Fare il tassista? Un mestiere difficile, molto difficile. Ma a volte anche divertente. Più volte il cinema italiano ne ha celebrato la figura. Chi non ricorda il tassista di “Così parlò Bellavista”, il film campione d’incassi di Luciano De Crescenzo, o “Il tassinaro” di Alberto Sordi? Gli chauffeur partenopei sono circa 2.500. Un lavoro che affascina molti, dal momento che il tassista ne vede di cotte e di crude, ogni giorno.
Ne parliamo con uno di loro, Rodolfo, tassista figlio di tassista. Cominciando dalle note dolenti. “Non abbiamo una corsia preferenziale degna di questo nome e rimaniamo spesso imbottigliati nel traffico. Il Sindaco ci aveva promesso mari e monti, ma finora nulla è stato realizzato per facilitare il nostro lavoro. Qualche anno fa avevamo degli sconti per l’acquisto di auto nuove, oppure delle agevolazioni per i pedaggi della Tangenziale. Oggi non c’è più nulla di tutto questo”.
Sarà forse anche questo il motivo per cui il parco-auto dei taxi napoletani non brilla certo per gioventù. “E poi ci si mettono pure alcuni colleghi -spiega-, che tengono il proprio mezzo in condizioni pietose. Io nel mio taxi non fumo e non permetto di fumare, ma non tutti fanno così”.
Di notte non è difficile fare brutti incontri, o trovare gente che alla fine o non vuol pagare la corsa, o scoppia in lacrime dicendo che non ha soldi.
“Tra i miei clienti, oltre a vari politici, ci sono anche molte prostitute e transessuali – prosegue -, ma con loro non ho mai avuto problemi, anzi”. Ma quello che forse non molti sanno è che i tassisti, a volte, devono anche trasformarsi in investigatori, o, udite udite, in…play-boy.
“Qualche giorno fa -racconta il “nostro” tassista- una signora mi ha tenuto occupato tutta la mattina perché doveva seguire il marito, di cui sospettava un tradimento. Abbiamo seguito l’uomo, che effettivamente si è poi incontrato con una donna, e la mia cliente mi ha chiesto di seguirlo anche nel bar per vedere cosa facevano. Lei -prosegue- quando aveva paura di poter essere vista si accucciava dietro, coprendosi con un giaccone”.
E la storia del tassista-play-boy? “Verissima -sorride Rodolfo-. A volte, specialmente con le donne un po’ più in là con gli anni, mi capita di subire un vero e proprio corteggiamento, fatto di inviti a prendere il caffè a casa o a riposarmi se sono stanco. Ci vuol poco a capire che la donna ti sta facendo una proposta…”. E quando a Rodolfo chiediamo se lui quel velati inviti li accetta, risponde con un sorriso enigmatico e un’alzata di spalle: “Dipende -si schernisce…”, e cambia discorso.
Noi tassisti, un po’ play-boy, un po’ investigatori privati
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