Reggio Di Calabria (Calabria) 10 aprile 2016

LA CHIESA E LA GRANDE GUERRA

Continuano gli appuntamenti relativi al progetto “Il Centenario della Grande Guerra” organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria che per tale la valenza ed i contenuti di tale programma ha ricevuto l’Alto Patrocinio dell’Ambasciata d’Austria, della Repubblica Ceca, della Repubblica Slovacca, dell’Ambasciata di Ungheria. Nel corso della nuova conversazione culturale sono stati trattati gli aspetti inerenti al ruolo dei molti sacerdoti e dei tanti cappellani militari che si ritrovano a dare il loro contributo, oltre che al fronte, anche negli ospedali da campo o nelle immediate retrovie. Questi alcuni delle cifre che sono stato oggetto della conversazione organizzata dal sodalizio culturale reggino dal titolo “La Chiesa e la Grande Guerra”, alla quale, dopo la parte introduttiva di Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”), ha presenziato in qualità di relatore Antonino Megali, socio dell’Associazione organizzatrice. Dal 1914 al 1918 l’Europa fu sconvolta da un conflitto destinato a cambiare la mentalità bellica fino ad allora conosciuta: la prima guerra mondiale che venne giudicata in un primo momento breve e veloce cosa che non avvenne, visto che il vecchio continente fu sommerso da una lunga scia di sangue e di fango. Il Papa del periodo Benedetto XV assunse durante il conflitto una condotta prettamente volta alla neutralità e condannò più volte quella guerra che venne definita dallo stesso Pontefice come “orrenda carneficina”, “suicidio dell’Europa civile” o “inutile strage”. Il nuovo tema affrontato dal sodalizio culturale reggino propone un altro aspetto della prima guerra mondiale e nello specifico quello inerente al ruolo delle Chiese cristiane e dei cattolici dei diversi Paesi europei che si trovarono su fronti opposti, nonostante i ripetuti tentativi di evitarlo da parte di due Papi, Pio X e Benedetto XV, ma anche e non per ordine d’importanza di quello delle altre Chiese. A riguardo il rapporto delle altre correnti religiose nei confronti della grande guerra c’è da registrare la posizione interventista del protestantesimo tedesco, così come i valdesi italiani, ma anche le altre Chiese di fede protestante, cattolica-romana, ortodossa nei rispettivi Paesi, mentre di opinione contrarie furono le Chiese evangeliche di tradizione pacifiste (Mennoniti, Quaccheri). A guerra finita si manifestò in molti sacerdoti una crisi profonda. L’impatto con quanto avevano visto fu devastante. Tante certezze maturate nei seminari e negli ambienti ecclesiastici vennero meno. Il piccolo mondo spirituale di ieri non basta al sacerdote che ritorna dalla guerra,scrisse don Mazzolari. La Chiesa da parte sua non colse subito i cambiamenti che erano avvenuti, non concepì l’idea di cambiare la sua visione della figura del prete e non si accorse che il reinserimento era reso più difficile nel mondo totalmente cambiato rispetto all’inizio del conflitto. Il risultato fu che tra i sacerdoti arruolati ben trecentocinquanta furono sospesi a divinis perché sotto le armi erano cambiati e tanti lasciarono volontariamente la Chiesa.

RIFERIMENTO INTERNET:
http://www.circoloculturalelagora.it/centenario1stwar.htm