Brembio (Lombardia) 25 settembre 2015

La Gazzetta e il transito di mezzi agricoli per il paese

È stato distribuito questa mattina col porta a porta un “edizione speciale” del foglio informativo “La Gazzetta di Brembio” della maggioranza che amministra Brembio, un numero che, vista solitamente la sua funzione di propaganda, ha il pregio, finalmente, di essere stato realizzato senza costi in bilancio comunale e quindi senza costi per la cittadinanza: una novità, che si spera in futuro sia ripetuta e mantenuta, di cui va dato atto al nuovo sindaco Giancarlo Rando.
Molti articoli meritano l’attenzione, dal punto di vista di una corretta amministrazione, perché necessari di integrazioni o di precisazioni, come può semplicemente suggerire ad una lettura affrettata il fatto che un consigliere si ostini a firmarsi consigliere delegato, una figura che nella normativa italiana sugli enti locali non esiste, e neppure nello Statuto del Comune. Ma veniamo ai problemi seri, uno in particolare: quello del transito dei mezzi agricoli per le vie cittadine di Brembio.
A scriverne è il vicesindaco Sozzi, che, quando era sindaco nei due precedenti mandati, ha sempre trascurato le proteste di cittadini seriamente danneggiati nella loro quotidianità dal passaggio dei mezzi, tant’è che nel tempo nulla è mutato. All’ex sindaco è da attribuire l’estensione all’intero centro abitato di un’ordinanza di limitazione a 15 km/h della velocità di tutti i mezzi agricoli, dopo le critiche di molti cittadini per il fatto che fosse stata imposta dapprima sulla sola, marginale allora [mentre oggi è l’accesso, non unico, ad un deposito di mezzi agricoli di un contoterzista], Via Cavour; via dove si trovavano le abitazioni di due membri della giunta. Tuttavia, – ciò che non viene evidenziato adeguatamente, come dovrebbe esserlo, nella nota del vicesindaco, – dal 2003 vige un’ordinanza che vieta il passaggio nel centro abitato di tutti i mezzi che superano le 6,5 tonnellate e cosa mai smentita: mezzi agricoli compresi, in quanto un passaggio continuo in tutti i mesi dell’anno, con un picco intollerabile da luglio a settembre, non rientra nei motivi previsti nell’atto sindacale per una deroga. Del resto nello stesso articolo l’ex sindaco vicesindaco non lo nega, anzi lo riconosce dove, accennando alle ordinanze esistenti, dice che sono “tese a limitare il disagio dei transiti, limitandone la velocità, il carico [appunto, ndr] e da ultimo anche il passaggio nei giorni festivi”.
L’ultima citazione viene conclusa dall’affermazione, che segue, che ha del surreale, soprattutto tenendo conto di un emendamento presentato dalle minoranze e poi convinte a ritirarlo, riguardante il transito dei mezzi agricoli, che sollecitava l’amministrazione a controllare le violazioni alle ordinanze [e, dunque, sic et simpliciter, stante i divieti, a bloccare il transito dei mezzi agricoli per il paese, cosa che continua a non avvenire]; questa l’affermazione finale del vicesindaco: “Cercando di controllare il più possibile con la polizia locale il rispetto delle ordinanze”. Non si sa se sia configurabile quanto meno il reato di ommissione d’atti d’ufficio, ma sicuramente, se fosse reato, la presa in giro della popolazione amministrata.
E si persevera nell’idea che la cittadinanza sia ingenua e sprovveduta: “Naturalmente – dice il vicesindaco, – le Ordinanze da sole non bastano [già, ci vuole chi le faccia rispettare, ndr] e quindi l’Amministrazione sta pensando di proporre agli Imprenditori Agricoli ed alle loro associazioni di categoria delle viabilità alternative che riducano sensibilmente il passaggio dei mezzi pesanti nel centro del Paese”. Insomma, par di capire che l’intento non è quello di far cessare una violazione, ma una sorta di “vi proponiamo di violare le ordinanze di meno”. L’idea di percorsi alternativi è ovvia, e già gli imprenditori agricoli avrebbero dovuto in prima persona pensarci, trovarli e servirsene per non violare le norme del codice della strada, imposte con le ordinanze, ma ciò che fa veramente senso è il verbo usato nell’articolo: “proporre” invece di un più corretto “imporre”.
Non solo l’uso freudiano delle maiuscole, per cui si scrive “Imprenditori Agricoli” e per contro “concittadini”, ma in tutto l’articolo è intollerabile il tono paternalistico utilizzato retoricamente, a cominciare dall’incipit, quando rivolgendosi ai “cari e care concittadine” si scrive: “In queste roventi settimane estive alcuni di voi, legittimamente anche se a volte per la verità con toni forse eccessivi, hanno posto il problema”. Esasperazione e disperazione per un soppruso subito possono portare a comportamenti, se ci sono stati, fuori dalle righe, certo, soprattutto quando l’inerzia di chi deve intervenire perché è sua prerogativa il farlo, di fronte a rischi per la sicurezza e l’incolumità dei pedoni, danni alla salute per chiha l’abitazione che si affaccia sulle vie interessate, spregio di norme, dura da anni: l’inerzia, questa sì, è enorme.
Drammatica poi è la conclusione dell’articolo da cui traspare che nonostante l’amministrazione “non ha mai negato il problema ed anzi ha costantemente lavorato in questi mesi per risolverlo”, non esiste una soluzione del danno e dei disagi alla popolazione o la volontà di arrivarci: “Concludiamo questa breve riflessione – scrive il vicesindaco, – non nascondendovi la difficoltà della soluzione del problema che tuttavia può essere trovata con il buon senso di tutti”. Cioè attualmente la soluzione non c’è. Per essere precisi, non c’è oggi una soluzione diversa dal blocco del transito dei mezzi agricoli per le vie di Brembio. E l’amministrazione, minoranze comprese, non dovrebbe fare strizzatine d’occhio, ma comportarsi di conseguenza.