Sto seguendo con apprensione di ora in ora il continuo evolversi degli incresciosi e tristi accadimenti che stanno interessando la Turchia: dal mancato golpe di giovedì scorso sino alla grave situazione venutasi a determinare in queste ultime ore con il regime autoritario che Erdogan vuole imporre senza regole, nè rispetto dei diritti civili e umani.
Di poco fa la notizia che un Parlamento senza libertà di coscienza ha votato per il SI allo “Stato di Emergenza” per tre mesi che di fatto paralizzerà e metterà in ginocchio l’intero Paese, oltre alla sospensione della Convenzione Europea sui diritti umani.
Sono andato per la prima volta solo 4 anni fà ad Istanbul, pur avendo molte riserve per la sua storia, le sue controverse e fanatiche religioni, il caos che regna da sempre anche per le continue ondate di popoli che ci arrivano fuggendo da altre dittature e guerre.
Ci sono poi ritornato volentieri dopo averla visitata e ammirata nelle zone principali e dopo aver conosciuto ed incontrato persone meravigliose che ci vivono turche e non solo, ma anche molti italiani che ci lavorano e studiano.
In questi giorni sono stato mosso dal desiderio di ritornarci anche se poi sono stato desistito dagli amici che ci vivono, che mi scrivono continuamente pur di non rimane isolati e lontani dal resto del mondo, che mi hanno esortato a non andarci, almeno sino a quando non si capisce realmente cosa stia accadendo, poiché sembrerà strano, nemmeno loro che vivono da sempre lo hanno capito.
Sono giorni davvero terribili per tanti costretti a non uscire di casa da sette giorni ed anche per tanti altri che escono solo per le necessità impellenti, altri, invece, per scendere in piazza e nemmeno sanno perché lo fanno dopo essere stati invitati a manifestare e protestare per difendere non si sa cosa e chi.
Al di là del golpe non riuscito, non posso immaginare che le liste dei dissidenti erano già pronte da tempo, che andavano arrestati magistrati, docenti, poliziotti, militari, civili, cacciati rettori dalle università, bloccate le ferie a tutti i dipendenti statali, che si accingevano come tanti di noi a partire lontano dal loro Paese.
In Turchia, purtroppo, si continua a vivere anche in queste ore nel dramma di non conoscere la verità su quanto sta accadendo, con la gente che viene controllata passo-passo, anche su internet e sui social, con il timore di diramare e ricevere notizie distorte dalle terribili dinamiche che stanno sconvolgendo e snervando tutti.
Da giorni assistiamo inermi, alle continue contraddizioni di un “sultano” che solo giovedì scorso stava scappando via e che di colpo, invece, sta evitando di far fuggire via tutti coloro che non la pensano come lui.
La silente e non ferma reazione dell’Europa, dell’Onu, dell’America, della Russia e di tanti altri autorevoli Stati, impongono prima che sia troppo tardi, una seria e non più rinviabile riflessione per continuare a garantire i diritti civili e la democrazia della Turchia, pensando anche a quei milioni di cittadini di altre nazionalità che ci vivono, lavorano, studiano e che hanno fatto i loro investimenti di vita e che non vogliono vedere svanire nel nulla i propri sogni e sacrifici.
Anche le azioni intraprese dal Governo discutibilmente democratico di Erdogan, prima dei tumulti ed ancor di più oggi, contro i giornalisti e la libera informazione con la chiusura di TV, radio, la soppressione e il controllo dei principali giornali, impone una forte reazione degli organismi di categoria e delle massime Istituzioni di ogni parte del mondo, per esprimere solidarietà e vicinanza ad un popolo ed in particolare ai tanti colleghi che vivono nella disperazione e nell’angoscia questi tragici momenti che nemmeno possono raccontare e commentare.
La Libertà di Informazione si pretende sempre e ovunque e non solo per custodire egoisticamente il proprio orticello.
Per questo è necessario una grande mobilitazione popolare in ogni parte del mondo per rivendicare e pretendere una Turchia libera e democratica, senza sultani e impostori che possono minare la pace di quel Paese e del mondo.
Molto presto ritornerò ad Istanbul e mi auguro di poter girare tra le strade sempre movimentate di giorno e di notte di quella bellissima metropoli che deve continuare ad unire le tradizioni ed i popoli d’Oriente in cerca di democrazia e libertà con quelle di un Occidente in cui forse, la democrazia e la libertà sono esagerate tanto da determinare fin troppa indifferenza di fronte ai pericoli e alle tensioni che stanno scoppiando di fronte ai nostri Paesi e alle nostre case.
In questa angosciante notte, in cui i rumori degli aerei militari che stanno sorvolando i cieli della Turchia, il mio pensiero va ai tanti italiani che lasciando i propri cari sono andati da anni a lavorare in Turchia dove lo sviluppo socio economico era più galoppante rispetto ad altre realtà prima di questo Stato di Emergenza che ci auguriamo non finisca per mettere nuovamente tutti in crisi Turchi, Italiani e quanti da ogni parte del mondo hanno deciso di viverci.
Ho tanti bei ricordi di Istanbul, con tante persone conosciute di ogni parte del mondo, ma ricordo sempre la forte stretta di mano che mi diede una mamma ed una nonna italiana del Veneto che aveva deciso a quasi sessant’anni di mettersi in gioco per andare a investire ad Istanbul in un noto centro commerciale che si caratterizza per i sapori e i gusti della cucina italiana e che mi disse: “ci aiuti a raccontare che siamo in tanti gli italiani che siamo venuti qui a lavorare lontano dai nostri affetti e dalla nostra amata terra”.
Per le strade di Istanbul e negli altri centri importanti della Turchia regna in queste ore la desolazione e la preoccupazione di fronte alla marea di persone che affollano quotidianamente gli imponenti centri commerciali, le moschee, le strade principali, i mercati dove si incentrano le relazioni sociali, commerciali e umane.
Speriamo che presto tutto torni alla normalità.
GIANLUIGI LAGUARDIA