La nostra Associazione, da anni impegnata a ricostruire la memoria storica delle nostre terre Friulane e Giuliane, non poteva mancare all’appuntamento del Centenario della prima guerra mondiale. La città di Palmanova, per la sua posizione geografica, per le sue strutture militari e per la vicinanza al teatro delle operazioni del fronte Italiano, ha avuto nel periodo 1915 – 1917 un ruolo di primaria importanza come primo centro di retrovia servito dalla linea ferroviaria, per tutti i tipi di rifornimenti ed i rincalzi di truppa destinati al vicinissimo fronte dell’Isonzo, settore della IIIa Armata. La città, oltre ad ospitare una infinità di Comandi militari, magazzini, depositi, truppe in arrivo ed in partenza per il fronte, era sede di numerosi Ospedali da Campo, ed i feriti trasportabili venivano avviati all’interno del Paese proprio attraverso la linea ferroviaria con i noti treni ospedale.
Le varie offensive scatenate sul Carso e lungo il corso del fiume Isonzo, richiedevano un numero sempre maggiore di uomini e mezzi, e presto anche le strutture della città di Palmanova divennero insufficienti ad ospitare l’enorme afflusso di soldati che il Paese inviava al fronte. Diversi Reggimenti dovettero essere al – loggiati nei paesi o frazioni del circondiario della città. Erano presenti anche diversi campi per prigionieri Austro – Ungarici catturati al fronte, in attesa di transitare attraverso la città diretti alla stazione ferroviaria per essere evacuati a mezzo tradotte militari.
L’importanza della Città ed il traffico militare che vi avveniva, erano ben noti all’avversario, che effettuò in quegli anni un bel numero di bombardamenti aerei nel tentativo di rallentarne l’attività e l’efficienza. Ma fù con la battaglia di Caporetto e con l’avvicinarsi delle truppe Austro – Germaniche che Palmanova subì alcuni bombardamenti d’artiglieria che la danneggiarono sensibilmente. All’ordine di ritirata per i militari, i civili Palmarini in grado di farlo se ne andarono, ma molti rimasero. Con l’occupazione militare Austro – Ungarica, la citta fù sede di reparti dell’avversario, specializzati nel recupero dell’ingente bottino di guerra abbandonato ovunque dall’ Esercito Italiano, e tutto venne recuperato ed asportato. Naturalmente anche le proprietà dei civili subirono saccheggi e requisizioni. Molte strutture abbandonate dall’Esercito Italiano vennero riutilizzate dagli Austriaci ai propri fini, quali gli Ospedali da Campo, le molte caserme, una infinità dii magazzini e di baraccamenti militari e così pure i campi di prigionia.
Trovandosi lontana dal fronte del Piave, la città non ebbe più quel ruolo di importante centro di retrovia che la aveva caratterizzata nei primi anni del conflitto, ma anche se in tono minore mantenne sempre un importante ruolo di città militare di retrovia, fino alla liberazione dall’occupazione nemica del novembre 1918.
La Mostra inizia con la ricostruzione a mezzo di diorami di due settori di una trincea dell’epoca, una posta- zione di mitragliatrice e di tiratore singolo, sia dell’Esercito Italiano che dell’Esercito Austroungarico, dotate di posto telefonico fisso ed in quella dell’Esercito Italiano anche di un osservatorio d’artiglieria. Numerose bacheche raccolgono le armi, le munizioni, le buffetterie, i copricapi in tessuto, gli elmi ecc. ecc., di tutti gli eserciti coinvolti nel conflitto che siano transitati sul territorio Italiano. Alcuni manichini indossano uniformi dell’ epoca dei due principali eserciti contrapposti, ma ampio spazio è dedicato anche ai numerosi reparti degli eserciti Alleati presenti sul fronte Italiano. Altre bacheche contengono raccolte di piccoli manufatti artigianali prodotti dai soldati nel loro tempo libero in trincea, a scopo di souvenir di guerra, per la maggior parte costruiti con residuati bellici raccolti sul campo. Ampio spazio è dedicato ai materiali di propaganda bellica, editti, giornali, libri, ceramiche , soprammobili e stampe, inneggianti alla prossima ed immancabile vittoria di tutti i contendenti. Sono esposte delle belle collezioni di cartoline Reggimentali e di Posta da Campo di entrambi gli Eserciti, comprese quelle satiriche e dissacranti. Decine e decine di fotografie di singoli soldati, di famiglie in uniforme, di reparti di tutte le armi, di gruppi eterogenei di militari e civili , a ricordare anche il lato umano del conflitto. Alcune bacheche contengono armi ed ordigni esplosivi di particolare rarità che illustrano al visitatore l’elevato grado di perfezione raggiunti dalla tecnologia bellica dell’epoca.
Una bacheca è dedicata al Corpo degli Arditi, reparto speciale d’assalto creato nel corso della guerra, che svolse un compito di primo piano in tutti i principali combattimenti sia sul fronte dell’Isonzo che su quello del Piave. Fregi, decorazioni, il Giornale di Reparto, citazioni ufficiali del Comando Supremo, lettere inviate a casa dai singoli combattenti e tante belle foto commemorative delle azioni più prestigiose e vittoriose.
Anche alla Marina Austro – Ungarica è stata dedicata una bacheca, perché si è voluto ricordare che il 60% dei marinai che vi hanno fatto parte erano allora di nazionalità Italiana, genti del Litorale, Istriani, Dalmati e delle isole del Quarnero e di Grado, sui quali a guerra finita e perduta è sceso l ‘oblìo del tempo, così come è stato per i fanti Friulani e Giuliani del 97° Reggimento fanteria di sede aTrieste per la gran parte composto di soldati di nazionalità Italiana, Triestini, Goriziani, Friulani e Sloveni del Collio e del Carso.
Anche lo sfortunato Esercito Reale Serbo, sconfitto e costretto alla fuga e trasportato in Italia via mare dalla Marina Italiana è ricordato con alcuni cimeli e documenti di non facile reperibilità.
Al centro della sala sono esposti dei reperti di eccezionale rarità, un lanciabombe Austriaco funzionante ad aria compressa, un motore compressore d’aria destinata ai martelli pneumatici per lo scavo di trincee e di ricoveri, un rarissimo esempio di bomba a rotolamento di produzione Austro – Ungarica utilizzata lungo i pendii montagnosi, unitamente ad una serie di pannelli metallici che reggono quadri incorniciati contenenti proclami, carte geografiche, foto di combattimenti e di combattenti e di dediche a personaggi che hanno fatto la storia d’ Italia.Sono esposte anche le foto del funerale svoltosi a Trieste all’arrivo delle salme dell’ erede al trono d’Austria – Ungheria, il principe ereditario Francesco Ferdinando e consorte, assassinati a Sarajevo il 28.06.1914, fatto tragico che scatenò un mese dopo il 1° conflitto mondiale.
L’esposizione termina con una collezione di volumi di argomento militare, editi in varie lingue , tutti ricchi di materiale fotografico ufficiale degli Stati Maggiori degli Eserciti Europei e stampati già durante gli anni del conflitto a scopi propagandistici, unitamente a vari manuali militari di istruzione al combattimento per le truppe.
Con la modestia e la semplicità che sono le nostre caratteristiche, sempre nel rispetto della verità dei fatti e degli eventi trascorsi, contiamo così di avere dato il nostro concreto contributo al ricordo di quei tempi che così profondamente hanno inciso sulla Storia dell’ Europa e dell’ Italia del XX secolo.
Sarà aperta fino al 15 dicembre.