San Gimignano (Toscana) 21 ottobre 2015

Le “Presenze di Natura” di Serafino Magazzini

Esporre le proprie opere, le proprie “produzioni” artistiche in una mostra, potrebbe sembrare un atto di arroganza, di scelleratezza, di autolesionismo o di narcisismo. Ma non è così: arriva un momento che l’artista sente il bisogno di misurarsi con gli altri. Non è tanto il fatto di mostrare cosa uno sa fare per essere apprezzato, ma un momento per aprirsi al dialogo, parlare col proprio linguaggio espresso con la propria “opera”.
Nella mostra che in questi giorni l’artista (con la A maiuscola) Serafino Magazzini presenta a San Gimignano, nello spazio espositivo della Sala della Cancelleria, in via San Matteo, c’è molto di più di una presentazione dei lavori. Il titolo, “Presenze di Natura” porta subito a ricordare quei “paesaggi infiniti” che Serafino Magazzini era stato invitato ad esporre, alcuni mesi fa, dal Comune di Deiva Marina, in terra ligure.
Si può iniziare da qui a parlare di terre, di spazi di luce e di colori.
In questa esposizione si va avanti in un percorso estremamente serio, non ripetitivo ma evolutivo, sia per le tecniche che per le espressioni. La trasposizione delle emozioni, dei particolari del paesaggio e della natura, che l’artista Magazzini riesce ad “inquadrare” e trasferire sulla tela, sintetizzano, a mio avviso, una particolarità: viene da chiedersi se le emozioni che trasmettono le opere di Serafino sono nate prima dal cuore o dalla testa. Senz’altro non dalla paura di non stare dentro confini e definizioni preconcette, ma per liberare una grande forza che, straordinariamente, si trasforma in poesia.

Si potrebbe chiudere qui il mio semplice racconto o la piccola cronaca di una mostra, ma è giusto ricordare, per chi non avrà la fortuna di visitarla, che tutto il lavoro di Serafino Magazzini, come lui stesso tiene a precisare, nasce dal convincimento di portare avanti un progetto iniziato mezzo secolo fa, con molta serietà, sostenuto dall’aiuto morale di un amico che lui considera maestro, il pittore genovese Cesco Servato e il poeta Domenico Camera. Questo sottolinea la semplicità e l’umiltà di Serafino, un artista con un modesto studio da pittore, in una vecchia casa in un piccolo borgo di una frazione di San Gimignano, dove le tele, che lui stesso prepara, prima di dipingerle, acquistano quella materia che si riempie di colori e fantasia dell’anima.
giorgio mancini
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