Sette le persone arrestate in esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare
Nella mattinata odierna, la DIGOS di TORINO, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Torino, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha tratto in arresto 7 anarchici ritenuti, a vario titolo, appartenenti ad una associazione finalizzata a compiere atti di violenza con finalità di terrorismo ed eversione denominata: “FAI – Federazione Anarchica Informale”.
L’esecuzione della predetta misura cautelare ha previsto anche le perquisizioni personali e locali nei confronti degli arrestati e di altri 8 anarchici indagati a vario titolo per l’appartenenza alla stessa associazione.
Le contestazioni ascritte agli affiliati concernono non solo il reato associativo di cui all’art. 270 bis c.p. (associazione eversiva e terroristica), ma anche alcuni reati scopo tra i quali, l’esplosione di tre ordigni esplosivi presso il quartiere Crocetta in data 5.3.2007 e l’esplosione di due ordigni esplosivi presso la caserma allievi carabinieri di Fossano in data 2.6.2006.
Si tratta di due vicende particolarmente insidiose poiché gli ordigni – in entrambi i casi – erano programmati per esplodere uno a breve distanza temporale dall’altro e ciò al chiaro scopo di arrecare pregiudizio all’incolumità delle forze dell’ordine intervenute e di eventuali passanti o curiosi.
Il GIP nell’applicare la misura cautelare in relazione agli indicati reati scopo ha qualificato i fatti nel disposto dell’art. 280 c.p. (attentato per finalità terroristiche o di eversione rivolto contro le persone).
Il provvedimento giudiziario restrittivo è stato emesso all’esito di una lunga ed articolata attività di indagine condotta dalla DIGOS di Torino con il contributo degli omologhi Uffici di Pescara, Roma e Viterbo ed il coordinamento operativo del Servizio Centrale Antiterrorismo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione di Roma.
Il procedimento penale nel cui ambito sono state emesse le misure cautelari predette, è stato instaurato presso la Procura della Repubblica di Torino a seguito del ferimento dell’ingegner Roberto ADINOLFI, Amministratore Delegato dell’Ansaldo Nucleare (7 maggio 2012), per mano di appartenenti al cd. “Nucleo Olga” espressione appunto del cartello eversivo “FAI-Federazione Anarchica Informale”.
L’attività investigativa della Procura di Torino ha preso spunto dalle risultanze contenute in un precedente fascicolo aperto in occasione dell’episodio dell’esplosione di tre ordigni all’interno della zona pedonale del locale quartiere della Crocetta verificatasi nel marzo 2007 e che aveva visto indagati, tra gli altri, proprio i materiali esecutori dell’attentato nei confronti del manager genovese.
La complessa attività di polizia giudiziaria si è sviluppata anche attraverso un’analitica ricostruzione storica dell’ambiente eversivo da cui trae origine la FAI. La ricostruzione storica della genesi della FAI è stata effettuata anche attraverso l’analisi di copioso materiale documentale.
Tale compagine ha, infatti, trovato espressione attraverso la produzione e diffusione di alcune riviste clandestine, che, nel corso degli anni, hanno dato voce ai principi cardine dell’associazione eversiva.
L’associazione eversiva ipotizzata è connotata da una complessa organizzazione, priva di una stabile struttura di tipo tradizionale, votata alla lotta armata contro le cd. “strutture del dominio”, le cui azioni violente ed aggressive degli altrui interessi personali e patrimoniali devono essere “firmate” e “rivendicate”.
La DIGOS ha potuto riscontrare in anni di monitoraggio, intercettazioni e pedinamenti che gli odierni indagati si muovono costantemente in maniera estremamente accorta, prendendo, in qualunque momento della giornata, ogni tipo di precauzione volta ad eludere eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine (p.e. colloquiando in ambienti esterni e sempre in movimento, lasciando a casa il telefono cellulare ed effettuando percorsi del tutto privi di logica, con repentini cambiamenti di direzione o tragitti; se, in luoghi chiusi, parlando a voce molto bassa ed accendendo la TV/radio per creare un rumore che renda impossibile la comprensione dei loro dialoghi) e facendo continue bonifiche di abitazioni e automezzi.
L’enorme quantità di materiale raccolto nell’ambito del procedimento in carico alla Procura di Torino, in cui sono confluiti, per competenza, anche i fascicoli di indagine delle Procure di Genova, Milano, Perugia, Bologna e Lecce, ha consentito di dimostrare che la FAI è stata costituita per iniziativa di anarchici residenti a Torino, unitamente ad altri dimoranti in varie località del territorio nazionale (Viterbo, Pescara e Roma), che hanno promosso, organizzato e compiuto attentati alla vita ed all’incolumità delle persone attraverso l’utilizzo di armi, l’invio di plichi esplosivi ed incendiari nonché la collocazione di ordigni esplosivi temporizzati, su diverse province del nostro Paese.
L’associazione, come espressamente affermato nel programma criminoso stilato dai “soci fondatori”, ovvero da coloro che l’hanno costituita, si è resa responsabile di quasi 50 azioni di natura terroristico/eversiva in 13 anni di attività, finalizzati a realizzare la “distruzione dello Stato e del capitale”. Gli obiettivi privilegiati sono di tipo istituzionale (caserme dei Carabinieri, della Polizia di Stato e del Corpo della Polizia Municipale, istituzioni politiche ed amministrative, giornalisti, strutture aziendali, Università) non disdegnando, però, luoghi pubblici e/o zone residenziali (come nel caso dell’attentato al quartiere Crocetta di Torino).
La complessa ricostruzione indiziaria e probatoria ha consentito di raccogliere idonei elementi indiziari e di prova nei confronti di 15 soggetti ritenuti appartenenti, a vario titolo (promotori, costitutori, organizzatori, partecipi), alla formazione eversiva FAI, anche nella sua evoluzione internazionale”, e del compimento, tra l’altro dei seguenti attentati:
Attentato del 24 ottobre 2005 effettuato mediante un ordigno esplosivo ad alto potenziale (contenente dinamite e dadi metallici), dotato di sistema di attivazione temporizzato, posizionato presso il Parco Ducale di Parma e poi rivendicato dalla compagine denominata “Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)/FAI”;
Attentato del 2 novembre 2005 effettuato mediante invio di un ordigno esplosivo/incendiario al Sindaco pro-tempore di Bologna, Sergio COFFERATI, poi rivendicato dalla compagine denominata “FAI/Coop Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)”;
Attentato effettuato mediante l’invio di plichi esplosivi, recapitati ad inizio luglio 2006, presso la sede torinese della ditta “Coema Edilità”, al Sindaco di Torino, Sergio CHIAMPARINO e al direttore del quotidiano “Torino Cronaca”, Giuseppe FOSSATI, poi rivendicati dalla compagine denominata “RAT (Rivolta anonima e Tremenda)/ FAI”;
Attentato del 24 maggio 2005 effettuato mediante invio di ordigni esplosivo/incendiari al Presidente dell’ente gestore del Centro di Permanenza Temporanea di Modena (Daniele GIOVANARDI), al Questore pro-tempore di Lecce (Giorgio MANARI) ed al Comando della Polizia Municipale di Torino sito in via Saluzzo 26, rivendicati dalla “cellula” denominata “Narodnaja Volja – FAI”;
Attentato del 7 maggio 2012, commesso, a Genova, con l’utilizzo di un’arma da sparo ai danni dell’ing. ADINOLFI Roberto, amministratore delegato della Ansaldo Nucleare, rivendicati dalla “cellula” denominata “Nucleo Olga/ FAI -FRI”;
Attentato del 2 giugno 2006 effettuato mediante due ordigni esplosivi ad alto potenziale dotati di sistemi di attivazione temporizzati posizionati nei pressi della Scuola Allievi Carabinieri di Fossano (CN) e poi rivendicati dalla compagine denominata “RAT (Rivolta anonima e Tremenda)/ FAI”;
Attentato del 5 marzo 2007 effettuato mediante tre ordigni esplosivi ad alto potenziale dotati di sistemi di attivazione temporizzati collocati presso la zona pedonale del quartiere “Crocetta” di Torino e poi rivendicati dalla compagine denominata “RAT (Rivolta anonima e Tremenda)/ FAI”;
Gli ultimi due episodi citati, per i quali sono stati individuati anche i diretti responsabili, le modalità operative – esplosione a distanza di alcuni minuti di diversi ordigni (duplice nel primo caso e addirittura triplice nel secondo) – evidenziavano il chiaro intento di recare pregiudizio all’incolumità pubblica con il preciso obiettivo di uccidere le Forze dell’Ordine, il personale sanitario, i vigili del fuoco e i cittadini eventualmente intervenuti sul posto a seguito della prima deflagrazione, che, nell’occasione, solo per puro caso non sono rimasti coinvolti.