Brembio (Lombardia) 18 gennaio 2016

Quanto a sicurezza a Brembio il clima non è dei migliori

Negli ultimi due mesi dello scorso anno Brembio è stata presa di mira dai ladri. L’Oratorio di San Domenico a Cà de Folli, abitazioni private ed esercizi commerciali sono stati fatti oggetto delle azioni criminose di malviventi che ne hanno potuto forzare gli accessi praticamente indisturbati. Clamoroso il tentativo di penetrare nel bar “Da Crì” nella centralissima Via Gramsci, la via (nella foto) che attraversa la piazza principale dove si trovano la chiesa parrocchiale ed il municipio: i ladri hanno divelto l’inferriata che proteggeva l’ingresso agganciandola ad un automobile, e dopo averla abbandonata in mezzo alla strada hanno provato a forzare l’ingresso del locale, ma sono stati messi in fuga dal pronto intervento della proprietaria svegliata dal cane allarmato dal rumore.
I ripetuti furti hanno creato nel centro abitato un clima di insicurezza, che preoccupa anche i nuclei familiari che vivono isolati nelle cascine del territorio brembiese. Proprio nei pressi di alcune cascine sono stati di frequente, anche nelle scorse settimane, intravisti individui non del luogo aggirarsi nei pressi in modo sospetto, quando non sorpresi addirittura, come ci è stato raccontato, all’interno dei cortili in ore notturne. Si ha notizia anche che più volte siano scattati allarmi con tempestiva segnalazione alle forze dell’ordine presso aziende agricole. Da parte di agricoltori ci è stata anche evidenziata la preoccupazione che gli edifici in disuso, soprattutto delle cascine abbandonate e non più utilizzate per l’attività produttiva agricola, possano diventare un rifugio di sbandati e potenzialmente un pericolo per la sicurezza del territorio.
Tornando al centro abitato, è evidente che una politica scellerata di consumo di suolo agricolo per fini edilizi, mirante a fare cassa con gli oneri di urbanizzazione, non favorendo invece il recupero del patrimonio edilizio del centro storico, ha portato ad una desertificazione in termini di abitazioni e di esercizi commerciali della piazza e delle vie vicine con conseguente degrado della qualità di vita. Ma non meno degradate dal punto di vista della sicurezza sono le zone periferiche vicine alle provinciali che collegano Brembio con il restante territorio della Bassa lodigiana, in particolare quelle limitrofe alla SP 168, verso Livraga e verso Secugnago. Gli abitanti delle vie Dalla Chiesa, Foscolo e Caravaggio, insediamenti di recentissima edificazione, negli anni scorsi sono stati costretti a munire le proprie case di inferriate e sistemi d’allarme dopo le numerose intrusioni che si erano verificate con frequenza nella zona. Nel febbraio dello scorso anno i cittadini di quelle vie, su suggerimento dell’Amministrazione comunale, hanno istituito un gruppo di “controllo del vicinato”, operante, viene detto, con le stesse modalità dell’analoga associazione nazionale presso la quale il gruppo è iscritto. Un palliativo che si dimostra un illusorio deterrente, evidentemente, dal momento che non riesce a scoraggiare i ripetuti danneggiamenti, anche di giorno, al parco giochi della zona, più volte segnalati sul web da privati cittadini.
Da quanto si sa il prefetto ha suggerito ai sindaci di ricorrere all’istallazione di telecamere agli ingressi dei paesi, una proposta accolta da molte amministrazioni, come pure a Brembio, tiepidamente. Tuttavia, anche se distrarrebbe risorse alle consolidate iniziative atte a procacciare il consenso politico, sarebbero, se non altro, le telecamere, un utile ausilio per le forze dell’ordine – di cui si lamenta la carenza d’organico e mezzi, – nel tentativo di reprimere attività criminali nella zona. Dalle porte delle case di quarant’anni fa lasciate aperte o magari “chiuse” solo da tende, perché non vi erano pericoli di intrusioni, alle porte blindate ed alle inferriate di oggi: un salto epocale che dovrebbe far riflettere chi amministra la cosa pubblica. Il problema della sicurezza oggi è una cosa seria e dovrebbe essere prioritario nell’azione di chi opera nell’interesse della comunità, avere un’attenzione ben maggiore che non l’organizzazione di manifestazioni che lasciano il tempo che trovano, inquadrabili sotto l’etichetta “panem et circenses”, o feste di partito. Il buon senso dovrebbe quanto meno suggerirlo.