Genova – Il Triangolo delle Bermuda perderà certamente il suo misterioso e sinistro fascino. Ma non potrà mai più accadere un caso come quello dell’aereo della Malaysian Airlines da Kuala Lumpur a Pechino, che l’8 marzo 2014 scomparve dai radar nel cielo vietnamita: da allora non si è più saputo nulla né del velivolo né dei suoi 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. Un mistero: tutti inghiottiti dal nulla. Ecco, con un pizzico di fortuna quello dovrebbe essere l’ultimo caso del genere. Perché dal 2018 dovrebbe entrare in servizio il primo sistema globale di sorveglianza satellitare per il controllo del traffico aereo.
Lo realizzerà Aireon, il cui capitale dal 2013 è detenuto al 12,5% dall’italiana Enav, e poi il service provider canadese Nav Canada, che detiene il 51% delle quote, e con i service provider irlandese Iaa e danese Naviair con il 6% ciascuno mentre il 24,5% resta alla statunitense Iridium. Con questo sistema si potrà avere la sorveglianza attiva e si conoscerà identità, posizione e quota di un qualsiasi velivolo in tutto il globo, incluse aree oceaniche, desertiche e polari, attualmente prive di sorveglianza.
Sì, perché attualmente l’area in cui è possibile garantire la copertura radar dei voli aerei civili corrisponde ad appena il 10% del pianeta (sostanzialmente le terre emerse dei Paesi più evoluti: l’Africa, ad esempio, è in larga parte scoperta), mentre nel restante 90% non c’è al momento alcuna copertura radar per i 20.000 aerei che volano ogni secondo in tutto il mondo. Durante i tragitti sulle aree non coperte, il velivolo viene seguito dal controllo del traffico aereo grazie al piano di volo, nel quale viene riportata la rotta che l’aereo seguirà, e grazie soprattutto alle comunicazioni radio che il pilota invia a terra comunicando la posizione, la velocità e la propria prua.
Dove c’è copertura radar, a permettere i contatti è il trasponder, lo strumento su cui viene selezionato il codice numerico che identifica l’aereo. Esistono radar primari e secondari: i primi emettono segnali a 360 gradi rilevando la traccia lasciata nel momento in cui il segnale incontra un aereo; i secondi sono antenne che interrogano i sistemi di bordo e incrociano i dati con quelli rilevati dal radar primario per dare un’ informazione completa. Il trasponder di bordo dialoga con il radar secondario che “vede” l’aereo quando il trasponder è acceso e funzionante. Ma se c’è una copertura di radar primario, anche col trasponder spento, la traccia dell’ aereo viene visualizzata ugualmente.
Per cui, allo stato attuale “perdere” un aereo non è un’ipotesi solo di scuola, specialmente se sorvola gli oceani. Con il sistema elaborato da Enav invece ogni singolo aereo sarà tenuto sotto sorveglianza attraverso i satelliti.
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