia e di Mantova che indagano, nessuno mi dice nulla”.
Mi aveva girato solo alcune della carte depositate e più di qualcosa non mi convinceva e questa sera dopo averla incontrata a Milano consumando un veloce caffè, è stata un fiume in piena raccontandomi tutto, ed ho capito che ci troviamo di fronte ad un altro caso assurdo di disonestà, immoralità, negligenze, superficialità, mala sanità e cattiva giustizia.
C’e molta carne da cuocere nelle documentate prove profotte dalla mamma, che ha dato vita con la figlia e i familiari ad una Fondazione per onorare la memoria di Alex, che era amato da molti ragazzi in Lombardia e non solo.
“Mio figlio era un ragazzo per bene, con sani principi e Valori, non si drogava, non beveva, pur lavorando in discoteca e per circa 16 ore al giorno. Per questo merita rispetto”.
Penso proprio che noi tutti glielo dobbiamo.
Prima di ripartire, dopo una lunga e commovente intervista, Sabine mi ha voluto regalare il braccialetto di Alex e pregarmi di seguire le attività della Fondazione Alex Dolce.
Le ho stretto la mano, l’ho abbracciata forte e baciata dolcemente per rassicurarla che non la lasceremo sola in questa battaglia per pretendere Verità e Giustizia.
Da una parte ci sono due medici che in dispregio del giuramento di Ippocrate non hanno scritto la verità, alcuni hanno dichiarato anche il falso rispetto ad una visita che non poteva essere stata fatta con Alex quel giorno in vacanza in Spagna.
Dall’altra parte, un sistema quello dai guanti bianchi, che quando agisce non lascia mai le impronte dei colpevoli che si difendono e si coprono a vicenda.
Nei prossimi giorni, cercheremo di dare voce a Sabine e di raccontare i fatti, visto che “la Giustizia non mi da risposte voglio che la stampa e i giornalisti raccontino i gravi fatti accaduti”.
“Non è possibile – mi ha detto commossa Sabine – che la malvagità di pochi debba prevalere sul bene della nostra società.”
P.S. Alex stroncato da un malore a soli 33 anni, era da anni il direttore artistico del Coco Beach, locale di Lonato ma conosciuto in tutto il lago di Garda. Proprio per questo Alex Dolce, nome d’arte, di Alex Nikolaidis, era volto molto noto ai tanti che frequentano i locali bresciani. Motivo per cui la notizia della sua morte aveva lasciato sgomenti quanti lo conoscevano e lo stimavano.
Gianluigi Laguardia