Corea del Nord, Paese estero 18 aprile 2017

Pyongyang: «rischio guerra nucleare, avanti con i test»

La Corea del Nord afferma che continuerà regolarmente i test missilistici, nonostante la condanna internazionale e le tensioni con gli Usa. «Condurremo
altri test missilistici su base settimanale, mensile e annuale», ha detto alla Bbc il viceministro nordcoreano degli Esteri Han Song-Ryol. Sarà «guerra a tutto campo» se gli Usa «saranno così spericolati da usare mezzi militari». E l’ambasciatore di Pyongyang all’Onu, Kim In Ryong – ha detto che «’una guerra nucleare potrebbe scoppiare da un momento all’altro nella penisola coreana»

di Stefano Carrer

A poche ora dal nuovo lancio (fallito) di un missile da parte della Corea del Nord e all’indomani della grande parata militare a Pyongyang con cui il regime ha messo in evidenza i progressi delle sue tecnologie missilistiche, il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence è sbarcato ieri sera a Seul e ha rassicurato i sudcoreani sulla volontà “più forte che mai” di Washington di proteggere il Paese alleato. «L’era della pazienza strategica – ha detto il vicepresidente americano – è finita». Pence ha aggiunto che gli Usa e i loro alleati utilizzeranno «mezzi pacifici o in ultima analisi qualsiasi mezzo necessario» per proteggere la Corea del Sud e stabilizzare la regione

Giunto ieri con la moglie Karen e le figlie Audrey e Charlotte alla base militare di Osan, Pence ha effettuato dichiarazioni sulla solidità dell’alleanza bilaterale dopo un funzione religiosa pasquale con il personale militare americano, parte del contingente di 28mila soldati a stelle e strisce presenti nella penisola. Alla successiva cena con i soldati, Pence ha dichiarato che quella del Nord è stata una «provocazione che costituisce l’ultimo richiamo ai rischi che ciascuno di voi deve fronteggiare ogni giorno per la difesa della libertà del popolo della Corea del Sud e la difesa dell’America in questa parte del mondo. Il nostro impegno verso questa storica alleanza con il coraggioso popolo sudcoreano non è mai stato così forte». Stamattina Pence è andato nella zona demilitarizzata al confine con il Nord.

In programma incontri con il presidente facente funzioni Hwang Kyo Ahn e con il presidente dell’Assemblea nazionale Chung Sye Ryun, oltre a meeting con esponenti dell’economia.

Proprio oggi in Corea del Sud inizia ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo 9 maggio seguite alla destituzione per uno scandalo politico-affaristico della presidente Park Geun-hye. Un numero record di 15 candidati è in lizza, ma i favoriti sono solo due: Moon Jae-in del Partito Democratico di Corea (centro-sinistra) e Ahn Cheol Soo (del Partito del Popolo, il terzo incomodo della politica sudcoreana).

Le tensioni con la Corea del Nord hanno provocato un certo spostamento di atteggiamenti in una direzione meno “liberal”, in quanto per conquistare il voto centrista alcuni candidati – tra cui lo stesso Moon – hanno sfumato precedenti posizioni in favore di una ricerca di dialogo con Pyongyang e di una possibile revisione della decisione di installare l’avanzato sistema antimissilistico americano THAAD (che ha fatto infuriare Pechino, timorosa per le conseguenze sulla sua stessa sicurezza, al punto da spingerla a un semi-boicottaggio economico). La riaffermazione dell’impegno comune a installare il THAAD e’ una dei temi-chiave dei colloqui con Hwang.

Il tour asiatico di Pence durerà dieci giorni e toccherà anche Giappone, Indonesia e Australia (oltre che Hawaii).
Delicati colloqui economici a Tokyo. Martedì Pence giungerà a Tokyo per presiedere, con il vicepremier e ministro delle Finanze Taro Aso, il primo forum economico di dialogo ad alto livello con il Giappone. Dopo che l’amministrazione Trump ha affossato la Trans-Pacific Partnership – accordo multilaterale di libero scambio tra 12 Nazioni dell’Asia-Pacifico incentrato su Usa e Giappone – il forum dovrebbe cominciare a esplorare l’ipotesi di una intesa bilaterale. Ma Tokyo e’ riluttante ( e cercherà di rinviare la questione) perché teme di essere in una posizione di svantaggio negoziale nei colloqui a due con una Amministrazione che ha fatto dello slogan “America First!” il cardine delle sue politiche commerciali.

A Tokyo si spera che l’atteggiamento morbido mostrato di recente dal presidente Donald Trump verso la Cina possa essere esteso al Giappone. A differenza di quanto promesso in campagna elettorale, Trump non ha indotto il Tesoro a dichiarare Pechino come manipolatore valutario, mentre ha posto la sordina anche all’ipotesi di imporre alti dazi alle importazioni dalla Cina. L’ultimo report semestrale del Tesoro ha comunque messo Cina e Giappone in una “lista di monitoraggio” per come gestiscono il cambio nel quadro delle loro politiche commerciali. Il linguaggio verso il Giappone e’ simile a quelli dei report precedenti, focalizzandosi sulla necessita’ che Tokyo vari riforme strutturali che spronino la domanda interna (e quindi le importazioni).

La parte americana, secondo le indiscrezioni, intenderebbe sollevare il problema del forte disavanzo commerciale americano nei confronti di Tokyo (secondo solo a quello con la Cina): nel mirino, in particolare, ci sarebbero il mercato agricolo e quello automobilistico, accusati di non essere abbastanza aperti ai prodotti stranieri. Non a caso sara’ a Tokyo anche il ministro del Commercio Wilbur Ross, che avrà incontri separati con la controparte nipponica Hiroshige Seko. La crescenti tensioni geopolitiche potrebbero costituire un vantaggio per un eventuale atteggiamento dilatorio del Giappone sui temi commerciali, visto che, con la crisi nordcoreana che ha riportato venti di guerra nella regione, il tema della sicurezza potrebbe prevalere: entrambe le parti in alleanza militare non hanno interesse a far balzare in primo piano le frizioni commerciali.

Fonte: www.ilsole24ore.com/