Brembio (Lombardia) 27 agosto 2015

Problema migranti richiede risposte immediate: no perditempo

Nell’audizione del 29 luglio scorso, presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, presieduta dal democratico Gennaro Migliore, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, rispondendo alle domande di alcuni commissari, ha detto: “Se in Italia collaborassero molti e molti più comuni, noi avremmo un ruolo dei prefetti più funzionale ad un’opera di puro coordinamento e non di smistamento dei migranti e un sollievo delle comunità, che avrebbero un impatto dei migranti assolutamente lieve e tenue, se ripartito in ambito così diffuso, come diffuso è il meccanismo di presenza territoriale dei campanili italiani”.
A quella data, 29 luglio, vi erano soltanto 456 progetti di accoglienza per 20.000 migranti presso enti locali (456 comuni su 8.000) che aderivano alla rete del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR): 20.000 a fronte di 57.000 presenti nei centri di accoglienza allestiti in via temporanea e 9.000 nei Centri di primo soccorso e accoglienza dislocati presso le zone di arrivo e nei Centri di assistenza per richiedenti asilo (CARA), gestiti dal governo. In tutto i migranti accolti nei diversi tipi di strutture erano 86.000. Nell’audizione Alfano annunciava che era in atto una iniziativa che metteva a bando altri 10.000 posti nel sistema SPRAR.
Una osservazione fatta dal ministro, in particolare, merita considerazione ed è questa: “Di numeri bisogna parlare in termini veri e veritieri. Se i comuni italiani
sono più di 8.000, gli italiani sono più di 60 milioni e i migranti presenti nelle nostre strutture di accoglienza sono 86.000, vi rendete conto che noi non siamo di fronte a una cifra ingestibile”. Ciò che rende “tutto complicato”, secondo Alfano, è la mancata collaborazione di alcuni enti locali (la maggioranza, sembra, stante i numeri) ed il non pieno dispiegarsi degli effetti del sistema SPRAR, a cui si aggiunge la strumentalizzazione politica: “Trovo, inoltre, decisamente miope e autolesionista strumentalizzare la questione migratoria per alimentare influssi disgregativi della coesione sociale o dare voce a sentimenti di qualunquismo antieuropeo”, ha aggiunto.
L’obiettivo è fare dello SPRAR il sistema ordinario di accoglienza, cioè far sì che situazioni come quella di Brembio, per capire, dove una trentina di migranti sono ospitati in una struttura abitativa messa a disposizione in questo caso da un privato, diventino la norma come risposta d’accoglienza. Siamo, però, ancora lontani dall’obiettivo.
Secondo il ministro il fenomeno migratorio, anche per le stesse cause che lo originano, continuerà a subire oscillazioni periodiche e imprevedibili
e il suo andamento potrà ancora registrare improvvise frenate o improvvise accelerazioni, con la conseguenza che il sistema di accoglienza non potrà comunque fare a meno di strutture temporanee, che rappresentano l’elemento di flessibilità del sistema. In merito a questa considerazione Alfano ha opportunamente aggiunto: “Credo che questa precisazione sia importante, perché contiene un’esauriente risposta a coloro che, muovendo magari da un’approssimativa conoscenza del fenomeno, ritengono che la ricerca urgente dei posti derivi da un’improvvisazione del sistema. Invece, una delle direttrici della politica di accoglienza è proprio quella di sollecitare anche in questa fase la leale collaborazione delle regioni e dei comuni, nella consapevolezza che affrontare un aspetto così complesso richiede una governance, ossia una strategia orizzontale e inclusiva, piuttosto che strumenti di government, ossia verticistici e autoritativi”. Proprio ciò che molti sindaci non hanno ancora compreso, vien da dire leggendo i giornali.
“In questi frangenti di particolare criticità – ha spiegato Alfano, – la prassi seguita dai prefetti è comunque nel senso di operare con il pieno sostegno delle realtà locali di insediamento, allo scopo di scongiurare la percezione che il fenomeno sia gestito con soluzioni imposte dall’alto. Non sempre riesce possibile, tuttavia, ottenere da parte dei sindaci quella risposta che sarebbe auspicabile, mentre le esigenze di allocazione dei migranti esigono, al
contrario, interventi tempestivi per evitare ricadute ancora più pesanti sul territorio anche in termini di sicurezza e ordine pubblico”.
Il discorso del ministro è chiaro e non si presta ad interpretazioni di comodo: “Al sindaco viene chiesta un’immediata collaborazione. Se la collaborazione non arriva immediatamente, comunque noi immediatamente dobbiamo agire. È accaduto, dunque, che, in mancanza di una dichiarazione di disponibilità da parte dei responsabili degli enti locali, i prefetti abbiano giocoforza provveduto alla sistemazione dei migranti in maniera autonoma”. Come è successo in molte situazioni, Brembio compresa, per citarne una, dove si è provato da parte dell’amministrazione (maggioranza e minoranze) con un’infelice assemblea pubblica a scaricarsi da dosso il peso di un’accoglienza di migranti già in atto, dimostratasi poi nei fatti una non problematica operazione di accoglienza portata avanti da un accordo diretto tra prefettura ed un privato proprietario di un complesso residenziale.
È notizia di oggi, apparsa sulle pagine di Milano del quotidiano Libero che le prefetture sono state chiamate a rispondere all’emergenza acuita dai continui consistenti sbarchi di questo mese, bypassando i politici perditempo. L’articolo parla di comuni della provincia di Monza e Brianza dove, con la struttura temporanea di Bresso ormai al collasso, i contatti tra prefettura e enti locali, per reperire disponibilità di terreni e piazzali per l’installazione di campi provvisori o posti liberi in edifici comunali, scuole abbandonate, ma anche edifici privati abbandonati, sono avvenuti direttamente con gli uffici tecnici comunali. Non mancheranno polemiche, ma la morale comunque è una: l’inadeguatezza, purtroppo, di molti amministratori locali al ruolo che ricoprono.