Corruzione e truffa le accuse a Norberto Confalonieri. È ai domiciliari. Il medico è anche indagato per lesioni su alcuni pazienti operati in regime privato e poi costretti a rioperarsi per le complicazioni: «Se va in mano ad un altro collega sono finito
Il medico Norberto Confalonieri, responsabile di Ortopedia e Traumatologia all’ospedale Gaetano Pini di Milano è stato messo agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta dal Nucleo di Polizia tributaria della Gdf, su disposizione del gip Teresa De Pascale nell’inchiesta dei pm Eugenio Fusco e Letizia Mannella. Secondo l’accusa, avrebbe sponsorizzato l’acquisto di protesi e in cambio avrebbe ottenuto soldi e inviti a convegni e programmi tv per i suoi rapporti con dipendenti delle aziende Johnson & Johnson e B. Braun. Il primario è anche indagato per lesioni su alcuni pazienti. Gli inquirenti milanesi, infatti, da quanto si è saputo, stanno facendo accertamenti sui danni fisici subiti da almeno tre o quattro persone (al vaglio, però, ci sono anche altri casi) che sono state operate, soprattutto per protesi alle ginocchia, con la tecnica della «navigazione chirurgica computerizzata» alla casa di cura San Camillo di Milano, dove il medico faceva interventi in regime privato. Stando alle indagini alcuni pazienti, viste le complicazioni dopo gli interventi al San Camillo, sarebbero stati rioperati al Pini in regime pubblico.
Le intercettazioni: «Rotto femore ad anziana per allenarmi»
E le intercettazioni raccontano quanto avveniva in ospedale: «Eh l’ho rotto – dice il primario riferendosi al femore di una donna 78enne – Gli ho fatto la via d’accesso bikini, per allenarmi. Oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi no!» . Il 22 marzo 2016 – si legge poi nell’ordinanza di custodia cautelare – Confalonieri aveva provocato la rottura di un femore a un’anziana settantottenne, operata a suo dire per allenarsi con la tecnica d’accesso anteriore `bikini´ proprio in vista di un intervento privato che avrebbe effettuato una settimana dopo, il 30 marzo 2016, nella casa di cura San Camillo dove il primario lavora in regime privato. E ancora: «Gli ho cacciato dentro sta protesi e ho visto che era rotto».
«Invece dei punti gli ho messo una cerniera»
«Invece dei punti gli ho messo una cerniera, così la apro più facile» dice poi ridendo in una successiva telefonata intercettata, parlando dell’anziana che dovrà essere rioperata per l’errore da lui commesso. Il 18 aprile il contatto con un coordinatore infermieristico del Pini per chiedere un posto letto per la stessa paziente: «Ho bisogno di un posto letto per domani se riesci a farlo perché ho rotto un femore a una paziente della San Camillo e devo rifarlo se riesci a farmi anche una stanza singola». E in un’altra telefonata diceva ancora: «Se va in mano ad un altro collega sono finito».
Il paziente disperato per i debiti
Tra le intercettazioni ci sono quelle di un paziente operato Confalonieri per una protesi al ginocchio, che «mesi dopo le complicanze sofferte», il 10 aprile del 2016 «si rivolge nuovamente a Confalonieri con toni disperati e in una telefonata, intercettata dagli inquirenti, dice: «Per evitare di aspettare 9 mesi perché altrimenti l’infezione sarebbe andata avanti ho dovuto pagare di tasca mia. Sono senza lavoro, senza casa, con 35mila euro di debiti, io mi suicido». Affermazioni alle quali Confalonieri replica dicendo: «Mi scusi, bastava che lei venisse da me e glielo facevo con la mutua». «Come ammesso dallo stesso chirurgo ortopedico – scrive il gip – le conseguenze negative dell’intervento di protesissazione apparivano prevedibili già a priori, alla luce del quadro clinico del paziente, particolarmente sfavorevole». In una telefonate dell’11 aprile 2016, Confalonieri sembra rendersi conto del suo errore di valutazione su questo paziente: «Ho rischiato, ho rischiato perché lui aveva una subanchilosi al ginocchio e voleva… in esiti di pregressa infezione, da trauma… metti dieci anni fa. È chiaro che abbiamo rischiato perché là magari c’era un focolaio di osteomielite, eh però abbiamo rischiato in due cioè no è che… comunque un bel casino va beh amen, cosa devo fare, verrà mollato dall’assicurazione prima o poi…».
La tecnica «favorita»
Per quanto riguarda le imputazioni che hanno portato all’arresto, invece, a Confalonieri viene contestato di aver favorito nelle forniture al Pini due multinazionali che producono protesi. Stando alle indagini della Gdf e dei pm milanesi, infatti, Confalonieri avrebbe «spinto», anche in casi in cui non era necessario, a utilizzare la tecnica delle protesi con «navigazione computerizzata». Tecnica di cui parla anche nel suo sito online, dove si legge che la navigazione chirurgica computerizzata «permette al chirurgo di conoscere, durante una procedura chirurgica, dati precisi, visivi e numerici, sul suo operato». Nell’ambito, invece, delle presunte «utilità» avute in cambio delle forniture di protesi fatte ottenere alle due multinazionali, Johnson&Johnson e B. Braun, gli inquirenti contestano al primario del Pini di aver incassato soldi, attraverso consulenze, oltre al pagamento di viaggi per lui e la sua famiglia e alle «ospitate» in tv che sarebbero derivate sempre dalla sua attività di «promozione» delle protesi.
Sequestrate 62 cartelle cliniche
La Procura di Milano aveva chiesto il carcere per il primario anche per tre casi di lesioni su pazienti, ma il gip ha disposto gli arresti domiciliari, e solo per episodi di corruzione e turbativa d’asta, spiegando nell’ordinanza che «allo stato attuale delle indagini, non possono ritenersi sussistenti i gravi indizi di colpevolezza» sulle presunte lesioni e «appare necessario procedere ai conseguenti accertamenti di natura sostanziale sulla documentazione clinica, neppure acquisita in atti». Così come emerge dalle intercettazioni, tuttavia, scrive ancora il gip, «il modus operandi di Confalonieri sembra porsi in netto contrasto con i principi di etica medica». Nell’ordinanza di custodia cautelare a suo carico il gip Maria Teresa De Pascale spiega che «occorre procedere al sequestro delle 62 cartelle cliniche attinenti ai pazienti operati da Confalonieri per verificare se sono state impiantate protesi senza alcuna necessità clinica e la gravità delle lesioni cagionate».
Fonte:milano.corriere.it/