È iniziato lunedì 9 novembre il processo contro 17 indipendentisti triestini, accusati di “manifestazione non autorizzata” e di “radunata sediziosa” per una manifestazione organizzata il 10 febbraio 2014 a difesa del Porto Franco Internazionale del Free Territory of Trieste, territorio libero creato con il Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947.
In apertura di udienza il Movimento Trieste Libera, per mezzo del proprio difensore, avv. Edoardo Longo, ha presentato tre eccezioni preliminari in diritto a seguito delle quali il giudice, Marco Casavecchia, ha rinviato il processo a nuova udienza, fissata per il 16 novembre, per poter valutare le eccezioni presentate. Le tre eccezioni sono state presentate per dimostrare che lo Stato italiano non ha giurisdizione sul Free Territory, che in materia il giudice italiano non può essere giudice terzo al di sopra delle parti, e, infine, che la stessa Costituzione italiana impone al giudice di riconoscere la sovranità di Stato del Free Territory of Trieste.
Il 10 febbraio 2014 si era svolta una manifestazione contro i tentativi di politici italiani di imporre nel Porto Franco Nord di Trieste una colossale speculazione edilizia ed immobiliare privata, sulla quale vi sono interrogativi antimafia. Circa 400 manifestanti, nonostante la fitta pioggia, avevano presidiato per protesta dal primo pomeriggio e fino a mezzanotte due varchi di accesso libero, aperti per decreto del Commissario del Governo, operazione che Trieste Libera riteneva finalizzata a favorire la speculazione privata, denunciata dal Movimento come illecita. La manifestazione era stata preannunciata al Governo italiano, amministratore del Free Territory of Trieste, al Questore italiano ed agli organi competenti delle Nazioni Unite, illustrando l’iniziativa anche con una conferenza stampa pubblica e precisandone i motivi: l’area di Porto Franco non è soggetta giurisdizione dello Stato italiano e quel tratto di strada interna non fa parte della viabilità cittadina. Secondo quanto rende noto il Movimento, il pubblico ministero ha incriminato 19 dei 400 partecipanti, tra cui il presidente di Trieste Libera, Roberto Giurastante, 17 dei quali sono imputati nel processo iniziato oggi, per “violenza privata” in quanto avrebbero impedito il passaggio del tutto occasionale di quattro veicoli sul tratto interno di strada interessato dalla manifestazione; per “radunata sediziosa” e manifestazione “eversiva” per essersi riuniti in più di 10 persone a scopo di “ribellione”, non riconoscendo la sovranità su Trieste dello Stato italiano; e, infine, per “manifestazione non preannunciata né autorizzata”, in quanto l’accusa afferma che la polizia italiana non era stata avvisata della manifestazione.
Agli accusati, secondo quando riporta un comunicato stampa del 26 giugno 2014, la procura avrebbe chiesto di accettare senza processo un mese di carcere, sospeso per chi non aveva precedenti. La risposta del Movimento Trieste Libera sottolineava, e sottolinea oggi, che le accuse avanzate sono infondate e in tutta evidenza politiche, in quanto la manifestazione era stata preannunciata ed era pienamente legittima, come è legittimo in democrazia contestare la sovranità dello Stato italiano su Trieste e osservava che l’applicazione delle norme sulle “radunate sediziose” e le “manifestazioni eversive” appartiene ai residui della legislazione repressiva fascista ed è cosa assolutamente inaccettabile. Trieste Libera si è presentata, dunque, alla prima udienza con il fine “di utilizzarlo per una nuova denuncia internazionale vittoriosa sulle violazioni dei diritti dei cittadini del Territorio Libero di Trieste da parte dello Stato e del Governo italiani”.
Rinviato al 16 novembre il processo agli indipendentisti MTL
Pubblicato in Cronaca |