DI VITTORIO BERTOLACCINI detto COBRA DUE
I PENSIERI Di GIOVANNI ROTUNNO UN OTTUAGENARIO
SOLITUDINE
Quanta tristezza in chi
non per decisa scelta
solo è a dipanare
il filo della vita.
Non ha più senso ormai
daccapo rifar tutto
pochi giri all’aspo
gomitolo finito.
Commento di Pietrantonio Di Lucia
L’avvicinarsi dell’ultima ora mette l’uomo dinanzi all’ineluttabile. Tristezza invade lo spirito ed è dolorosa se si pensa che non abbiamo deciso noi né vecchiaia, né salto decisivo nell’aldilà. Giovanni immagina di dipanare il filo del suo destino, mentre sappiamo che son le arcaiche tre Parche a farlo. Di queste, Atropo taglia definitivamente il filo della FINE. Non ha senso rifare tutto d’accapo, anche perché non siamo noi a decidere la nostra vita. Diamo un’altra spinta al fuso, facciamolo girare e il gomitolo del tempo è finito! Sembra tutto chiaro. Eppure in queste considerazioni c’è l’interrogazione al mondo, ci interroghiamo. Perché viviamo, perché combattiamo gli ostacoli della vita per avere effimere, veloci soddisfazioni che la vita ci fa balenare? E’ una corsa a star meglio, ad essere felici, a rendere gioiosi i familiari e i nostri cari amici. Ma guerre, terremoti, malattie, epidemie ci mettono dinanzi il grigiore, il muro delle difficoltà. Giovanni, Poeta dell’Amore universale, ci propone in questo sonetto la SOLITUDINE. Io penso sia più malinconia…lo leggiamo tra le pieghe dei suoi pensieri. Tutto non può dipendere dal filo delle Parche, né dal filo che tu stesso fai girare intorno al fuso. Giovanni è poeta dell’Amore universale, di quell’amore che il Signore ci ha donato e rimarcato sacrificandosi per noi in nome di Gesù, suo figlio. E questa triste SOLITUDINE si fa speranza di salvezza e di perdono per tutti gli errori sulla terra e per raggiungere le stelle tra gli angeli che danzano e cantano AMORE fonte di vita eterna.