San Gimignano (Toscana) 16 novembre 2015

Olga Niescier pittrice polacca

L’artista Olga Niescier, se non l’avessi conosciuta, avrebbe potuto “trarmi in inganno”.
Un primo apparente contrasto. Quadri grandi, con una vibrante “materia”, che farebbero pensare ad un pittore con mani “grandi e grosse”, simili a quelle di un fabbro che forgia. Conoscendo, poi, la pittrice Olga, invece, ci si trova di fronte alla figura di una giovane donna minuta, gentile, che trasmette un’eleganza non appariscente, dolce e semplice.
Olga Niescier, figlia d’arte, è nata a Białystok, nella Polonia nord occidentale, nel 1978: nelle sue opere si vede l’influenza, dal “taglio dell’immagini”, del padre fotografo e successivamente pittore. Dalla madre ha ereditato la passione per il tessuto, la moda, anche se la sua Polonia era soggiogata dalla cultura “grigiastra” del comunismo, dove trovare degli accessori, come dei bottoni, non era assolutamente facile. L’anelito di libertà di quel popolo si manifesta proprio in quegli stessi anni in cui Olga cresce. Il sindacato libero Solidarność si costituì nel 1980, in seguito agli scioperi degli operai dei cantieri di Danzica che, oltre alle rivendicazioni economiche, fecero fiorire anche quelle politiche. Ma bisognò giungere al 1990, quando il leader del sindacato Wałęsa, cattolico, venne eletto alla presidenza della Repubblica. Tutto questo, a mio avviso, è molto importante perché la pittura di Olga Niescier trae una prima ispirazione dalla pittura delle avanguardie polacche tra le due guerre. In particolare, dall’opera di Wladyslaw Strzeminski, artista costruttivista ricordato come il padre della teoria dell’Unismo.
Partendo da questo primo concetto ci si può avvicinare alle opere di Olga Niescier. Quello della trama e ordito: l’insieme dei fili che concorrono nel formare un tessuto che, successivamente colorato, può diventare anche un dipinto. Amalgamando le materie e i pigmenti colorati può nascere un’unità e omogeneità compositiva e cromatica, fatta dall’amalgama di tutti gli elementi. Olga – è lei stessa che lo racconta – studia e elabora le strutture espressive ed organiche dell’Action Painting e le sue tecniche di gestualità e spontaneità nell’applicazione del colore. Si ispira al mondo decorativo dei pannelli Byōbu giapponesi, ma anche alla pittura senese, dove la superficie pittorica si arricchisce con elementi polimaterici. Nelle opere di Olga l’impasto dei colori, sulla tela, diventa materico, palpabile, come si avverte la necessità tattile dell’artista del contatto con la natura.
Una “macronatura” che è trasposta sulle grandi tele, con colori che restano fedeli alla sua terra di origine, che affascinano e coinvolgono, senza lasciarsi trasformare in colori mediterranei.
giorgio manciniù
© TUTTI I DIRITTI RISERVATI