Trieste (Friuli-Venezia Giulia) 28 agosto 2015

Speculazioni illecite sul Porto Franco conferenza stampa MTL

Con una conferenza stampa organizzata presso la propria sede di Trieste in Piazza della Borsa 7, il Movimento Trieste Libera ha presentato la nuova richiesta di iscrizione ed intavolazione della proprietà del Porto Franco Nord al Demanio dello Stato del Free Territory of Trieste – Porto Franco internazionale di Trieste.
“La notizia è che, nonostante continue dichiarazioni contrarie di politici locali, ogni azione di trasferimento al Comune di aree del Porto Franco Nord di Trieste è bloccata dall’azione di accertamento e registrazione della proprietà attuale, come stabilita dalle norme specifiche del Trattato di pace di Parigi del 1947 e dalle leggi italiane di ratifica ed esecuzione”. Il contenzioso sulla proprietà del Porto Franco Nord è stato riaperto dal Movimento: “Trieste Libera ha infatti perfezionato con un nuovo atto nei giorni scorsi la procedura di iscrizione ed intavolazione della proprietà in base al Trattato, che assegna l’area al Demanio di Stato del Territorio Libero di Trieste con possesso ed uso all’ente di Stato «Porto Franco internazionale di Trieste»”.
Per il Movimento Trieste Libera, “il tentativo di eliminare mezzo Porto Franco internazionale del Free Territory of Trieste e venderne le aree è una truffa colossale, organizzata con la collaborazione attiva e passiva di politici e funzionari italiani influenti, posta sotto interrogativi ed indagini antimafia ed ora anche sotto attenzioni internazionali di Paesi danneggiati”.
Nella conferenza stampa così sono stati denunciati i motivi di tale tentativo: “La truffa consiste nello svuotamento graduale, per anni, del settore nord del Porto Franco internazionale e nel sabotaggio del suo riutilizzo portuale per farlo credere impossibile, allo scopo di impadronirsi dell’area in violazione dei vincoli di diritto internazionale, destinarla ad usi urbani e venderla dopo averne rimosso illegalmente il regime di porto franco. Gli obiettivi della truffa sono una gigantesca speculazione immobiliare ed edilizia sull’area ed il dirottamento permanente dei nuovi enormi traffici previsti sull’asse Baltico-Adriatico da Trieste sui porti della penisola italiana, ed in particolare su Napoli, Gioia Tauro, Taranto e Bari”.
Secondo quanto denuncia il Movimento, “il valore della speculazione immobiliare ed edilizia è di circa 1,5 miliardi di euro, mentre il valore del dirottamento permanente dei traffici è addirittura incalcolabile. Ambedue le operazioni sono illegali e riguardano settori di interesse notorio delle mafie italiane. Questa truffa recherebbe danni enormi sia ai cittadini ed alle imprese del Free Territory of Trieste, sia agli altri Stati che hanno diritti generali e speciali sul suo Porto Franco internazionale ed alle loro imprese”. Cittadini ed imprese di Trieste e Stati che hanno diritti sul Porto Franco, hanno, dunque, “titolo ad opporvisi, ed i mezzi di opposizione sono abbastanza semplici”, hanno confermato gli esponenti del Movimento nella conferenza stampa.
Il Movimento Trieste Libera sempre in conferenza stampa ha fatto i nomi di chi risulterebbe più esposto nella vicenda: in ambito politico l’attuale sindaco di Trieste Roberto Cosolini e il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani e due parlamentari del PD, l’on. Ettore Rosato e il sen. Francesco Russo; tra i personaggi più noti sono stati fatti, poi, i nomi del costruttore Enrico Maltauro, arrestato per le tangenti di Expo, e Vittorio Sgarbi quando era sindaco del comune di Salemi sciolto per mafia. Tra i funzionari pubblici coinvolti nell’operazione sono stati citati il precedente e l’attuale Prefetto, l’attuale Commissario dell’Autorità Portuale e rappresentanti dell’Agenzia del Demanio.
L’oggetto del contendere trova le sue basi nel Trattato di Pace che è attualmente ancora in vigore ed è stato recepito integralmente “nell’ordinamento italiano con leggi di ratifica ed esecuzioni vigenti”, sottolineano gli esponenti del Movimento, ” le sue norme sono obblighi internazionali costituzionalmente prevalenti anche sulle leggi nazionali e regionali italiane”. Finora i promotori dell’operazione hanno tentato “di eludere il problema della proprietà degli immobili approfittando del fatto che non erano intavolati, ma iscritti al registro dei beni pubblici con uso immutato. Per mutarlo dovrebbero però intavolare la proprietà, come dichiarano anche nel loro progetto di sdemanializzazione. Ma per intavolarla dovrebbero produrre titoli giuridici prevalenti sul Trattato di Pace, che non esistono”, o, aggiungono gli esponenti del Movimento, “godere di protezioni illegali straordinarie della magistratura locale e del giudice tavolare”.
Il Movimento Trieste Libera aveva azionato dal 22 aprile scorso – è stato spiegato, – “la procedura di completamento del libro fondiario per l’iscrizione dei beni con intavolazione della proprietà e dei vincoli stabiliti dal Trattato di Pace e dalle leggi italiane di esecuzione e ratifica. La sezione della Corte d’Appello civile di Trieste che ha competenza sui procedimenti di volontaria giurisdizione non ha contestato il titolo di legge né la legittimazione della domanda, ma il 16 giugno 2015 ha deciso di non darle seguito affermando che non occorre intavolare i beni pubblici se non ne muta la natura”. Dopo questa decisione della Corte “i funzionari promotori dell’operazione illegale si sono affrettati a sottoscrivere già il 9 luglio il loro progetto di sdemanializzazione per mutare la natura dei beni ed intavolarli al Comune di Trieste. Così Trieste Libera ha rinnovato la domanda producendo il loro stesso progetto del 9 luglio come prova della necessità di intavolare la proprietà di legge del Demanio del Territorio Libero – Porto Franco internazionale, e vi ha aggiunto la diffida a dare priorità a qualsiasi diversa richiesta di terzi”.
Adesso non resta che aspettare gli esiti della rinnovata domanda. “Ma anche se arrivasse un’altra risposta negativa – gli esponenti del Movimento hanno evidenziato, – la domanda potrà essere ripresentata ogni volta, bloccando qualsiasi richiesta fondata su titoli successivi e giuridicamente inferiori al Trattato di Pace”. Insomma, i politici che “hanno promesso di urbanizzare e vendere aree di cui non potevano disporre”, qualora tentassero di “forzare la situazione, commetterebbero reati nazionali ed internazionali immediatamente perseguibili”.
Neppure eliminando il Movimento o i suoi esponenti di spicco, è stato osservato in conferenza stampa, la situazione per il malaffare migliorerebbe: “le norme internazionali ed italiane rimarrebbero in vigore e si intensificherebbero sia le attenzioni internazionali, sia le indagini antimafia ed anticorruzione” in atto. Il Movimento Trieste Libera ed il periodico d’inchiesta La Voce di Trieste hanno subito “sia ritorsioni istituzionali, sia minacce di ‘ndrangheta” per avuto il coraggio di contrastare l’operazione sul Porto Franco internazionale; atti che sono testimonianza di “un sistema di malaffare locale coperto”.