L’argomento era stato oggetto di un articolo su Youreporter del 14 luglio scorso, dal titolo “Stanziati 24mila € per ghiacciaia e chiesa del Monasterolo”. In quella sede si erano riportate le perplessità di molti a Brembio, stanti le difficoltà di bilancio e altri interventi più utili alla comunità che potevano essere presi in considerazione, se fosse davvero necessario sperperare una risorsa di denaro dei contribuenti per mettere in sicurezza beni ormai in disuso appartenenti tra l’altro ad un privato, particolarmente il primo, l’ex Oratorio di San Michele risalente, è vero, al XII secolo, ma catalogato e così definito nella scheda dei Beni Culturali: “edificio ridotto allo stato di rudere, murature in elevazione in laterizio; permangono porzioni di travature lignee dei solai crollati, così come è persa la copertura, originariamente anch’essa su capriate di legno e manto di finitura in coppi” ed il cui stato già nel 2001, per osservazione diretta, veniva così relazionato: “il nucleo dell’antico monastero si trova in pessime condizioni, ridotto allo stato di rudere infestato dalla vegetazione. Il crollo della copertura ha accelerato il decadimento fisico dell’edificio che rende precaria anche la stabilità delle murature rimaste in piedi”.
Molti si chiedono, ad esempio, ma non è l’unico esempio, perché non si siano destinati i fondi piuttosto per ridare alla Scuola secondaria di primo grado un aspetto decente e degno di un edificio pubblico che ospita per molte ore al giorno i ragazzi di Brembio, che sono il suo futuro. Certo, stante il pensiero unico dominante la politica locale dovunque, che non è amministrare ma apparire per inseguire il sogno di una carriera di successo, intervenire su mattoni per quanto antichi paga mediaticamente di più che non la riconoscenza dei propri amministrati (tanto non cambiano comunque voto).
L’ideona del sindaco Rando, che, con tutta evidenza, non surfa molto su Internet, per distinguersi dal suo predecessore cui spetta il copyright dell’iniziativa, è questa, che spiega al cronista che raccoglieva le sue parole per un articolo sulla sagra pubblicato su Il Cittadino: “E a questo proposito [«per dare stabilità alla memoria del paese», ndr] ho chiesto proprio al gruppo fotografico di appassionati brembiesi di fotografare la struttura in questo periodo, prima dei lavori, e di farlo a sistemazione avvenuta, proprio per tenere traccia di quanto verrà fatto e delle condizioni attuali del sito”.
Con la galleria di foto della Scuola “Guido Rossa” si è accolto, per analogia, il suggerimento del sindaco. Si spera che per intervenire non si lasci degradare del tutto l’edificio, come è stato fatto a partire dagli anni Settanta con l’Oratorio di San Michele, usato già nell’Ottocento come arsenale e poi trasformato in casa di abitazione. Allora, anni Settanta, giusto ricordarlo, un’amministrazione, dello stesso colore dell’attuale, aveva preferito invece costruire proprio la Scuola “Guido Rossa”. Una scuola, tanto per “dare stabilità alla memoria”, che avrebbe dovuto intitolarsi ad Aldo Moro – così era stato promesso nel 1978 dalla giunta d’allora al consigliere comunale della DC Giancarlo Rando, allora in minoranza oggi sindaco; promessa disattesa dopo le sue dimissioni da consigliere date per conflitti interni al suo partito. Per molti, se la “messa in sicurezza” della “chiesetta” del Monasterolo nell’immaginario del suo ideatore poteva rappresentare una sorta di piramide a futura memoria, “È un’opera che inseguivamo da tempo per mantenere intatto quel poco che è rimasto e dare così stabilità alla memoria del paese”, pienamente sposata da questa amministrazione, minoranze (esistono?) incluse, rischia, tuttavia, di essere un boomerang. Insomma, se si voleva spendere dei soldi, potevano essere spesi per dare anche all’esterno della scuola media una sistemazione che la faccia riconoscere come edificio scolastico e non un capannone industriale lasciato al degrado. È, quello della scuola, solo un esempio tra i possibili.
Oratorio di San Michele, uso insensato di risorse pubbliche
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