Napoli (Campania) 27 settembre 2014

Napoli chiesa del Gesù Vecchio detta di don Placido

Dopo la pausa estiva riprendono le visite nei luoghi di culto di Napoli per riscoprire i tesori le storie la cultura della città di Napoli
conversazione con i curatori a cura Paola Giusti
La chiesa del Gesù Vecchio è la più antica chiesa dell’ordine gesuita fondata a Napoli, si trova alla fine di via Paladino dopo il Cortile del Salvatore.Giunti in città nel 1552, appena dodici anni dopo l’approvazione canonica del nuovo ordine voluto da Ignazio di Loyola, i Gesuiti acquisirono nel 1554 – grazie a lasciti e donazioni dei fedeli – il palazzo di Giovan Tommaso Carafa, poi ancora altri palazzi nobiliari ed aree di culto.
La chiesa venne ultimata nel 1570, grazie al concorso di diversi architetti, fra cui i gesuiti Giovanni Tristano e Giovanni De Rosis; nel palazzo Carafa, opportunamente riadattato, venne collocato il primo Collegio napoletano, con alloggi per i padri gesuiti e per gli studenti, aule per gli insegnamenti ed ampie aree destinate a sedi delle associazioni religiose, le Congregazioni. Grazie alla tipologia degli insegnamenti impartiti, il Collegio divenne un Collegio Massimo, cioè una Università.
La chiesa tardo-conquecentesca, si presentava a navata unica, con soffitto piano, quattro cappelle laterali e con cupola sul presbiterio, aveva un grandioso altar maggiore ritenuto dalle fonti la massima realizzazione dell’architettura gesuitica.
Nel 1584, mentre si lavorava all’edificazione di una nuova choesa e convento dei Gesuiti (la Casa Professa poi detta Gesù Nuovo), l’architetto gesuita Giuseppe Valeriano forniva disegni e progetti per il rinnovamento totale della chiesa del Gesù vecchio e del Collegio, entrambi realizzati dopo la sua morte.
Il Gesù vecchio venne riaperto al culto nel 1624, trasformata in un tipico edificio della controriforma nel suo impianto a croce latina, con quattro cappelle angolari ed abside rettangolare; la chiesa conserva oggi una profonda impronta settecentesca grazie ai paramenti marmorei delle pareti, all’elegante soffitto in stucco con il monogramma mariano, al disegno degli altari laterali in marmi policromi. Del periodo tardo-manierista rimane nella chiesa, soltanto un dipinto su tavola di Marco Pino: una avvitata e rotante Trasfigurazione eseguito dall’artista per un altare laterale (1566-1567) .
Barocche invece le splendide “macchine” dei transetti, le grandi cone marmoree realizzate da Cosimo Fanzago, con il cappellone di San Francesco Saverio a destra e di Sant’Ignazio a sinistra.
I Gesuiti vennero espulsi da Napoli nel 1767, per ordine del ministro Bernardo Tanucci, nel 1804 rientrarono in città e si insediarono temporaneamente nella chiesa, dopo la definitiva espulsione dal Regno della Compagnia di Gesù, voluta dai napoleonidi nel 1806, la chiesa venne infine affidata a don Placido Baccher. A lui si deve l’articolata sistemazione dello spazio absidale, con angeli in stucco e cartapesta che conducono ad una venerata scultura il legno e terracotta realizzata da Nicola Ingaldi nel 1807, rendendo il Gesù Vecchio uno dei più importanti luoghi mariani della Napoli dell’Ottocento e di oggi.
Copyright Giornalista Fotoreporter Enzo Barbieri