Barbariga (Lombardia) 07 marzo 2016

Lungo la Gypsy Route, dall’India all’Andalusia

Chi non vorrebbe assistere ad una danza a piedi nudi al suono delle cavigliere, a ritmo di Flamenco e musiche magiche dell’India. E’ accaduto che al Ristoart Tatì di Bari durante lo spettacolo Indialusia la notte dei gitani, musiche, canti e danze lontane dall’Italia rendessero tutti i popoli più vicini. “Quando qualcuno danza, gli Dei sono compiaciuti”, è questo che raccontano le scritture indiane, in un continuo richiamano al rituale divino del danzare, in un Paese, l’India, in cui quasi tutte le forme d’arte hanno un carattere sacro. India e Andalusia, che legame può esserci tra queste due culture apparentemente così lontane? Chiamateli con i termini sommari zingari, zigani, zingani, i gitani sono un popolo originario dell’India settentrionale, che avrebbero abbandonato nel X secolo per poi giungere in Spagna nel XV secolo. “Chi non ha visto l’Andalusia non ha visto nulla” è un detto attuale che suscita desiderio, voglia di viaggiare e scoprire la Terra dei “Gitani felici”, dove i flamencos, cantanti, danzatori e chitarristi, chiedono rispetto per la loro gente, le loro tradizioni, la loro storia.
Un’incredibile viaggio mistico, un’evocazione attraverso le antiche tradizioni nomadi della gypsy route. Dall’India all’antica Persia, dall’Egitto al Marocco, dalla Turchia al Mar Mediterraneo fino, appunto, all’Andalusia. Con la direzione di Angela Maria Cristina Cataldo, si sono esibiti in performance il violinista Francesco Greco, che ha riscosso un forte consenso del pubblico accorso numeroso per l’occasione, Ionica Guguci (voce), Octavian Guguci e Ion Zamfir alla fisarmonica e i danzatori Lucia De santis, Barbara Altini, Vlada Grande, Silvia Longo, Mariapia Mininni, Andreea Monalisa, Harpreet Saini, Sabana Suresh, Roxana Ursu.
Alla Cataldo ho chiesto che ruolo riveste la Danza Indiana in Italia oggigiorno. “Capire questa danza non è una cosa molto semplice, neanche spiegarlo. E diventa ancor più difficile quando si mettono insieme due culture così profonde. Questa danza è marginale nella nostra città e credo anche nel resto del Paese. Certamente è una forma di arte che proviene da molto lontano, mi auguro si possa far conoscere sempre più. Indialusia, del resto, è uno spettacolo di danza, musica, canto, poesia che si fonde con la cultura arabo-andalusa e che trova compimento nell’anima, in un profondo sentimento di estasi come declamato dal poeta Sufi, Rumi”.
Quasi a rivivere quei viaggi, immaginando di percorrere il deserto del Rajasthan, di dover danzare presso magnifiche corti e palazzi reali, in un richiamo ancestrale ricco di simbologia e misticismo, si giunge nei quartieri gitani dell’Andalusia. All’interno dello spettacolo, momenti di Hip Hop Flamenco Tribal Fusion Danza Orientale Bollywood Classica e Tango hanno contribuito a miscelare l’atmosfera, già magica, ancor più entusiasmante. E la poesia, l’omaggio di Garcia Lorca, considerato il poeta dei gitani, il sottofondo di Libertango eseguito magistralmente da Francesco Greco, ha praticamente decretato un successo strepitoso come a ricordare che “la Poesia non cerca seguaci, cerca amanti”.
MASSIMILIANO RASO