The Aliens è più uno studio sul carattere di numerosi giovani di oggi che un plot-driven. Il testo si concentra su due trentenni (KJ e Jasper) che quasi non riescono a muoversi attraverso la vita. Sono degli “scansafatiche”, poco stimolati dalla società e che sembrano privi dell’energia per agire. Entrambi hanno la barba lunga, probabilmente perché il radersi potrebbe richiedere troppa energia. Non sono pigri, ma sono senza motivazioni. Seduti su una panchina o su vecchie sedie di plastica del patio nel retro di un bar non interagiscono con gli avventori all’interno, si isolano e condividono pensieri casuali uno con l’altro. Parlano di musica, di filosofia e di Charles Bukowski, poeta considerato il padre del realismo sporco. Come Bukowski, pensano alla scrittura, all’alcol, ai rapporti con le donne e alla fatica del lavoro. KJ scarabocchia idee per un libro. Hanno formato una band ma, non potendo accordarsi su un nome, pensano di avere risolto la loro diatriba chiamando la loro band The Aliens, però è solo un altro progetto che resta in fase potenziale. Fino a quando non decideranno, non potranno agire. Sono alieni, ma non come esseri venuti da un altro mondo ma in quanto alienati.
Nel loro piccolo mondo privato entra Evan, un ragazzo che è stato da poco assunto come cameriere del bar. Evan è un timido, sessualmente inattivo, fuori dal mondo, naif con un’angoscia adolescenziale. A poco a poco, i due decidono di insegnargli tutto sulla vita, ma dalla loro prospettiva…
Si tratta di un testo delicato dove nessuna parola è sprecata, ricco di meditazione e compassionevole. Un testo che parla di musica, di amicizia, di arte, di amore e di morte al tempo della società interconnessa.
Carlo Marino
BRANCACCINO
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