Lodi (Lombardia) 06 ottobre 2015

Sindaci, profughi e dimissioni per fuggire da responsabilità

Diciamolo, va al sindaco di Brembio Rando la primogenitura dell’idea di dimettersi per evitare il peso di presunte o reali difficoltà amministrative, sfruttando l’opportunità dei migranti che trovano ospitalità nei comuni lodigiani attraverso accordi diretti o tramite bando tra la prefettura e organismi privati di accoglienza. Il sindaco di Brembio le aveva minacciate davanti al prefetto, inizialmente qualora il numero dei profughi ospitati in paese avesse superato le 2/3 unità. Ed il consiglio comunale tutto, minoranze comprese, aveva subito dichiarato altrettanta disponibilità, ribadita in una assemblea pubblica. La minaccia, però, non ha avuto seguito. Non solo perché l’esperienza brembiese di accoglienza ha subito dissipato insane paure e speculazioni (nella foto migranti ospitati a Brembio giocano a calcio nel campo dell’Oratorio), ma forse anche perché le dimissioni del sindaco non avrebbero avuto altro risultato eclatante che quello di far decadere il proprio vicesindaco dalla presidenza dell’Associazione dei Comuni del Lodigiano.
Il sindaco Crespi di Sant’Angelo Lodigiano non ha avuto invece dubbi. Ai posteri però resterà traccia della sua decisione solo attraverso le cronache dei giornali: infatti l’iter delle sue dimissioni non è arrivato a conclusione, in quanto è stato preceduto dallo scioglimento del suo consiglio comunale. Il 30 settembre la Prefettura di Lodi ha pubblicato questo comunicato stampa: “Il Prefetto di Lodi ha avviato in data odierna la procedura per lo scioglimento del Consiglio Comunale di Sant’Angelo Lodigiano, a seguito delle dimissioni di undici Consiglieri, rese con atti separati presentati non contemporaneamente al protocollo dell’Ente, nella mattinata di sabato 26 settembre u.s.. Poiché non è possibile procedere alla surroga dei predetti dimissionari atteso che nella graduatoria utile risultano presentì soltanto n.2 aventi diritto, si configura l’ipotesi prevista dall’alt. 141, comma 1, lett. b), sub.4) del Decreto Legislativo del 18/8/2000 n.267 e s.m.i. (riduzione dell’organo assembleare per impossibilità di surroga alla metà dei componenti del consiglio), per cui è stato proposto lo scioglimento del Consiglio Comunale di Sant’Angelo Lodigiano. Al fine di assicurare la provvisoria gestione dell’Ente ed in attesa dell’espletamento delle procedure finalizzate all’emanazione, da parte del Presidente della Repubblica, del decreto di scioglimento – è stato nominato Commissario prefettizio il Viceprefetto Vicario, dott. Mariano Savastano”.
Il sindaco Crespi aveva dato le dimissioni realmente il 25 settembre, protocollate alle ore 13; sarebbe quindi toccato al vicesindaco di convocare il consiglio comunale entro dieci giorni, perché secondo quanto stabilisce l’articolo 53 del testo unico degli enti locali (TUEL) le dimissioni diventano efficaci ed irrevocabili solo trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al consiglio comunale. Dopo questo periodo 20 giorni, in caso di dimissioni del sindaco, inizia la procedura di scioglimento del consiglio e cessano tutte le cariche politiche e quant’altro previsto dal TUEL. L’avvio della procedura tocca al prefetto che nomina un commissario fino alla conclusione dell’iter con lo scioglimento entro 90 giorni con decreto del presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’interno. Nei tre mesi viene nominato dal presidente della Repubblica con decreto un commissario straordinario che ha i poteri del sindaco, della giunta e del consiglio comunale.
Crespi, ex dirigente di banca e figura storica nella Democrazia Cristiana del Lodigiano, sulla poltrona di sindaco per tre mandati amministrativi completi (dal 1993 al 1997, dal 1997 al 2002 e dal 2007 al 2012) e due parziali per un totale di venti anni, secondo le sue dichiarazioni ha dato le dimissioni per protesta, “per difendere i diritti dei santangiolini”, dopo che il prefetto di Lodi, Patrizia Palmisani, ha assegnato nel suo comune otto profughi. “È stata una scelta sofferta e difficile – ha dichiarato ai giornali, – ma non posso accettare questo tipo di disposizioni dalla prefettura che mi chiede di accogliere sempre più migranti nel mio territorio. A Sant’Angelo non c’è spazio per aiutare altre persone. Ho già difficoltà a garantire assistenza alle famiglie di Sant’Angelo che mi chiedono ogni giorno una mano. Associazioni e cooperative vogliono solo il loro business. Io non ci sto. In 20 anni di attività politica alla guida di questa comunità non mi sono mai trovato in una situazione simile”.
Che il sindaco Crespi non si sia mai trovato in una situazione così difficile sicuramente è vero, ma la situazione non è quella che si riferisce all’accoglienza di otto migranti imposta dalla Prefettura. Il problema vero, da cui è scappata la maggioranza santangiolina, è la necessità di riequilibrio dei conti del comune dopo la scoperta di un disavanzo di quasi due milioni di euro nella contabilità. Crespi, tra l’altro anche assessore al bilancio, naturalmente ha negato ai giornali che la situazione finanziaria del comune fosse il motivo delle sue dimissioni: “Non siamo in uno stato di disperazione. Basterà intervenire e con gli equilibri di bilancio. In questo modo sarà possibile assicurare ai cittadini la tranquillità e rimettere a posto le casse comunali”. In fin dei conti, insomma, cos’è un buco di due milioni di euro al confronto della enorme pericolosità per la cittadinanza di otto profughi? “Non siamo sicuri che si trattino di profughi e di povera gente che scappa dalla guerra”, ha sempre detto ai giornalisti.
Secondo l’opposizione di SantAngeloViva a farlo dimettere è stata, invece, “la grave situazione economica e finanziaria in cui versa da tempo il comune sancita e suggellata in sede di approvazione del bilancio di previsione 2015 nel consiglio comunale del 10 luglio scorso, dai pareri non favorevoli del revisore dei conti, che nella sua relazione “rileva la non coerenza interna, la non congruità e la non attendibilità contabile delle previsioni del bilancio e dei programmi e progetti, esprime pertanto parere non favorevole sulla proposta di bilancio di previsione 2015 e sui documenti allegati” e del dirigente comunale che “esprime per le sue esposte ragioni parere non favorevole sulla proposta di bilancio di previsione per il triennio 2015/2017 tenuto conto del fatto che per ottenere il rispetto, solo formale, del pareggio di bilancio sono stati effettuati tagli alla spesa corrente che non consentono il normale funzionamento di taluni servizi comunali in contrasto con i sopra enunciati principi contabili”. L’opposizione sottolinea inoltre “la manifesta inadeguatezza dell’amministrazione uscente di mettere in campo politiche di risanamento, tanto è vero che tutti i componenti di maggioranza si sono dimessi prima di presentare (entro il 10 ottobre in consiglio comunale) il piano di rientro e di assumersi la responsabilità delle decisioni della Corte dei Conti”, avendo “la consapevolezza di non essere in grado di accampare motivazioni serie e credibili per poter spiegare il default”. Il tutto poi per SantAngeloViva è condito da una serie di difficoltà politiche ed amministrative in cui la maggioranza dimissionaria si trovava impantanata. Per l’opposizione, dunque, “non deve stupire che il sindaco, da vero e abile politico di lungo corso e dotato di buon istinto di conservazione, abbia colto l’occasione per una trasformazione mediaticamente impattante: da responsabile, qual è realmente, a vittima prima (patto di stabilità, tagli dello stato, crisi economica, ecc…) infine a eroe che si ribella ai dictat di prefettura e governo!”. Per l’opposizione consiliare, insomma, “le dimissioni hanno cause diverse, nulla hanno a che fare con l’arrivo dei profughi ma sono la prova che questa amministrazione non ha avuto il coraggio e il senso di responsabilità di assumere le decisioni che la corte dei conti prenderà con le conseguenti ricadute sulla cittadinanza”.