Napoli (Campania) 08 novembre 2014

ORDINAZIONE EPISCOPALE di DON SALVATORE ANGERAMI

ORDINAZIONE EPISCOPALE di DON SALVATORE ANGERAMI
PRESIEDUTA DAL CARD. CRESCENZIO SEPE
CATTEDRALE DI NAPOLI – 8 NOVEMBRE 2014

NUOVO VESCOVO AUSILIARE DI NAPOLI
NOMINATO DA PAPA FRANCESCO IL 27 SETTEMBRE SCORSO

PRESENTI: I VESCOVI AUSILIARI DI NAPOLI, MONS. LUCIO LEMMO E MONS. GENNARO ACAMPA – OLTRE 20 VESCOVI DELLA CAMPANIA E DI LOCALITA’ DIVERSE – IL MODERATORE E IL CANCELLIERE DELLA CURIA – I VICARI EPISCOPALI, I DECANI, I PARROCI, I PRESBITERI, I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE, I DIACONI PERMANENTI, I SEMINARISTI, MOVIMENTI E ORGANIZZAZIONI ECCLESIALI, IL POPOLO DI DIO.

Don Salvatore Angerami è nato a Napoli Ponticelli il 26.11.1956. Prima di essere ordinato sacerdote il 22.6.1997, ha svolto la professione di ingegnere.
E’ stato animatore, confessore e padre spirituale nel Seminario Maggiore ed è stato anche collaboratore parrocchiale nella Chiesa B.V. di Lourdes e S. Bernadetta a Ponticelli.
Parroco della Chiesa San Gennaro al Vomero e Decano dei Parroci, ha fatto parte del Consiglio diocesano per gli Affari Economici e della Commissione Arte Sacra.
E’ stato Delegato arcivescovile per l’Edilizia di Culto.
Attualmente è anche Rettore del Seminario Maggiore.
E’ il terzo Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli.

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Ordinazione Episcopale di S.E. Salvatore Angerami
Cattedrale, 8 novembre 2014
Memoria dei Santi Vescovi e Arcivescovi di Napoli

Cari Confratelli Vescovi,
Amici Sacerdoti, Diaconi e Seminaristi

Cari fedeli tutti
Ringraziamo tutti, con gioia, Dio nostro Padre che, nel Figlio incarnato e Redentore, e nella potenza dello Spirito Santo, dona alla nostra Chiesa un nuovo Vescovo Ausiliare, S.E. Mons. Angerami, e gli affida di pascere il gregge napoletano “non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a lui affidate, ma facendosi modello del gregge” (I lettura, 1 Pt 5,2-3).
Questo atto di bontà misericordiosa del nostro Dio, è manifestazione della sua carità che liberamente sceglie i suoi pastori: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Vangelo. Gv 15,16). L’unica condizione è l’amore: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
Ecco, caro D. Salvatore, il tuo programma episcopale: dare la vita per il popolo che il Signore, Ti ha affidato. Dare la vita significa trasformarsi, come ha fatto Cristo Signore in cibo per soddisfare la fame del popolo affamato. Dar da mangiare …”. “Date voi stessi, la vostra vita come cibo per gli affamati; questo (pane) è il mio Corpo: prendete e mangiate”. È quanto hanno fatto i santi. Commovente è quanto scrive S. Ignazio di Antiochia nella sua “Lettera ai Romani”: “Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore” (Cap 4, 1-2).
Dal deserto materiale ed esistenziale in cui si vive, si leva il grido delle moltitudini che chiedono pane, futuro, giustizia. I nostri giovani, soprattutto, chiedono di essere sfamati di speranza. È questione di vita o di morte! Se non rispondiamo noi, discepoli e testimoni di Cristo, altri sono pronti a irretirli nelle maglie dell’illegalità e della violenza, fino a soffocare la loro dignità umana e sociale.
Contro il pericolo dei lupi rapaci sempre in agguato per devastare il gregge degli affamati e degli sbandati, il Vescovo, buon pastore, guida e insegna al popolo a cibarsi dei pascoli ubertosi dei sacramenti, della Parola di Dio, della carità fattiva che si esprime nella condivisione e nella solidarietà con tutti i poveri.
Papa Paolo VI, da poco proclamato “beato”, nell’Enciclica “Populorum Progressio”, ha descritto l’umiliante e drammatica situazione dei “Popoli della fame” che gridano contro i “Popoli dell’opulenza”, chiamando tutti ad operare nello spirito di quel Vangelo della giustizia e della speranza insegnatoci dal Signore. “Popoli della fame” è l’umanità lontana anche geograficamente, ma anche quella a noi vicina, che abita nei nostri quartieri, nei vicoli e, come si esprime Papa Francesco, nelle tante periferie esistenziali che brulicano nella nostra Diocesi. Di fronte a questi nostri fratelli e sorelle che brancolano nel buio, che si sentono soli e scoraggiati, non possiamo limitarci ad affacciarci dalla finestra e a guardare dall’alto, in lontananza, forse da una posizione di privilegio. Sarebbe la negazione del nostro impegno e della nostra responsabilità di cristiani e di inviati a proclamare il Vangelo della carità ai fratelli affamati. La nostra missione esige, al contrario, di aprire le nostre porte per andare incontro, ospitare, accompagnare, donarci nella carità. Anche qui a Napoli vive una moltitudine di affamati che chiede, grida per essere sfamato. La Chiesa ha il dovere di farsi pane, di farsi prossimo a chi è povero, è solo, è emarginato. Perciò, un cuore di vescovo deve essere una porta sempre aperta; un varco d’ingresso; uno spazio di accoglienza per tutti, principalmente per quelli che chiedono di vivere o sopravvivere in un mondo ottuso, chiuso nel proprio egoismo.
Tu, caro Don Salvatore, hai lasciato tutto, anche una professione e una carriera umanamente soddisfacente, per seguire il Maestro che Ti ha chiamato a proclamare il Vangelo della Carità al nostro popolo. Il tuo ministero sacerdotale è stato caratterizzato sempre dalla disponibilità a donarTi agli altri, con umiltà e generosità. Hai saputo guidare il gregge a Te affidato seguendo sempre e solo Cristo, Buon Pastore, come stai facendo anche ora come rettore del nostro Seminario diocesano. Oggi il Signore Ti chiama ad essere successore di quegli Apostoli che sono andati nel mondo spargendo il seme della speranza e testimoniando, con l’offerta della loro vita, la verità del Vangelo. Come Vescovo, il campo di lavoro, assieme alla responsabilità, si è allargato. Va e coltiva la vigna del Signore con coraggio e totale donazione, senza aver paura delle difficoltà e delle opposizioni che, certamente, il Maligno non farà mancare, come è successo allo stesso nostro Salvatore, agli Apostoli e ai Santi.
Ti aiutino anche i Santi Vescovi e Arcivescovi di Napoli, dei quali oggi facciamo memoria nella nostra Diocesi; Ti assistano S. Gennaro e i Santi Compatroni; Ti protegga e sostenga la Vergine SS.ma, Madre e Regina di Napoli.

Dio Ti benedica e
“A Maronna T’Accumpagna”

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“Voluntas tua laetitia mea”
Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
(Sal 119, 16)
SALVATORE ANGERAMI VESCOVO

Immerso in una storia di santità, donata a ciascuno nell’effusione battesimale, squarcio pasquale nell’umana esistenza, riscopro, in una giocosità fatta di sguardi d’amore che s’incontrano all’ombra della croce, la serenità dell’essere soltanto Tuo, Trinità d’Amore, destinatario della tua Parola viva che estingue la mia sete di Verità, di Eterno.
La tua santa Volontà, o Signore, è salvezza, redenzione, offerta gratuita ed amorevole di vita eterna. La tua santa Volontà, Padre di infinita bontà, non è solo lo spazio del mio umano gioire ma, soprattutto, è in se stessa la mia più grande letizia! Il tuo Volere è, per ogni uomo, salvezza: questa è l’unica autentica gioia capace di portare in sé il gusto dell’eternità!
Per tua volontà dal cuore della Trinità venne a noi il tuo unico Figlio, Cristo Signore, che nella filiale comunione dell’alto monte “chiamò a sé quelli che egli volle” perché “stessero con lui”. Ancora oggi, lo Spirito esprime il tuo santo volere in seno alla Chiesa di Cristo e continua a chiamare perché Tu così vuoi. Oggi chiama me, solo per gratuità, soltanto perché questa è la tua volontà, soltanto perché io stia con Te, sia ancora più tuo e, per questo, servo di tutti, servo della Chiesa! Che mistero d’amore! Che vicenda prodigiosa e commovente che passa per i tanti si di cui è costellata la storia della salvezza, la vita della Chiesa!
Rendo lode a Te, Dio Trinitario, che hai fatto sgorgare dal tuo divino volere una nuova chiamata per me. Rendi il mio orecchio sempre attento alla tua Parola; rendi il mio agire una sincera risposta alla Tua chiamata; fa’ di me la gioia annunciatrice del tuo Vangelo di salvezza! Grazie, Signore… a te mi affido!
Ringrazio il Santo Padre Francesco, ministeriale interprete del volere di Dio, per aver scorto, nella mia povera persona, un servo fedele ed appassionato, innamorato di Dio e della Chiesa. A lui assicuro la mia filiale obbedienza e la convinta adesione al suo magistero, vangelo di gioia e di misericordia.
A Lei, Eminenza Reverendissima, va la mia più profonda riconoscenza ed il mio filiale affetto. Anche Lei si è reso strumento della divina volontà attraverso l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria, generandomi all’episcopato, pienezza del sacerdozio ministeriale. Volontà di Dio e mia gioia è che io spenda le mie energie ed il mio ministero offrendo la mia umile collaborazione, in spirito di obbedienza e di servizio, alla Sua infaticabile opera pastorale. Grazie per la stima e per la paterna vicinanza.
Ringrazio i Vescovi conconsacranti, S.E. Mons. Lemmo e S.E. Mons. Acampa, per la fraternità che mi hanno già fatto sperimentare; è volontà di Dio che i nostri episcopati siano vissuti nel medesimo servizio di collaborazione: la gioia della nostra fraternità sia la prima espressione della divina volontà di comunione.
Saluto e ringrazio gli Arcivescovi e Vescovi della Conferenza Episcopale Campana e gli altri Vescovi intervenuti a questa celebrazione: sono certo di poter contare sul vostro sostegno e sulla vostra fraternità. Nella comunione con voi sperimenterò la bellezza dell’unità, nel Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa.
Ringrazio voi tutti carissimi sacerdoti e diaconi della nostra meravigliosa chiesa napoletana. Le vostre numerose testimonianze di affetto, di stima e di vicinanza sono state per me fonte di grande gioia e commozione: attraverso di voi è Dio stesso che mi esprimeva la sua premura. Il vostro generoso slancio pastorale e la vostra dedizione nel ministero mi sono di edificante modello.
La mia stima e la mia gratitudine vanno anche ai Religiosi e alle Religiose, che colorano la nostra comunità diocesana delle tinte brillanti dei loro carismi, strumenti carichi di originalità per l’unica sinfonia della volontà divina.
Grazie dal più profondo del mio cuore a te, Popolo santo della Chiesa di Dio che è in Napoli, in tutte le tue componenti ed espressioni.
Il mio affettuoso saluto va, in modo particolare, alle comunità di Ponticelli che hanno raccolto le primizie del mio ministero diaconale e sacerdotale (S. Francesco e S. Chiara e Beata Vergine di Lourdes e S. Bernadetta). Permettetemi un saluto grato e riconoscente ai fedeli tutti della comunità parrocchiale di San Gennaro al Vomero che ho servito, con immensa gioia, durante gli ultimi undici anni.
In mezzo a voi, da parroco, ho scoperto la gioia della paternità e la potenza della misericordia di Dio che può ogni cosa, al di là di qualsivoglia calcolo umano. Sono certo che continuerete a custodirmi nel vostro cuore e a vegliare sulla mia persona e sul mio ministero col vostro filiale affetto. Grazie!
Saluto e ringrazio tutta la comunità del Seminario di Napoli: voi, miei cari collaboratori, che con generosità spendete il vostro ministero per formare i nuovi sacerdoti, futuro della nostra chiesa napoletana; voi, carissime Suore, che con la vostra presenza donate a tutti noi il calore della maternità; voi tutti del personale di servizio, che rendete la nostra casa sempre più accogliente; e, soprattutto, voi tutti carissimi seminaristi, figli amati che la provvidente volontà di Dio ha voluto affidarmi in questo tempo perché, attraverso la vostra semplicità e la freschezza delle vostre giovani esistenze, io mantenga sempre giovane l’entusiasmo del mio servizio ecclesiale. A voi tutta la mia gratitudine ed il mio paterno affetto.
Saluto tutti i Rappresentanti delle Istituzioni Civili, che servono la nostra società, che oggi si sono uniti alla nostra preghiera. La vostra presenza ci ricorda che nell’azione pastorale del Vescovo non può mancare una particolare attenzione alle esigenze di amore e di giustizia che derivano dalle condizioni sociali ed economiche delle persone più povere, abbandonate, maltrattate, nelle quali il credente vede altrettante speciali icone di Gesù.
Nella persona del Vicario episcopale per la Liturgia, Mons. Salvatore Esposito, voglio salutare e ringraziare anche tutti coloro che, a vario titolo, hanno profuso impegno ed energie nell’organizzazione di questo evento di fede. Grazie!
Un ultimo saluto affettuoso voglio rivolgerlo alla mia famiglia di sangue in seno alla quale è maturata la mia vocazione sacerdotale e che non mi ha mai fatto mancare la sua vicinanza ed il suo sostegno. Sono certo che anche i miei genitori sono affacciati dalla terrazza della gioia eterna, pregando e lodando Dio con me, per le meraviglie d’amore che sempre compie nella mia vita e nella sua Chiesa.
Su voi tutti, che vi siete uniti alla mia preghiera di lode, di supplica e di ringraziamento, imploro dal Padre celeste il dono consolante della sua benedizione.
Mi affido alle intercessioni del Vescovo e Martire Gennaro, nostro patrono, testimone fedele fino al dono totale e definitivo di sé, e di Santa Teresina di Lisieux, donna grande della “Piccola via” dell’umiltà e della piccolezza di chi si affida totalmente alla volontà di Dio. Mi pongo, con confidenza di figlio, sotto la protezione materna di Maria, Vergine Fedele, Madre della Chiesa, Regina degli Apostoli. Sia la Vergine Santissima a vegliare su ogni passo del mio ministero episcopale.
Amen! Alleluia!