– (Giulio Carra) – L’allarme, l’ S.O.S. · · · — — — · · · , per il complesso monumentale di San Francesco a Tarquinia (Viterbo) è stato lanciato il 15 novembre scorso (2016) con una lettera inviata dal Segretario del Consiglio Direttivo del Progetto Restauro dell’omonimo Convento, l’Associazione guidata dai Frati Francescani dell’Immacolata che si preoccupa di raccogliere fondi per restaurare il monumento costruito tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300. Come noto i Frati dal saio grigio sono succeduti, dal 2003, ai Frati Minori Francescani nell’occupare ed operare in una delle maggiori gemme architettoniche dell’Alto Lazio. La missiva è stata inoltrata a circa 200 potenziali interlocutori-finanziatori della città tirrenica e non solo tra Istituzioni, Associazioni, Istituti bancari, Fondazioni, Commercianti, Artigiani, Ottici, Ristoranti, Alberghi, Agriturismo, Farmacie, Gioiellerie e privati. Di certo la sollecitazione è stata ricevuta da tutti gli interessati ma, a quanto sembra, fino ad oggi appare sia stato un appello lanciato nel vuoto, o quasi.
Indubbiamente le emergenze e i drammi che il Centro Italia ha accumulato in questi mesi ed ultimi giorni possono aver, per ragioni di evidente ed indiscussa priorità, accentrato le giuste attenzioni da parte di tutti, su altre necessità ed avvenimenti, ma, «Attualmente», sottolinea nella lettera Fra Samuele M. Caterisano dei Francescani dell’Immacolata, «il Convento ha le coperture danneggiate. Ci sono infiltrazioni di acqua che minacciano seriamente l’integrità strutturale dell’edificio. Il rischio maggiore – prosegue – è per l’antico chiostro (ca. 1588) che non ricevendo la necessaria manutenzione, si sta deteriorando. Si richiede un sostegno economico per restaurare e preservare il Convento, patrimonio storico culturale della Città di Tarquinia».
A Tal fine i Frati Francescani dell’Immacolata hanno aperto anche uno specifico Conto Corrente presso la BCC Roma – Filiale di Tarquinia intestato a Convento San Francesco (Codice IBAN: IT46B0832773290000000025136).
Tra i lavori più urgenti, quindi, il tetto di un’intera ala del Convento e quelli nel Chiostro (tra l’altro in gran parte transennato e interdetto al passaggio) dove sono comparse alcune crepe attualmente monitorate da vetrini spia posizionati da un architetto (Claudio Sabbatini) che, senza alcun compenso, volontariamente si sta prendendo cura della contingenza per controllare situazioni piuttosto preoccupanti all’interno del complesso monumentale. In particolare l’inserimento dei vetrini di controllo da parte dell’architetto, hanno fatto seguito ad una ordinanza sindacale dell’agosto/settembre 2015, al fine di porre rimedio con alcune operazioni di manutenzione straordinaria sia sull’ingresso del convento che sul chiostro stesso, alcune situazioni pericolose. Successivamente soprattutto grazie ala spinta dell’ormai ex padre guardiano Padre Agnello Murphy si è riusciti a disporre anche interventi sulle coperture dell’attuale dormitorio anche se un’ala è rimasta incompiuta in quanto bisognava disporre di ulteriori fondi. Infatti quello che si è riuscito a fare in quel momento è stato possibile grazie ai modesti fondi (tutto quello che potevano) messi a disposizione dall’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata, dai Fedeli e da alcune Ditte private.
Finanziati con contributi statali presto dovrebbero partire i restauri per il tetto della Chiesa e di alcune parti del Campanile ma occorre reperire necessariamente altri finanziamenti pubblici e privati per salvare, nella sua globale totalità, opere d’arte comprese, uno dei monumenti storici e di culto ai quali la città tirrenica è più affezionata e che per secoli fino ai tempi più recenti ha rappresentato un importante punto di riferimento religioso e di aggregazione sociale.
Contesti ed attività che i Francescani dell’Immacolata vorrebbero portare avanti ma, ora, di fatto precluse a causa della fatiscenza generale (della quale vi proponiamo documentazione fotografica) dell’intero convento, del chiostro, delle pertinenze e di luoghi oggi, praticamente, quasi irriconoscibili per chi ricorda i periodi quando il complesso architettonico è stato al centro dell’attività di gruppi dell’allora Azione Cattolica. Fiore all’occhiello, nei tempi, per aver effettuato accoglienza a disabili ed essere stato punto di riferimento per i meno abbienti, il Convento di San Francesco è rimasto nella memoria collettiva di una città per aver ospitato il centro sportivo della Squadra di calcio dell’Antoniana, per aver dato vita a generazioni di Boy Scouts, scuole di canto, gruppi corali ed ospitato il Liceo Scientifico, uno dei primi istituti scolastici superiori aperti nella città. Situazione che, pian piano, sono venute meno e che oggi stanno precipitando se non si interviene con una serie di lavori urgenti e con finanziamenti magari reperibili anche tramite una cordata (ognuno per quello che può) tra Enti Pubblici, Istituti di credito, Associazioni e privati e perché no con un intervento in prima linea anche del Vaticano, di Papa Francesco, della Curia Vescovile di Civitavecchia, dell’Enel, della Regione Lazio e del MiBACT.
Non per ultimo potrebbe essere investito della vicenda anche il F.E.C., il Fondo Edifici di Culto (organo dello Stato con personalità giuridica) amministrato dal Ministero dell’Interno anche per mezzo dalle Prefetture in sede periferica. San Francesco di Tarquinia rientra tra i 700 beni dislocati su tutto il territorio nazionale di competenza del F.E.C. e risulta essere nell’elenco pubblicato sul sito della Prefettura di Viterbo nell’ambito del complesso degli edifici di tutta la Provincia di pertinenza di tale fondo. In sostanza si tratterebbe di accertare se per San Francesco si intenda o meno tutto il complesso monumentale di cui stiamo parlando (Chiesa, Campanile, Convento, Opere d’Arte, Pertinenze, Appezzamenti di Terreno, Etc.).
Quello a cui oggi si assiste è forse un frangente generato anche da circostanze ed incomprensioni che hanno accompagnato contrapposte ed alterne vicende alle quali si sono aggiunte le non sufficienti disponibilità finanziarie degli ordini monastici che si sono succeduti. Tuttavia, attualmente, i multietnici Frati Francescani dell’Immacolata (il nuovo superiore del convento è P. Francois) fanno sempre più parte della comunità locale occupandosi in modo dinamico della Cappella dell’Ospedale, dell’assistenza spirituale dei pazienti, e del Convento delle Suore Passioniste di Clausura. Inoltre recentemente le aree esterne ai complessi architettonici del Convento e della Chiesa di San Francesco sono state messe a disposizione per la realizzazione della X edizione del Presepe Vivente. Inoltre il tempio francescano ospita in via permanente anche uno tra i presepi artistici e storici più antichi e prestigiosi della città.
L’articolato raggruppamento architettonico di San Francesco a Tarquinia potrebbe ritornare a suoi vecchi splendori, che le generazioni meno giovani ricordano, ospitando centri culturali e anche un ostello per la gioventù che nella cittadina, se pur sempre vagheggiato, non ha mai avuto modo di essere realizzato. Inoltre una adeguata sistemazione ti tutte le aree interne potrebbe di conseguenza potenziare anche l’attività di ricerca teologica e filosofica a livello accademico dell’ordine fino a promuovere, la Casa Mariana tirrenica, in una sede permanente per convegni religiosi a carattere internazionale. D’altronde già oggi Il complesso monumentale di San Francesco a Tarquinia è uno dei centri Vocazionali a livello mondiale dell’ordine che ospita, attualmente in modo permanente, 6 frati provenienti da diverse aree del globo e che prossimamente dovrebbe ricevere 8 Novizi e un nuovo Sacerdote. Nel giugno dello scorso anno, si sono tenute presso la Chiesa giornate di ritiro spirituale per le due comunità dello studentato Teologico di Roma-Boccea e Filosofico di Roma-Tiburtina.
La speranza è che le sinergie auspicate e richieste dai Frati Francescani dell’Immacolata e le altre ventilate possano attuarsi per restituire la struttura, nel modo più attivo possibile sia dal punto di vista sociale che religioso, a servizio dell’Alto Lazio. In fondo si sta parlando di una tra le tante emergenze italiane, di un patrimonio culturale, storico ed architettonico di eccezionale rilevanza, che si spera non scompaia per sempre, e questa volta solo, a causa dell’ incuria, dell’indifferenza e per la perdurante e cronica mancanza o insufficienza di fondi pubblici o privati. D’altronde per sistemare il Chiostro e il Convento di San Francesco basterebbe qualche centinaia di migliaia di euro.