Borghetto Lodigiano (Lombardia) 26 giugno 2015

Lodi e il sogno taumaturgico della Città Metropolitana

Che questo, il Lodigiano, fosse territorio aggregato alla provincia di Milano, fino al suo distacco, tutto politico nell’illusione di migliori prospettive per gli uomini dei partiti locali (e del resto per Lorenzo Guerini, primo presidente, ha funzionato), avvenuto nel marzo del 1992, per formare un nuovo ente territoriale, lo testimoniano ancora le pietre che segnano la zona di rispetto lungo le strade provinciali.
Mentre da qualche tempo il quotidiano Il Cittadino di Lodi intervista i personaggi più o meno influenti del pensiero lodigiano, molti dei quali ebbero parte nello strappo del 1992, sull’idea sostenuta anche da una consultazione popolare del PD di riportare il Lodigiano in quella che, dopo la legge Delrio, è la Città Metropolitana di Milano, proprio da Milano oggi arriva la notizia dei conti in rosso e che la Grande Milano, che assorbe l’ex provincia e ne eredita i 94 milioni di euro di debito, si sta preparando a svendite immobiliari per mettervi una toppa. Come scrive il Fatto Quotidiano a mettere in fila i numeri dello squilibrio nei conti è abbastanza semplice: sul bilancio preventivo 2015 della Città Metropolitana i tagli programmati dal governo per gli enti di primo livello avranno una ricaduta su Milano di 27 milioni quest’anno, 54 nel 2016 e nel 2017; cosa questa che comporterà uno squilibrio di 94 milioni quest’anno, 163 milioni l’anno prossimo e 212 nel 2017. L’unico attenuamento venuto dalla rimodulazione del decreto sugli enti locali è stato il risparmio sullo sforamento del Patto di Stabilità della ex provincia di Milano, da 60 a 10 milioni.
Tra le svendite per tappare il buco si parla della storica sede della Prefettura, Palazzo Diotti, e di alcune caserme che ospitano attualmente forze dell’ordine. Il rientro però è, come ancora ricorda il Fatto, subordinato alla possibilità di un utilizzo di almeno un 50 per cento del provento delle dismissioni per la spesa corrente. Secondo il Corriere della Sera gli immobili sarebbero già parte del primo lotto del fondo Invimit e il valore s’aggirerebbe tra gli 80 e 90 milioni, ai quali si sommerebbero i 38,7 milioni che arriverebbero dalla vendita del palazzo di Corso di Porta Vittoria.
In tempi non sospetti, come ricorda il Fatto, Pisapia aveva definito Milano come una “Ferrari senza benzina” lanciando l’allarme sul rischio che venisse meno la certezza di poter garantire servizi essenziali come la manutenzione delle strade, i servizi scolastici e gli aiuti ai disabili. L’aiuto insomma che il Lodigiano senza soldi poteva sperare per le funzionalità della propria morente provincia.