Come riportava un lancio Ansa del 7 luglio scorso, il portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas, rispondendo ai cronisti, aveva confermato che ”Draghi ha scritto al presidente Juncker” e che ”la Commissione aspetta i risultati delle inchieste in corso in Slovenia”, di cui segue da vicino gli sviluppi, assicurava il portavoce. La vicenda cui si riferiva riguarda l’avvenuto sequestro da parte della polizia slovena di dati confidenziali dalla sede della Banca centrale slovena e le conseguenti lettere inviate dal presidente della Bce, Mario Draghi, a Jean-Claude Juncker e al procuratore di Stato sloveno per avvertire, o con altra lettura, minacciare che la Bce potrebbe adottare azioni legali contro le autorità della polizia della Slovenia.
La notizia ha fatto capolino in Italia su qualche quotidiano nelle pagine che si occupano di economia e finanza. Eppure come evidenzia l’agenzia Reuters, l’azione della polizia slovena e la reazione di Draghi aprono “un raro conflitto tra le autorità nazionali e una delle istituzioni della zona euro più rispettate”. L’indagine in corso riguarda la valutazione di una delle banche salvate dallo Stato nel 2013, la Nova Ljubljanska Banka, che ha comportato il sacrificio dei possessori di bond subordinati per un valore di 257 milioni di euro. Nel 2013 la Slovenia aveva evitato di finire sotto un programma di assistenza finanziaria internazionale, elargendo al sistema bancario 3 miliardi di euro per scongiurarne il collasso sotto l’insostenibile peso di crediti in sofferenza, e, come nello stesso articolo ricorda la Reuters, circa 600 milioni di euro in bond subordinati emessi da cinque banche sono andati in fumo. Contestando la cancellazione del capitale di bond e azioni, l’Associazione slovena a tutela dei piccoli azionisti, nel 2014, ha fatto causa, in diversi tribunali, procedimenti tuttora in corso, alla Banca di Slovenia e agli istituti di credito, sostenendo che il buco, dichiarato dalla Banca centrale nel sistema bancario sloveno, non era fondato su dati credibili. La Banca di Slovenia ha sempre respinto l’accusa di aver manipolato i dati utilizzati per formare il pacchetto di salvataggio destinato alle banche. Da aggiungere ancora che sulla questione il governo sloveno, secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, avrebbe affermato che la richiesta di azzeramento dei bond subordinati era pervenuta dalla Commissione Ue, che, ovviamente, da parte sua avrebbe, invece, dichiarato che all’epoca aveva solo avanzato ”semplici indicazioni di indirizzo”.
L’irritazione del presidente della Bce è stata provocata dal fatto che le autorità giudiziarie e la polizia slovene abbiano perquisito il computer del governatore centrale sloveno Bostjan Jazbec, membro del consiglio della Banca centrale europea, sotto inchiesta per un possibile ”abuso penale d’ufficio” come è stato confermato dal procuratore generale sloveno, e quelli di un ex vice governatore e alcuni membri dello staff, confiscando documenti. La motivazione dell’azione legale minacciata da Draghi si riferirebbe alla possibile violazione della immunità garantita alla Bce dai Trattati, o con le sue stesse riportate dai giornali, il sequestro di materiali di competenza della Bce ”indipendentemente da dove ciò avvenga viola il protocollo su privilegi e immunità dell’Ue”, e, dunque da qui la sua ”imposizione” di restituzione di quanto sequestrato. Una richiesta quest’ultima che la procura slovena ha respinto al mittente, sostenendo che i dipendenti della banca centrale non godono di privilegi che li esonerano dalle indagini e che le persone in questione non agivano per conto della Ue.
La morale della vicenda (che non è senza precedenti: computer della banca centrale cipriota furono sequestrati l’anno scorso dalle autorità nel corso di un’indagine), par di capire, è che i ”padroni dell’Europa”, protetti da immunità, hanno la libertà eventuale di mandare sul lastrico cittadini dei diversi paesi Ue per i ”loro” interessi, e che al cittadino, all’uomo della strada ”europeo” altro non resti che subire. L’azione di polizia slovena, che ha perquisito l’ufficio del governatore nazionale relativamente alle funzioni di vigilanza bancaria, assunta recentemente dalla Ue, è una sorta di campanello d’allarme, particolarmente dopo il Brexit, per il suo significato, cioè, il mancato rispetto di un paese membro dell’eurozona dei canali diplomatici all’interno del sistema europeo delle banche centrali.
La cosa curiosa, in conclusione, che la vicenda nella vicina Slovenia non ha suscitato nella stampa e nei media italiani più di tanto clamore, nonostante l’attinenza con drammatiche vicende e situazioni bancarie italiane, mentre si sono sperticati fino all’esagerazione per demonizzare l’obiezione fiscale messa in atto da alcune centinaia di cittadini nel Territorio Libero di Trieste contro imposizioni fiscali, ritenute illegittime, da parte del governo italiano che di quello stato, istituito dal Trattato di Pace nel 1947, ha dal 1954 l’amministrazione civile provvisoria.
Nella vicina Slovenia è scontro tra autorità nazionali e BCE
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