Napoli (Campania) 27 giugno 2017

Napoli, che caos fuori gli uffici Tarsu/Tares/Tari!

Napoli, ore 06.45. Corso Arnaldo Lucci.
Centinaia di persone hanno preso d’assalto gli uffici Tarsu/Tares/Tari del Comune di Napoli al Corso Arnaldo Lucci, per risolvere i problemi generati dall’ultima ondata di cartelle Equitalia, relative al pagamento della Tari 2017.
Alle ore 6.45 erano già ben 120 le persone che con il “fai da te cartaceo” si erano segnate con l’intenzione di risolvere le loro pratiche il prima possibile.
Alcune persone hanno addirittura dormito a bordo delle loro auto, per poter essere primi e per non tornare a casa senza aver risolto il problema “spazzatura”!
Una situazione di caos dunque, indegna della civiltà che qualche amministratore locale dice di aver dato alla città di Napoli. Un paradosso, tutto napoletano, che pochi denunciano. I napoletani hanno imparato a subire senza protestare.
napoli è una città metropolitana e avrebbe bisogni di vari uffici dislocati in tutti i quartieri. Invece esiste un solo punto, al Corso Arnaldo Lucci che raccoglie tutta la città e anche il bacino flegreo. Insomma, improvvisazione assoluta!
In un sistema civile, non basta liberare i lungomari e organizzare feste e festicciuole con l’avallo dei Centri Sociali.
Una società davvero civile vorrebbe che le cose funzionassero davvero e bene. Che la macchina della burocrazia sia veloce almeno quanto è veloce nel pretendere i soldi dai cittadini. Invece qui siamo all’anno zero! Chi ci rimette, in fondo, è sempre l’utente. L’utente qui non è una persona: è un numero, un codice fiscale da spremere come un limone per foraggiare le casse di amministrazioni inette!
Si continua a dire e a parlare di cose che non esistono per propaganda politica, per editto sindacale, per affermare ancora una volta, se casomai non fosse ancora chiara la cosa, la propria sete di protagonismo assoluto.
“Masaniello è turnat, Masaniello è crisciut…” cantava tempo fa il grande Pino Daniele.
Vero. Verissimo. Di una attualità pazzesca oggi, quei versi!
Prima di parlare, Signori, bisogna “solo” fare!