La Voce di Trieste, oggi 30 settembre, giorno in cui ricorre il 633° anniversario della dedizione di Trieste alla Casa d’Austria, commenta l’evento con un editoriale del suo direttore Paolo G. Parovel, “30 settembre: Trieste e l’Austria dal 1382 allo Stato indipendente”.
Dopo aver ricordato gli aspetti salienti dei 536 anni del legame statuale volontario di Trieste con l’Austria, l’editoriale ricorda come la data sino al 1918 sia stata celebrata come festa ufficiale: nel 500° anniversario Trieste eresse un monumento commemorativo nella Piazza della Stazione dove oggi c’è il monumento all’imperatrice d’Austria Elisabetta. “Il legame naturale solido e fecondo di Trieste con il suo retroterra e con la civiltà e l’etica di Casa d’Austria – scrive Parovel, – poté essere spezzato solo con le armi, e nonostante la strenua difesa e resistenza dei triestini, dagli esiti devastanti della prima guerra mondiale 1914-18, che venne e viene esaltata da molti, anche ad un secolo di distanza, come se avesse portato delle libertà”.
La Grande Guerra – sottolinea l’editoriale de La Voce di Trieste, – “invece fu il macello di popoli inutile ed orrendo che avviò il ciclo di degradazione e dissoluzione della civiltà europea nei nazionalismi, nei razzismi, nelle ideologie totalitarie, nell’orrore crescente dei genocidi e nelle nuove guerre del Novecento, alle quali si tenta ancora di rimediare costruendo una nuova Europa plurinazionale su modelli ancora troppo innaturali e squilibrati”. Alla guerra, dal novembre 1918 al maggio 1945, seguirono 27 anni “fatti pesare come secoli – dice Parovel, – cancellando ufficialmente e nella cultura delle nuove generazioni la memoria storica vera di Trieste per sostituirla con i condizionamenti culturali di propagande nazionaliste grossolane e grottesche, rinnovate dal 1945 a tutt’oggi e spacciate come patriottismo anche al popolo italiano”. Una parentesi breve ma pesantissima.
Nel secondo dopoguerra, nel nuovo contesto mondiale, l’indipendenza della città-porto di Trieste è stata ripristinata come Free Territory – Territorio Libero – Svobodno ozemlje, dotato di Porto Franco internazionale dal Trattato di Pace del 1947, tuttora in vigore. Al riguardo scrive Parovel: “In sostanza, poiché dopo la seconda guerra mondiale non era possibile restituire Trieste ad una ricostituita Austria-Ungheria, la sua città-porto venne costituita in nuovo Stato membro delle Nazioni Unite sotto loro garanzia, con regime portuale internazionale e diritti speciali per l’Austria, per gli altri Stati del retroterra mitteleuropeo ex austro-ungarico e per la Svizzera. Le potenze firmatarie del Trattato e le Nazioni Unite hanno anche avviato il regime di governo provvisorio del nuovo Stato di Trieste indipendente con mandato di amministrazione fiduciaria speciale affidato dal 1947 al 1954, ai Governi degli Stati Uniti e del Regno Unito che l’hanno esercitato in maniera esemplare per legalità, efficacia e correttezza”.
Dal 1954 all’Amministrazione militare alleata è subentrato il Governo italiano, che, però, dice l’editoriale, “non ha gestito doverosamente la città ed il porto franco in amministrazione separata, ma vi ha simulato gradualmente la sovranità dello Stato italiano, consentendogli di appropriarsi di tutte le risorse economiche e patrimoniali di Trieste e di imporle il pagamento, vietato dal Trattato di pace, del debito pubblico italiano e di un’enormità di altre tasse non dovute. Questi abusi hanno devastato l’economia della città e paralizzato il suo ruolo produttivo europeo ed internazionale”. In più oggi è stato aggiunto “il tentativo illecito finale di strangolare del tutto il Porto Franco internazionale del Free Territory of Trieste per spostare gli assi di traffico mitteleuropei, e persino il regime di porto franco, sui porti della penisola italiana”. Trieste, dunque, oggi come nel 1382, “quando chiese difesa all’Austria e la ottenne per oltre mezzo millennio”, deve difendere la propria sopravvivenza e la propria dignità “dai medesimi interessi politico-aggressivi” di allora.
Secondo Parovel, oggi l’Austria, “se saprà uscire dalla sua lunga crisi d’identità politica”, potrebbe svolgere due ruoli importanti: il primo di candidarsi “a succedere al Governo italiano nel ruolo di amministratore provvisorio del Free Territory of Trieste e del suo Porto Franco internazionale per conto delle Nazioni Unite”; il secondo “quello di fulcro storico e geopolitico di una coalizione di interessi degli altri Stati della Mitteleuropa con i quali Trieste ha condiviso fraternamente mezzo millennio di storia e continua a condividere la stessa gravitazione politico-economica negli equilibri del sud-est europeo, che attendono da troppo tempo di essere consolidati”.
Si può leggere integralmente l’editoriale nel sito online di La Voce di Trieste (www.lavoceditrieste.net).
La Voce di Trieste dedica un editoriale al 30 settembre 1382
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