Trieste (Friuli-Venezia Giulia) 23 giugno 2016

Rigassificatore non strategico, ma nessun atto immediato

Due sono state le interrogazioni a risposta immediata presentate al Ministero dello Sviluppo Economico sul rigassificatore di Zaule, a metà giugno, da parlamentari triestini, dopo che il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva il 30 maggio 2016 concluso con esito positivo la procedura di verifica della ottemperanza di una serie di prescrizioni del decreto via del luglio 2009. Della prima interrogazione, dell’on. Aris Prodani, si è detto in altro articolo su Youreporter.it (vedi: ”Rigassificatore non strategico per Calenda ma restano parole”). L’interrogazione di cui si dirà qui è stata presentata dalla deputato Sandra Savino di Forza Italia il 14 giugno 2016, cui ha risposto il giorno dopo in Assemblea lo stesso ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.
La Savino, dopo aver ricordato che l’iter del progetto è partito nel 2004 e che a più di undici anni di distanza la comunità triestina non sa se l’impianto verrà o non verrà collocato nel golfo di Trieste, ha sottolineato come sapere se il terminale ci sarà o no, abbia un peso rilevante rispetto a qualsiasi iniziativa soprattutto di sviluppo economico del territorio. ”Leggo – ha aggiunto – (…) da dichiarazioni della presidente della regione e del sindaco di Trieste [allora Cosolini] che il progetto non è più un opera strategica per il Paese, questo avrebbe detto il Governo, quindi dà delle rassicurazioni. Siccome noi delle rassicurazioni non ce ne facciamo niente, vorremmo capire quale atto amministrativo lei intende porre in essere per evitare l’insediamento del rigassificatore di Zaule”.
Nel testo dell’interrogazione l’on. Savino, tra l’altro, ha ricordato che dopo l’approvazione del Ministero dell’ambiente del decreto via nel 2009, ”l’iter autorizzativo del progetto è stato caratterizzato da un lento susseguirsi di contraddizioni e ricorsi, ereditati di giunta in giunta e tornati alla ribalta recentemente”. Gli enti territoriali coinvolti, comune e provincia di Trieste, ”hanno espresso in più occasioni la propria contrarietà all’opera, anche attraverso la presentazione di ricorsi al TAR del Lazio”. Non solo, ”il comune di Trieste, con nota inviata al Ministero dello sviluppo economico, ha espresso parere contrario rispetto al compimento dell’opera, rappresentando, in particolare, il potenziale rischio sismico dell’area del golfo di Trieste. C’è poi la questione del traffico marittimo: la presenza del rigassificatore oltre a causare un suo ”ingolfamento”, ” soprattutto aumenterebbe esponenzialmente i rischi, a partire da quello di esplosioni, vista la prossimità tra rigassificatore e deposito dei petroli”. E, infine, evidenzia l’interrogazione, ”l’insediamento industriale costituirebbe, inoltre, un ostacolo allo sviluppo dei traffici marittimi, anche rispetto al modello di sviluppo elaborato dall’autorità portuale di Trieste”. In conclusione, nel testo si ricorda l’incontro tra la presidente regionale Serracchiani, l’allora sindaco Cosolini ed il ministro Calenda, e la dichiarazione del ministro che ”la realizzazione di questa infrastruttura esce dall’agenda del Governo”.
Secondo la Savino ”è necessario fare piena chiarezza sul punto e negare, attraverso un atto ufficiale, l’autorizzazione all’opera”, tenuto conto della complessa e critica situazione accennata nell’interrogazione. Da qui la domanda a Calenda su ”quale sia la reale intenzione del Governo rispetto alla realizzazione dell’opera in questione, considerata la contrarietà degli enti territoriali coinvolti”, cioè ” se quindi intenda negare definitivamente l’autorizzazione alla costruzione del rigassificatore di Zaule”.
La risposta in merito del ministro Calenda è la stessa interlocutoria che il suo vice Teresa Bellanova ha dato all’on. Aris Prodani in X Commissione (vedi l’articolo citato). Con un’aggiunta, però: ”Rispondendo nel merito della questione, l’orientamento del Governo – che però va formalizzato in queste sedi che ho appena detto [Conferenza dei servizi, ndr] – sarà un orientamento nel ritenere non più strategica l’infrastruttura”.
Nella sua replica, l’interrogante ha osservato: ”Immaginavo che la sua risposta fosse che l’opera non è strategica, ma da non essere strategica a non farla c’è, a mio modo di vedere, una bella differenza”, e ha continuato: ”Non è strategica, però. Allora è chiaro che gli enti si sono espressi in maniera negativa rispetto all’impianto, perché si è espressa la regione in maniera negativa, la provincia – per quanto in via di scioglimento – ed i comuni limitrofi. Quindi credo che la Conferenza di servizi forse sarebbe dovuta essere convocata per tempo rispetto alla valutazione di impatto ambientale del metanodotto per poter dar certezza al territorio rispetto a questo impianto”. Il non averlo fatto era, al momento della discussione dell’interrogazione alla Camera, per la Savino un giocare a nascondersi stante l’incombente turno di ballottaggio delle comunali, che poi ha visto il sindaco renziano mandato a casa dal voto degli elettori. Ovvero, ha aggiunto la Savino nella replica: ”Non vorrei dover denunciare qui, nelle Aule di questo Parlamento, che l’autorizzazione magari verrà data nel momento in cui, come tutti noi ci auguriamo, forse cesserà questo Governo a trazione Partito Democratico e naturalmente la colpa non potrà che ricadere su chi sarà in carica”. In conclusione l’onorevole di Forza Italia, ritenendo che ”l’iter sia anche molto avanzato rispetto agli investimenti” di Gas Natural dal 2004, si è dichiarata scettica circa il modo in cui ”il Governo riuscirà a dare parere negativo rispetto all’impegno finanziario, molto forte, di Gas Natural nel mettere in piedi questo impianto”.

Nella foto, l’inceneritore di Trieste, uno degli impianti industriali nei presi del sito dove dovrebbe essere costruito il rigassificatore.