Trieste (Friuli-Venezia Giulia) 20 aprile 2016

Trieste: Incontro di preghiera -FARiT, CIF ed UCIIM-

“E’ risorto e vi precede in Galilea” (Mt. 28, 7).
Sette parole, sette semplici parole per dare il più grande annuncio della storia. Ha preso le mosse da questo versetto del Vangelo e da questa sottolineatura di don Riccardo Donà che ha condotto la meditazione, l’ormai tradizionale incontro di preghiera in tempo pasquale organizzato da FARiT, CIF e UCIIM.
Il tempo pasquale è lungo, si è osservato, ma assolutamente necessario perché, se è vero che il massaggio della Resurrezione è incredibilmente sobrio e breve, è altrettanto vero che per comprenderlo, accoglierlo e meditarlo c’è bisogno di tempo. Per farlo proprio e metterlo in pratica vivendo da “risorti”, poi, c’è bisogno di tutta la vita e anche del dono della fede. Chiede infatti di credere nell’impossibile: la resurrezione di un morto, il superamento della dimensione del tempo, la definitiva vittoria della vita e del bene sulla morte e sul male. E propone uno stile di vita totalmente nuovo: di libertà, verità, coraggio, di amore incondizionato che si concretizza nella carità e nella certezza della presenza di Cristo in ogni momento della storia umana e personale di ciascuno. Una pretesa ed una realtà sconvolgenti, apocalittiche, come apocalittico è il linguaggio che Matteo usa per narrare la Resurrezione: “Ed ecco, vi fu un gran terremoto…. Il suo (dell’angelo) aspetto era come di folgore e il suo vestito bianco come la neve”, talmente accecante e sbalorditivo che “le guardie furono scosse e rimasero come morte”. Ma, più coraggiose delle guardie, alcune donne piene di gioia “corsero a dare l’annuncio ai discepoli” (Mt. 28, 1-10).
Anche noi, si è osservato nella meditazione condivisa, dovremmo essere come quelle donne: come loro al loro tempo anche noi oggi probabilmente contiamo poco, politicamente siamo irrilevanti, eppure abbiamo ricevuto l’immenso compito di testimoniare e vivere la gioia del Risorto. In questo nostro periodo storico in particolare non possiamo non farci carico dello sconvolgente dramma degli immigrati e tradurre il richiamo alla carità in accoglienza: materiale, certamente, ma ancora prima interiore. Certamente: la situazione è complessa, le problematiche grandissime e le nostre forze molto modeste. Parecchi di noi sono anche seriamente preoccupati ed hanno paura: anche le donne erano sconvolte e si sentivano inadeguate al compito, eppure lo hanno fatto: contro ogni ragionevolezza hanno annunciato l’incredibile. Timorose, dice il Vangelo, ma perchè piene di gioia e soprattutto consapevoli di non essere sole. Cristo stesso era venuto loro incontro e le aveva confortate ” Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”.
Accogliamo anche noi l’invito a vivere animati dalla gioia e forza della Resurrezione.
L’incontro, raccolto e partecipato, iniziato con la recita del salmo 117, si è chiuso con una preghiera e la benedizione, seguiti da un momento di festa insieme in cui non è mancata la tradizionale colomba, simbolo di amicizia e di pace. (Marina Del Fabbro)