Come commentare l’esito del referendum in Gran Bretagna? Potremmo farlo in tantissimi modi, definendolo un evento storico; l’affermazione dell’indipendenza nazionale; il ritorno ai sacri valori del nazionalismo; la rivincita dei popoli sulla finanza. Sicuramente potremmo usare tutte le frasi sopra riportate e diremmo bene.
Certo è che il referendum in questione ha dato una spallata, la più forte dalla sua creazione, all’Unione Europea.
Non ci ha sorpreso la cosa.Non poteva sorprendere chi, come noi, ha sempre avversato questa Europa, non riconoscendosi in essa, nei suoi valori fondanti, nelle sue dinamiche politiche.Sapevamo, anche senza aspettare il referendum inglese, che quest’Unione era invisa ai popoli europei.
Già altre Nazioni, prima della Gran Bretagna, avevano preso posizione uscendo dall’Unione e riaffermando i valori delle loro autonomie.Quando un matrimonio si fonda sugli interessi, sul calcolo, sulla supremazia finanziaria di una parte a discapito dell’altra, è naturale che, a lungo termine, i motivi di divisione prevalgano e diventino elementi dirompenti al punto da creare fratture e scissioni inevitabili.
Per tenere insieme l’Europa si sarebbe dovuto fare affidamento ad altri valori di riferimento, valori eterni e condivisi.Bisognava fondarla sulla comunione culturale, sulla storia, sulle radici cristiane comuni. Bisognava dare corpo a una politica interna comune, elaborare strategie di politica estera condivise. Bisognava, soprattutto, costruirla su basi di rappresentanza paritetiche tra le Nazioni aderenti. Invece si è incentrato tutto sull’economia, sui mercati, sulla finanza. Il risultato è stato un organismo che ha creato diversità di posizioni, con Nazioni che hanno assunto un ruolo preminente rispetto ad altre e che hanno tentato di asservire l’organismo europeo ai propri particolari interessi.
Il risultato è stato un’Unione europea in mano alle lobby finanziarie, sottomessa ai mercati, incapace di slanci emotivi che avrebbero dovuto coinvolgere le popolazioni.Un’Europa lontana miglia e miglia da quella propugnata dal MSFT. Un’Europa nemmeno lontana parente di quella ideata da Filippo Anfuso. L’Europa dei popoli, delle Nazioni, è rimasta nei sogni di quanti a quella cultura s’ispirano. Il risultato, invece, è stato quest’ibrido, incapace di coinvolgere le passioni, che nessuno avverte come prossimo alle loro aspettative, farraginoso inconcludente distante dalle realtà sociopolitiche delle Nazioni. Mai, in nessun momento, tutti ci siamo sentiti cittadini europei.Nessuna sorpresa, quindi, se l’esito del referendum inglese è andato nella direzione dell’uscita dall’UE, segnando, di fatto, la fine dell’Unione . Una morte annunciata questa, che nulla aggiunge a quanto già sapevamo. Adesso che l’unione europea segna il livello più basso della fiducia in essa riposta, adesso che pare si sia avviata, senza possibilità di ritorno, la fase di sgretolamento di questa insulsa istituzione, noi ci sentiamo di rilanciare l’idea di un’Europa Unita.
Certo su basi totalmente diverse, il modello di riferimento lo fornisce ancora Filippo Anfuso. Adesso che l’Europa delle banche, delle lobby, della finanza crolla è tempo di erigere l’Europa dei popoli. Avanti dunque, per un nuovo antico progetto, con il MSFT in testa ancora una volta, il progetto di una rinnovata unione europea che sia veramente, che sia finalmente, l’Europa delle Nazioni.
Mario Settineri
Segreteria Nazionale MSFT