Il Consiglio comunale di San Dorligo della Valle/Dolina, nella seduta del 29 marzo scorso ha approvato a maggioranza una mozione presentata da uno dei consiglieri, Giorgio Gherlanz, del gruppo “Fronte per l’indipendenza del Territorio Libero di Trieste”, che aveva ad oggetto la “costituzione dell’assemblea della minoranza dei cittadini del Territorio Libero di Trieste”. Alla seduta consiliare era presente la quasi totalità dei consiglieri, 16, mancava all’appello il solo Massimiliano Dazzi del gruppo “Lista Gombač”. La votazione, dopo la illustrazione del proponente cui è seguito un intervento del consigliere Boris Gombač, è stata messa positivamente ai voti con questo esito: favorevoli 10, contrari nessuno, astenuti 6. Hanno votato a favore della mozione, oltre al proponente, i consiglieri del “Partito Democratico/Demokratska Stranka” e di “Slovenska Skupnost”. Si sono astenuti i due consiglieri di “Sinistra Unita/Združena Levica”, il capogruppo della “Lista Gombač”, i consiglieri di “Forza San Dorligo”, della “Lega Nord” e della “Lista Civica Territorio Ambiente/Občanska Lista Teritorij Okolje”.
La mozione urgente, protocollata il 13 febbraio, ha in indirizzo come destinatario, oltre al Comune e al Sindaco, anche la Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Per meglio comprendere è giusto ricordare che San Dorligo della Valle/Dolina è uno dei sei comuni che erano parte della Zona A sotto controllo anglo-americano e continuano a far parte del Territorio Libero di Trieste, amministrato oggi dal governo italiano. Gli altri comuni sono Trieste/Trst, Duino-Aurisina/Devin-Nabrežina, Sgonico/Zgonik, Monrupino/Repentabor, Muggia/Milje. Del Territorio Libero di Trieste facevano parte altri 10 comuni, la cosiddetta Zona B sotto amministrazione jugoslava, che, dopo il riconoscimento delle Nazioni Unite di Slovenia e Croazia e l’esito di referendum popolari, sono stati annessi a quelle due repubbliche. La questione del Territorio Libero, checché si pensi o se ne dica, permane ancora oggi non risolta, a settant’anni dalla sua costituzione stabilita dal Trattato di Pace, firmato dall’Italia a Parigi il 10 febbraio 1947, proprio perché manca nei fatti un riconoscimento istituzionale italiano, e lo testimoniano le vicissitudini, patite particolarmente in ambito giudiziario, del Movimento Trieste Libera. Il comma 5 del Memorandum di Londra dice “Il Governo italiano s’impegna a mantenere il Porto Franco a Trieste in ottemperanza delle disposizioni degli articoli da 1 a 20 dell’Allegato VIII del Trattato di pace con l’Italia”: è ovvio che ciò è possibile per l’Italia in regime di Unione Europea solo perché il Territorio di Trieste è Territorio Libero di Trieste amministrato dal governo italiano.
La mozione – da qui l’indicazione della presidente della Regione come destinatario – ha per riferimento principale la legge regionale 26/2014 di riforma delle autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia, ed in particolare l’articolo 21 che al primo comma recita: “Sono istituite le Assemblee di comunità linguistica quali organismi deputati alla valorizzazione e alla salvaguardia della coesione territoriale, sociale ed economica delle comunità linguistiche friulana, slovena e tedesca presenti sul territorio regionale”; ed al secondo comma: “Le Assemblee di comunità linguistica sono costituite mediante la stipulazione di convenzioni dai Sindaci dei Comuni con presenza di minoranze linguistiche ai sensi dell’ articolo 3 della legge 15 dicembre 1999, n. 482 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche), o loro delegati”. La mozione del consigliere comunale Giorgio Gherlanz chiede il riconoscimento dei Cittadini del Territorio Libero di Trieste ed il loro inserimento nel novero delle altre minoranze indicate nel testo della legge regionale, in quanto autentica minoranza a pieno titolo essendo stata di fatto “costituita da un Memorandum d’Intesa dalle Grandi Potenze”, il Memorandum firmato a Londra il 5 ottobre 1954. La mozione infine chiede anche la stipula secondo normativa di una convenzione, senza oneri, per la costituzione dell’assemblea della minoranza dei cittadini del Territorio Libero di Trieste.
Nel Territorio di Trieste, così come oggi è intesa oggi la Zona A del Territorio Libero nei documenti del Commissariato di Governo, non sono pochi coloro che si reputano de jure cittadini del Territorio Libero: di essi gli sloveni già sono riconosciuti minoranza linguistica, ma in una corretta ottica anche gli altri sono ben inquadrabili nell’ambito delle minoranze linguistiche (i triestini “di città” si riconoscono dalla parlata ancora viva, quel veneziano “coloniale” adottato nella libera città asburgica dagli uomini “novi” a partire dal Settecento). La questione sollevata dalla mozione del Gherlanz, dunque, potrebbe quantomeno stimolare, spingere a costituire ambiti nel Territorio, come le assemblee, dove tutti gli spiriti indipendentisti potrebbero discutere strategie comuni e sinergie per il riconoscimento di fatto di ciò che di diritto è riconosciuto dal 1947.
Il testo della mozione è girato per i social senza sollevare grandi reazioni, forse perché non pienamente capita, o semplicemente snobbata e non solo dai “puristi” dell’indipendenza di Trieste. A lamentarsene del silenzio su essa e a mostrare delusione in un post, è stato Giorgio Marchesich, candidato sindaco di una delle liste indipendentiste alle ultime elezioni comunali di Trieste, che vede nell’approvazione della mozione “un fatto così importante come il riconoscimento del T.L.T. da parte di un’istituzione italiana quale il Comune di Dolina (San Dorligo della Valle)”. Marchesich ha preannunciato la sua presenza dopo Pasqua alla trasmissione “Sveglia Trieste” della televisione locale Telequattro, dove illustrerà la mozione che prevede – sottolinea – un’assemblea dei “Cittadini del Territorio Libero di Trieste” e spiegherà le conseguenze della sua approvazione.
La mozione approvata dal Comune di Dolina, quale dopo?
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